Assume i contorni di una "battaglia dei cieli" la disputa che oppone Argentina e Gran Bretagna sulla sovranità delle isole Falkland. Dopo le dure polemiche a distanza, l’appello ai boicottare i prodotti Made in Britain, e la presentazione di una protesta formale all’Onu, il governo di Buenos Aires mette ora in discussione l’accordo con Londra sui collegamenti aerei per le isole. E con l’avvicinarsi del trentesimo anniversario della guerra che oppose i due Paesi, le tensioni rischiano di sfociare in una crisi diplomatica senza precedenti. L’ultimo assalto arriva direttamente dal presidente Cristina Fernandez de Kirchner, che ha chiarito di voler rinegoziare l’accordo del 1999 firmato con la Gran Bretagna per collegare la terraferma alle Falkland. Collegamenti attualmente garantiti attraverso compagnie cilene e che la leader argentina vuole arrogare a sè. Da Londra ci si è limitati a rispondere che l’eventuale rinegoziazione dell’accordo, sottoscritto nel 1999 con il Cile, spetta agli abitanti delle Falkland. Più netta e articolata la replica del governatore delle isole, Nigel Haywood: "La preoccupazione piu’ grande e’ se l’Argentina continuera’ a onorare gli accordi del 1999 e i nostri collegamenti aerei con il Cile. La rotta dal Cile è ben consolidata e molto apprezzata dalla cilena. La politica dell’Argentina sembra essere quella di isolare le isole ed imporre la propria volonta’". Intervistato dal quotidiano El Clarin, Haywood ha quindi sottolineato la necessita’ di aprire a nuove rotte con altri Paesi per rilanciare il turismo, ma "dato l’approccio nei confronti delle isole, l’Argentina non puo’ essere tra quei Paesi". Sostanzialmente dello stesso tenore le dichiarazioni di fonti del governo di Santiago del Cile, raccolte dal quotidiano La Tercera. "La rotta attuale e’ ben consolidata e apprezzata dagli abitanti delle isole, tra cui anche cileni. Sarebbe deludente e assolutamente ingiustificabile se l’Argentina esercitasse pressioni per la sospensione di questo volo". Il cambio di atteggiamento della Kirchner, aggiungono dal ministero degli Esteri, deriva da una voglia di "conquistare la simpatia internazionale e non apparire meschina". I collegamenti tra le isole e la terraferma furono ripristinati a seguito di un accordo firmato nel 1999 da Tony Blair e Carlos Menem. Rinegoziare l’intesa sui collegamenti aerei e’ solo l’ultima di una serie di iniziative anti-britanniche lanciate da Buenos Aires. La piu’ eclatante e’ il blocco delle importazioni di prodotti made in Britain, auspicato fortemente dal governo argentino in un appello ad una ventina di grandi aziende. Una misura che Downing Street ha definito "controproducente" perche’ lesiva degli interessi di entrambi i Paesi. La reazione di Londra non si e’ limitata al commento. Il ministero degli Esteri ha convocato nei giorni scorsi l’incaricato d’affari argentino Osvaldo Marsico per avanzare una protesta formale. "Abbiamo chiarito che azioni contro legittime attivita’ commerciali sono materia di preoccupazione non solo per il Regno Unito ma per l’Unione europea nel suo complesso – si leggeva in una nota diramata dal Foreign Office – e ci aspettiamo che l’Ue faccia lo stesso con le autorita’ argentine". La tensione, dunque, resta alta, soprattutto dopo la decisione argentina di portare la disputa alle Nazioni Unite. E a nulla sembra essere servito l’appello al dialogo lanciato la settimana scorsa dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.