Tensione Pdl-Riccardi, premiata la linea di Alfano

La tensione fra il Pdl e il governo seguita alla frase del ministro della Cooperazione Andrea Riccardi sullo "schifo della politica" trova ampio spazio sui giornali. LA REPUBBLICA ricorda che "quarantasei senatori del Pdl, sono indignati dallo ‘schifo della politica’ provato dal ministro per la Cooperazione davanti al no di Angelino Alfano al vertice di mercoledì con Monti, Bersani e Casini. Il gruppo scrive così una lettera al capogruppo Maurizio Gasparri per chiedere le dimissioni dell’ingrato ‘tecnico’ che siede a Palazzo Chigi grazie ai loro voti. A guidare la rivolta Francesco Nitto Palma, seguito subito da senatori come Lucio Malan, Luigi Ramponi, Cinzia Bonfrisco, Domenico Gramazio. E l’ex Guardasigilli giustifica così la sua richiesta: ‘Ma chi e questo Riccardi che si permette di dire che io come componente della politica faccio schifo? Allora se la politica gli fa schifo prendesse atto che lui sta al governo grazie ai voti della politica e se ne andasse via’. Motivazione che alimenta ancora lo scontro esploso mercoledi’ dopo l’incontro a Palazzo Chigi fra Mario Monti e Fedele Confalonieri, la rinuncia di Silvio Berlusconi al Porta a Porta e appunto il no di Alfano al vertice serale con il premier, Bersani e Casini.Il capitolo collaterale, quello su Riccardi, sembrava pero’ essersi chiuso con le scuse del ministro. Ma ad una parte del Pdl questo non sono bastate. Ne vogliono proprio la testa". Sul GIORNALE anche Vittorio Feltri scrive che le scuse non bastano: ""La compagine dei berlusconiani pretendera’ qualcosa: per esempio che non si pensi piu’ a organizzare vertici estemporanei su questioni (Consiglio di amministrazione Rai e riforma della giustizia) non di pertinenza di Mario Monti, la cui missione e’ fronteggiare l`emergenza economica. Un programma piu’ vasto andrebbe discusso e concordato fra destra esinistra e non affidato alla discrezionalita’ di Palazzo Chigi. Il fatto che Pierferdinando Casini e Pier Luigi Bersani abbiano cercato, invece, di trattare due nodi cruciali, Rai e giustizia, ha irritato il Pdl. E sul punto Aliano ha fatto sentire la sua voce. Come dargli torto? Ecco. Qui e’ necessario che Monti fornisca garanzie al Pdl che non ci siano colpi di mano, ma solo chiarezza e lealta’ assolute. Un impegno solenne in questo senso da parte sua probabilmente appianerebbe tutto".
In un retroscena il CORRIERE DELLA SERA spiega gli effetti positivi in termini di sondaggi della linea tenuta dal segretario Alfano. "L’obiettivo decisamente raggiunto e’ quello interno. Con la sua scelta a muso duro di disertare il vertice dei leader con Monti perche’ ‘Pd e Udc non possono pensare di dettarci l’agenda, di fare quello che gli pare’, Angelino Alfano si e’ trasformato nel giro di poche ore da segretario leader senza ‘quid’ a segretario di un partito che ritrova il suo orgoglio e la voglia di camminare con le proprie gambe, complice anche l’assenza fisica e mediatica di un Silvio Berlusconi impegnato a Soci, in Russia, con l’amico di sempre Putin. Dopo il coro di encomi ricevuti gia’ mercoledi’ dai suoi, ieri a Orvieto e’ arrivata la consacrazione di un gesto rivendicato da tutti i big del partito, declinato in varie forme ma comunque sventolato come la nuova carta di identita’ del Pdl che si avvia incerto verso amministrative e voto del 2013: ‘Saremo leali con il governo, ma a schiena dritta’ lo slogan di Alfano condiviso dai suoi e lodato dai sondaggisti concordi nel definire azzeccata la mossa e foriera di riconquista probabile di parecchi elettori tra quelli finora dati per dispersi. Ma la sfida di Alfano e’ solo all’inizio, e paradossalmente potrebbe essere complicata dal successo riscosso nel partito.
Perche’ adesso, il segretario lo sa bene, c’e’ da inventarsi il modo con cui quotidianamente si sostiene il governo ma assieme si schivano i temi scomodi, si tratta sulle riforme con Pd e Udc ma si cerca di respingere quello che viene percepito come un assalto al Pdl, come un’Opa per la conquista dello spazio moderato che ancora il partito occupa. E tanto più è difficile se i pasdaran si eccitano e, oltre a mettere nel mirino centristi e sinistra, si scagliano contro quei tecnici che a una larga parte del partito non sono mai andati giu’. Come dimostra il caso Riccardi, basta una miccia per far esplodere il Pdl e portare i singoli a scelte che possono risultare pericolose per la tenuta del governo. La lettera firmata da 46 senatori per chiederne di fatto le dimissioni e’ servita per segnare un punto e mandare un avvertimento, quello che un autorevole esponente del Pdl sintetizza cosi’: ‘Monti deve capire che i suoi ministri che aspirano ad entrare in politica devono avere pazienza, altrimenti finisce male…’. Ma poi e’ stato necessario preparare il terreno per chiudere l’incidente, e ci si sono messi in tanti a gettare acqua sul fuoco, da Gasparri a Quagliariello a Romani a Frattini fino a Lupi, che insiste sulle ‘scuse’ che il ministro potrebbe a questo punto rafforzare per far considerare a tutti l’incidente chiuso.
Insomma, Alfano sa di non poter premere troppo sull’acceleratore, e ieri con lo stato maggiore del partito ha messo a punto la linea: bisogna rendere chiaro che ‘noi non ce l’abbiamo con Monti, vogliamo aiutarlo e non indebolirlo’, ma se i vertici diventano ‘il luogo dove si decide a maggioranza di due contro uno, non ci stiamo’.
Insomma, per dirla con Lupi ‘se non ci sara’ responsabilita’ da parte di tutti, e’ inevitabile che si vada a casa’, perche’ ‘non possiamo accettare che si usi Monti come strumento per vincere le elezioni da parte di quelli che le hanno perse’. E tanto piu’, come aggiunge Massimo Corsaro, nel momento in cui il Pdl e’ ‘in mezzo al guado’, nel passaggio da un ‘modello di partito totalmente carismatico’ a uno che dovra’ gradualmente fare a meno dell’icona Berlusconi. Ma come si fa a mantenersi in equilibrio sulla via strettissima della rivendicazione di un ruolo autonomo e dell’appoggio al governo anche quando la tensione sale?
‘Semplice, bisogna distinguere quello che e’ costituente ú come le riforme che dipendono dall’accordo dei partiti o l’emergenza economica che deve vedere la maggioranza coesa e compatta ú dalle materie che appartengono alla lotta politica’, dice Gaetano Quagliariello. Spiegando che l’eccesso di ‘melassa’ dei giorni scorsi ú quando si parlava gia’ di come arrivare alle larghe intese nel 2013 ú, rischiava di essere dannoso proprio per la sopravvivenza del governo, perche’ ‘gli equivoci suscitano reazioni’. Insomma, per dirla con Fabrizio Cicchitto, ‘questo governo non e’ nato per affrontare il problema giustizia che divide profondamente i partiti che sostengono il governo Monti, nè per mettere la Rai sotto il controllo di alcuni tecnici agli ordini di altri tecnici che stanno al governo’, ed è bene che si dedichi dunque ai temi che ne costituiscono l’essenza, quelli dell’emergenza economica. Senza scantonamenti e senza alzate di testa di ministri, perche’ ú scuotono la testa nel Pdl ú andare avanti fino al 2013 ‘è già difficile così…’".