”Sono soddisfatto perchè erano due anni che a un vertice Ue non ci si dedicava a temi diversi dalla crisi finanziaria. E’ un buon segno parlare di temi diversi dalla crisi. Speriamo sia uscita un po’ di scena. Speriamo per sempre’. Con queste parole ieri sera Mario Monti si è rivolto ai giornalisti che lo attendevano a Bruxelles, a palazzo Justus Lipsius, per avere un commento sull’andamento dei lavori della prima giornata del Consiglio europeo. Un vertice che rappresenta, come detto dal riconfermato presidente del Consiglio europeo (e nuovo presidente degli Eurosummit) Herman Van Rompuy, ‘un punto di svolta’ se, dopo tanto tempo dallo scoppio della crisi finanziaria, non affronta temi quali il rigore e l’austerità ma il rilancio della crescita e dell’occupazione. Anche se i problemi non sono stati evidentemente tutti risolti, a partire dalla crisi greca per arrivare alla dotazione del fondo salva-stati. La crescita e il rafforzamento della competitività, è bene ricordarlo, sono i punti principali dell’agenda che il premier italiano sta dettando all’Europa, tanto da firmare – insieme ad altri undici colleghi – quella lettera inviata nei giorni scorsi ai vertici Ue nella quale si definisce una sorta di piano, una scaletta di interventi per il rilancio dell’Europa. Una lettera, come spiega Van Rompuy, che da’ precise indicazione su come rafforzare il mercato unico.
La posizione assunta dall’Italia nella gestione della crisi viene considerata dall’intera comunita’ europea una sorta di faro da seguire per trovare la strada dell’uscita dalla crisi stessa. Il Cancelliere tedesco Angela Merkel, con il quale Monti ieri ha avuto un incontro bilaterale di circa venti minuti prima dell’avvio del Consiglio – fissando, fra l’altro, per il 13 marzo prossimo, un vertice Italia-Germania – si e’ complimentata per tassi e spread in calo, riconoscendo la bonta’ degli interventi decisi dall’esecutivo guidato dal professore della Bocconi. Analoga posizione quella di Van Rompuy, che ‘invita a guardare’ al nostro Paese nel giorno in cui scendono tassi e differenziale tra titoli di stato italiani e bund tedeschi. Fra i temi che richiamano un intervento urgente, come dicevamo, emergono la crisi della Grecia e l’ampliamento della dotazione del fondo salva-stati. Cosa, quest’ultima, che vede la Germania piu’ di altri sollevare forti obiezioni. Per quanto riguarda la Grecia, ieri – prima dell’avvio del vertice – si e’ svolta una riunione dell’Eurogruppo interamente dedicata ad Atene. Le misure decise dal governo di Papademos sono considerate positivamente dall’Europa ma non al punto da sbloccare la tranche di aiuti. Che dovrebbe pero’ partire con il prossimo Eurogruppo, convocato per il 12 marzo. Il rafforzamento della dotazione del fondo salva-stati, l’Esm (l’European stability mechanism) sara’ invece discusso durante il mese di marzo. Van Rompuy, quasi a voler fugare i timori generati dalla decisione della Germania di non voler affrontare il tema in questo vertice (facendo cosi’ saltare il previsto Eurosummit da svolgere al termine del Consiglio europeo), sottolinea che si seguira’ la strada ‘decisa nel Consiglio di dicembre’, che collocava appunto in marzo il tempo della discussione e della decisione. Le riunioni di Eurogruppo ed Ecofin, sedi naturali dove definire la questione, sono in calendario per il 12 e 13 marzo prossimi. D’altronde, aggiunge Monti, ‘marzo ha 31 giorni, oggi e’ solo il primo del mese. Non se ne e’ parlato ma – dice fiducioso il premier italiano – ci sono ancora 30 giorni’. Una decisione che va in ogni caso presa prima del G20 di aprile, nel quale si discutera’ del livello di intervento del FMI al Fondo. Se da un lato la Germania fa da freno, almeno fino ad ora, all’operativita’ del Fondo salva-stati, dall’altra e’ sicuramente stata la piu’ intransigente sostenitrice del cosiddetto ‘Fiscal compact’, il Patto di bilancio che definisce criteri piu’ rigorosi per la gestione dei conti pubblici nazionali. Questo Trattato – che ha la forma di un accordo intergovernativo – sara’ firmato oggi, ma solo da 25 Paesi su 27. Mancheranno all’appello la Gran Bretagna, che gia’ al vertice dello scorso dicembre aveva espresso la sua contrarieta’ politica all’intesa, e la Repubblica Ceca, che ritiene l’accordo non in sintonia con la propria Costituzione. Rimane di fatto in sospeso l’Irlanda, che ha annunciato che la ratifica del Patto sara’ sottoposta a referendum. Patto che in ogni caso entrera’ in vigore (bastano solo 12 ratifiche) dal primo gennaio del 2013. Una volta recepito, l’accordo obblighera’ tutti i Paesi dell’eurozona a rispettare la regola del pareggio di bilancio. Il rapporto tra deficit e Pil non dovra’ mai essere superiore allo 0,5%. Se questa soglia sara’ superata, dovranno essere applicati meccanismi correttivi automatici. Altrimenti scatteranno le sanzioni. Inoltre i Paesi che non ratificheranno il Patto non potranno piu’ ricorrere agli aiuti del nuovo fondo salva-Stati ESM. ‘E’ una decisione molto importante – commenta Merkel – che rappresenta il primo passo verso una unione politica’.
Ieri il Consiglio europeo ha inoltre concesso lo status di candidato all’ingresso nell’Unione alla Serbia. I 27 hanno raggiunto l’unanimita’, dopo che nel pomeriggio erano cadute anche le ultime obiezioni della Romania. La decisione, commenta Van Rompuy, ‘e’ il frutto di sforzi da entrambe le parti e speriamo che incoraggi la Serbia a compiere i passi necessari per rispettare i criteri economici e politici necessari per l’ingresso nell’Ue’. Per il presidente della Commissione Ue Jose’ Manuel Barroso la decisione sulla Serbia dimostra che ‘l’Unione europea e’ ancora attraente: non solo l’anno prossimo avremo un nuovo stato membro, la Croazia, ma altri vogliono ancora entrare’. Un via libera salutata ‘con molto piacere’ dal premier italiano Monti. Nulla di fatto invece sull’allargamento dell’area Schengen. Il consiglio ha deciso di rinviare a settembre – causa l’opposizione dell’Olanda – la decisione su un eventuale ingresso nell’area di libera circolazione di Romania e Bulgaria.