Mario Monti parte per il tour asiatico con in tasca la riforma del mercato del lavoro con la quale spera di poter convincere gli investitori orientali a scegliere l’Italia nei prossimi mesi. Ma il ‘fiore all’occhiello’ sul quale punta il presidente del Consiglio non convince per nulla Susanna Camusso e la Cgil. La leader sindacale boccia una volta di più la riforma, chiede a Monti di fare un passo indietro, ipotizza la proclamazione di uno sciopero generale entro fine maggio e si dice fiduciosa negli effetti del pressing sul Parlamento per ritoccare il ddl.
Il Paese è con noi, il governo cambi rotta – avverte Camusso – "Monti è una persona intelligente e può cambiare idea", anche perché il premier "ha sbagliato i calcoli, ha commesso un errore clamoroso" e merita in questa vicenda una "pagella insufficiente". L’obiettivo del primo sindacato italiano è "premere" sulle Camere per strappare la reintroduzione del reintegro, considerato il "deterrente" contro i licenziamenti illegittimi. Non che il numero uno della Cgil speri in una repentina inversione di rotta della Confindustria targata Giorgio Squinzi, però chiede agli industriali di abbassare i toni in modo da favorire una soluzione.
Sempre dagli schermi della Rai interviene nel pomeriggio anche il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Camusso aveva auspicato la ripresa dell’unità sindacale a partire dalla base dei lavoratori, il leader cislino commenta: "La politica è malapolitica quando viene gestita dagli estremismi" e "anche in questa vicenda del mercato del lavoro tutto è stretto da estremismi che non favoriscono una via d’uscita autorevole e ragionevole. Ho il timore che Camusso abbia la giacca tirata da realtà estremistiche al proprio interno", mentre la "soluzione migliore è quella di far dialogare le parti per trovare una mediazione e una via d’uscita".
Il mondo della politica, intanto, si segnala per il continuo botta e risposta fra Pdl e Pd. Al centro si pone Pier Ferdinando Casini, che prova a richiamare tutti all’ordine e avverte: Se si continua così "il governo prima o poi entra in crisi sul serio", per questo l’Udc si autoproclama "sminatore". Eppure dal Pdl si accusano i democratici di inseguire una deriva estremista e di scegliere l’intransigenza della Cgil. Ma Dario Franceschini ricorda a tutti che ad aver violato il patto è stato Mnti, che al momento dell’insediamento aveva promesso che non avrebbe toccato con la riforma i contratti già definitivi al momento del varo del provvedimento.
Domani, in ogni caso, il segretario Pier Luigi Bersani riunirà la direzione del Pd. Un appuntamento che servirà a chiarire le diverse posizioni in campo nel partito sul tema della riforma e del rapporto con il sindacato, indicando la direzione di marcia in vista dell’avvio del’iter parlamentare del provvedimento.