Riforme, pronta la bozza. Legge elettorale: sistema tedesco

E’ pronta la bozza delle riforme istituzionali. Le linee principali sono riassunte da LA STAMPA: Il testo, messo a punto da Luciano Violante (Pd), Gaetano Quagliariello (Pdl), Italo Bocchino (Fli), Ferdinando Adornato (Udc) e Pino Pisicchio (Api), "è fedele alle indiscrezioni delle settimane scorse. Dal calo del numero di parlamentari (una dieta del 20 per cento, lontana dunque dal famoso dimezzamento), che porterebbe i deputati dagli attuali 630 a 508 (di cui 8 eletti all’estero) e i senatori da 315 a 254 (4 dall’estero) alla novita’ per il nostro ordinamento della sfiducia costruttiva, che, per tutelare la stabilità di governo, prevede si voti la sfiducia a uno solo concedendo allo stesso tempo la fiducia a un altro. Cambiano le regole per l’elettorato attivo e passivo: diciottenni al voto sia per la Camera che per il Senato (per il quale ora si vota a 25 anni). Una decisione che avrebbe conseguenze politiche: significherebbe dare diritto di voto a circa cinque milioni e mezzo di persone in più. Inoltre, Palazzi piu’ giovani: si propone di abbassare l’età per farsi eleggere a 21 anni a Montecitorio (anziche’ 25) e 35 a Palazzo Madama (anziche’ 40).

Tra le novita’ che furono annunciate dai tre segretari all’uscita dell’incontro di qualche settimana fa, c’era il superamento del bicameralismo paritario. Non si e’ arrivati pero’ a funzioni differenziate tra Camera e Senato: la proposta e’ quella del "bicameralismo eventuale", con disegni di legge "smistati" tra una camera e l’altra e approvati da una sola. Dando la possibilita’, pero’, a entrambe, di richiamare (deve farlo entro 15 giorni il 30 per cento dei componenti) il riesame di una legge approvata dall’altro ramo. E per tentare di sciogliere il nodo sulle prerogative del Senato, tra lasciarlo com’e’ o farlo diventare una vera e propria Camera delle autonomie, punto tra i piu’ dibattuti, la mediazione dovrebbe essere quella di affidare alla Camera provvedimenti su materie di legislazione esclusiva dello Stato (dall’immigrazione alla difesa, dalla cittadinanza all’ordine pubblico) e al Senato delle materie che rientrano nella potesta’ legislativa concorrente.
Accontentandosi, per andare in direzione del federalismo, di istituire la commissione paritetica per le questioni regionali, che dara’ parere obbligatorio sui ddl allo studio.
Per quanto riguarda il governo, piu’ poteri al premier: potra’ chiedere al capo dello Stato la revoca di un ministro e lo scioglimento delle Camere, previa deliberazione del Consiglio dei ministri".

E’, invece il CORRIERE DELLA SERA a riferire sulla legge elettorale: "L’accordo sulla riforma elettorale e’ praticamente fatto, anche se l’intesa verra’ ufficializzata solo dopo le elezioni amministrative di maggio. Il compromesso raggiunto tra Pd, Pdl e Terzo Polo non e’ molto dissimile da quello che il Partito democratico e il centrodestra avevano gia’ raggiunto nel 2007 (à). La proposta su cui stanno convergendo le tre maggiori forze politiche che sostengono il governo Monti e’ un sistema di tipo tedesco, con lo sbarramento al 5 per cento, in cui sono stati introdotti alcuni correttivi basati sulla legge elettorale in vigore in Spagna. (à) Dunque, si torna al proporzionale e scompare il premio di maggioranza. Il che consentira’ ai partiti piu’ grandi di potersi presentare da soli senza essere vincolati a una coalizione. Addio foto di Vasto per il Pd, addio Lega per il Pdl. In compenso le forze politiche che supereranno quota 11 per cento avranno un bonus, ossia otterranno piu’ seggi di quanti ne dovrebbero prendere basandosi sui voti. Invece chi si attestera’ tra il 5 e l’11 per cento verra’ penalizzato: avra’ un numero minore di seggi rispetto ai consensi. E’ chiaro che una riforma simile favorisce i due partiti maggiori, mentre ridimensiona il potere di veto delle formazioni minori, che avrebbero delle rappresentanze esigue in Parlamento.

L’accordo tra i leader dei tre maggiori partiti e’ stato siglato, anche se all’interno delle diverse forze politiche ci sono ancora delle resistenze. Le piu’ forti sono nel Pd. A opporsi all’abolizione del premio di maggioranza e’ infatti un personaggio di peso come Rosy Bindi" che "punta sull’accordo con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, che il sistema ispanico-tedesco spazzerebbe via. I veltroniani, invece, sono favorevoli all’accordo che nel loro partito ha come maggiori sponsor Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema. Questa comunanza di intenti non deve stupire: con una riforma elettorale del genere salta l’alleanza di Vasto e, di fatto, viene potenziata l’idea del Pd a vocazione maggioritaria che era all’origine del Partito democratico voluto da Walter Veltroni.  Questo, naturalmente, consentirà a Bersani di ottenere cio’ per cui lavora da tempo: la candidatura alla premiership. E allora per quale motivo i veltroniani dovrebbero accettare il sistema ispanico-tedesco, dato che non vedono di buon occhio l’ipotesi di Bersani a palazzo Chigi? L’ex segretario del Pd, del resto, non ha fatto mistero di pensare a Mario Monti. Ma oggettivamente non si puo’ coinvolgere un presidente del Consiglio tecnico in una contesa politica. E, dopo la riforma, la possibilita’ che si debba tornare a una formula governativa come l’attuale è più che concreta".