Lavoro, accordo vicino: governo e sindacati ottimisti

La riforma del lavoro si può fare. E’ questo il clima che si respira sulla trattativa sul lavoro dopo l’incontro di ieri tra il ministro del Lavoro, Elsa Fornero e i segretari dei segretari generali di Cigl, Cisl, Uil e Ugl che vedranno Monti martedì a Palazzo Chigi. Accordo possibile e benedetto dai partiti, anche dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani che oggi – annota Goffredo De Marchis su REPUBBLICA – assieme al responsabile economico del Pd Stefano Fassina "vedrà sia Rete imprese sia Emma Marcegaglia, associazioni in grande sofferenza per la crescita sotto zero. ‘Io li posso incontrare perchè conosco i loro problemi’, dice con l´orgoglio dell´ex ministro e dell´ex amministratore emiliano. Che è anche una risposta alla recente folgorazione "laburista" di Alfano. Al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, con cui si è incontrato ieri, Bersani infine ha chiesto l´impegno a non rompere l´unita’ sindacale, a tenere insieme il fronte dei lavoratori. Dopo le frizioni di martedì e l´uscita infelice di Elsa Fornero sulla ‘paccata di miliardi’, ieri e’ stato il giorno della svolta. In casa democratica danno l´accordo per fatto. ‘Bastava leggere tra le righe le reazioni alla battuta del ministro del Lavoro. Il web si e’ scatenato, ma sindacati e partiti sono rimasti zitti’, racconta Bersani. Segno che i lavori era gia’ molto avanzati. Nel vertice di ieri tra parti sociali e Fornero si e’ scesi nei dettagli e sono arrivati nuovi passi positivi.
Sindacati e datori di lavoro sigleranno l´intesa su alcune linee guida di riforma. Poi tocchera’ all´esecutivo preparare il disegno di legge. In pratica, si abbandona il modello della concertazione, ma rimane ‘il metodo del confronto. E servira’ anche in futuro’, precisa il segretario del Pd.
L´attivismo del segretario ha una doppia lettura.
L´attenzione naturale di un partito di sinistra ai temi del lavoro e la tenuta del Partito democratico. Da subito e’ apparso evidente che il Pd si sarebbe spaccato in caso di accordo separato. Avrebbe cioe’ rischiato una scissione, da destra o da sinistra per via di un´ala filo-Cgil molto scettica fin dalla nascita del governo tecnico. Bisognava percio’ tutelare i lavoratori e le imprese, ma anche le sorti del Pd. Con la firma della Camusso, fra l´altro, il Pd non avra’ molto da temere neanche per le reazioni di Vendola e Di Pietro". La trattativa sembrerebbe dunque ad un punto di svolta e la modifica dell’articolo 18 non e’ piu’ un tabu’.
"Il diritto al reintegro nel posto di lavoro previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori resterebbe solo nel caso dei licenziamenti discriminatori – spiega Enrico Marro a pagina 8 del CORRIERE DELLA SERA – . Per quelli per motivi economici ci sarebbe invece solo un indennizzo, mentre per quelli disciplinari sarebbe il giudice a decidere se il lavoratore debba essere reintegrato oppure indennizzato, sul modello tedesco. Si prevede inoltre un tetto al risarcimento in caso di reintegro, che dovrebbe essere di 24 mesi.
Significa che se anche la sentenza arriva, per esempio, dopo 4 anni, il lavoratore ha diritto a non piu’ di 2 anni di stipendio arretrato, ma i contributi per la pensione devono essere pagati dall’azienda per tutto il periodo. Si sta infine valutando come instaurare una procedura d’urgenza per i processi in materia di licenziamento. La proposta Fornero e’ giudicata troppo dura dai sindacati, che vogliono mantenere l’articolo 18 senza modifiche (reintegro) anche sui licenziamenti disciplinari. Contro questa richiesta e’ schierata la Confindustria, ma anche il Pdl. ‘Per noi la reintegrazione va eliminata. Demandare al giudice la scelta tra indennizzo e reintegro non e’ una soluzione, ma aggrava i problemi’, dice Maurizio Sacconi che sul tema e’ stato intervistato da Carlo Fusi sul MESSAGGERO dove equipara la riforma dell’articolo 18 a cio’ che nel 1984 fu la modifica della scala mobile. Ma accanto alla ‘ristrutturazione’ dell’articolo 18, c’e’ anche il tema della riforma dei contratti con il ‘premio di stabilizzazione’ per le aziende che assumono a tempo indeterminato un collaboratore precario.
"L’apprendistato – scrive Claudio Tucci a pagina 6 del SOLE 24 ORE – punta a diventare il contratto "dominante" per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Mentre partite Iva e collaborazioni a progetto verranno, pian piano, disincentivate (anche dal punto di vista normativo). E sui voucher (i cosiddetti buoni lavoro che nel 2010, secondo gli ultimi dati Inps, ne sono stati venduti 3,5 milioni per un importo di 91,8 milioni di euro) si torna alla loro vocazione originaria. Quella cioe’ prevista dalla legge Biagi. Vale a dire: si collega il valore del buono al valore orario. La bozza di documento elaborata dal Governo per contrastare la "cattiva" flessibilita’ in entrata (e promuovere quella buona) e’ arrivata ieri nelle mani delle parti sociali. E stando alle indicazioni di massima contenute nel documento elaborato dal ministro Elsa Fornero – cinque paginette da trasformare poi in articoli normativi (su questo punto arrivera’ un ulteriore contributo tecnico da parte dei sindacati) – le posizioni di Governo e parti sociali mostrano piu’ convergenze che distanze. Anche se da ‘Rete Imprese Italia’ (e cioe’ l’associazione di artigiani e commercianti) arriva un cartellino rosso. Soprattutto per quanto riguarda l’aumento della contribuzione per i contratti a termine ‘che assieme alle altre misure allo studio del Governo – hanno sottolineato – determinerebbe un aggravio dei costi per le pmi dell’1,3% (mentre per le grandi aziende ci sarebbe un vantaggio dello 0,3%). Del resto al primo punto della bozza di documento sulla riforma dei contratti e’ previsto un incremento del costo contributivo (dell’1,4% del salario mensile lordo, destinato a finanziare l’Aspi) per disincentivare l’utilizzo dei rapporti di lavoro a tempo determinato. Anche se poi all’azienda che stabilizzera’ il collaboratore sara’ concesso di recuperare (fino a sei mesi) la maggiorazione contributiva versata (premio di stabilizzazione). Dalla maggiorazione contributiva (pagata per l’assunzione a tempo) sono invece esentate alcune tipologie di contratti a temporanei, tra i quali quelli conclusi per ragioni sostitutive. Mentre se il contratto a termine viene dichiarato illegittimo (dal giudice) il regime sanzionatorio continuera’ a essere basato sul doppio binario della "conversione" del rapporto e del riconoscimento al lavoratore di un importo risarcitorio (omnicomprensivo) compreso tra le 2,5 e le 12 mensilita’ (come previsto dal Collegato Lavoro 2010). L’intenzione del Governo poi (sempre in tema di contratti a termine) e’ quella di eliminare l’onere di impugnazione stragiudiziale del contratto entro 60 giorni dalla cessazione, riducendo (al tempo stesso) dagli attuali 330 giorni a 270 giorni (nove mesi) il termine entro il quale il lavoratore dovra’ proporre (a pena di nullita’) l’azione in giudizio. Collaborazioni a progetto e associazioni in partecipazione (con apporto di lavoro) verranno <<bonificate>> (con un mix di disincentivi normativi e contributivi). Mentre per quanto riguarda l’apprendistato Elsa Fornero punta soprattutto a dare attuazione entro il 25 aprile al Testo unico Sacconi. E ad apportare alcune modifiche, come quella di introdurre una durata minima al contratto (oggi assente) e condizionare la facolta’ di assumere nuovi apprendisti al fatto che l’impresa stabilizzi un certo numero di apprendisti. Le partite Iva infine sopravvivono. Ma vengono limitate. In pratica (e salvo prova contraria, a carico del datore di lavoro) scattera’ il carattere subordinato e continuativo (e non autonomo e occasionale) della collaborazione tutte le volte che la durata del rapporto superi complessivamente i sei mesi nell’arco di un anno. Che il collaboratore ricavi piu’ del 75% dei corrispettivi. E che nonostante la partita Iva il collaboratore fruisca di una postazione di lavoro presso il committente". Infine la riforma degli ammortizzatori che entrerebbe a regime dal 2017, attraverso una riforma piu’ graduale dei sussidi per i quali la dote sale a 3,8 miliardi.