Egregio Direttore,
desidero formulare i miei complimenti al sig. Giovanni Mele che con la sua lettera su Varese News ha ricordato un pezzo di storia concernente l’avvento delle ferrovie in Europa e quindi nel mondo e, sapientemente, ha cercato di buttare acqua sul fuoco delle gravi contestazioni che stanno avvenendo attualmente in relazione alla TAV (alta velocità Torino – Lione).
Molto cortese è stato anche il sig. Mauro Sabbadini che nell’apprezzare lo scritto del sig. Mele ha voluto sottolineare il primato ferroviario italiano appartenente al Piemonte e in particolare alle Valli Valdesi interessate alla grande opera di collegamento internazionale comprendente il traforo del Frejus (1859 – 1871) e la tratta ferroviaria Torino – Susa, inaugurata alcuni anni prima” (1854).
In realtà la prima ferrovia piemontese fu la tratta Torino – Moncalieri (8 Km) inaugurata nel 1848, prima tappa della progettata linea Torino – Genova, successivamente completata nel 1854.
Ma per obiettività storica e senza nulla togliere alla “modernità” del Piemonte di allora, desidero ricordare che la prima ferrovia italiana fu la Napoli – Portici, inaugurata nel 1839, nel periodo in cui Napoli, capitale del Regno delle due Sicilie e centro di primati in vari campi, da quello scientifico-tecnologico a quello storico-economico-sociale, era la terza città d’Europa per grandezza ed importanza dopo Londra e Parigi. Ritornando per un attimo al problema della TAV ho l’impressione che la maggioranza dei residenti in quell’area , ai quali forse si sono aggiunti degli “estranei” provenienti da altre regioni, anche se hanno delle buone ragioni per opporvisi, stiano purtroppo conducendo una battaglia a vuoto, in quanto ormai si è giunti ad un “punto di non ritorno”, vuoi per i soldi già spesi e stanziati, vuoi per gli impegni assunti a livello internazionale. Sarebbe stato più opportuno discuterne pacatamente coi governi precedenti, che hanno gestito in modo pessimo tutta la faccenda e non hanno tenuto conto sufficientemente delle legittime proteste della popolazione locale. Il Governo Monti non credo abbia alcuna colpa: si è trovato tra le mani la patata bollente ed anche su pressione dei partiti che lo sostengono è costretto ad andare avanti.
Martino Pirone