Indubbiamente le questioni giuridiche, quali quelle dell’art. 18, hanno una loro particolare rilevanza in questo momento di crisi, tuttavia, ormai, le stesse questioni di diritto non coprono più l’intero orizzonte del problema del lavoro in Italia. E’ quanto afferma in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità. C’è una questione di fondo, quella della mancanza del lavoro, – prosegue – che è apicale rispetto alla questione delle tutele, e che oltretutto è superficiale pensare di poter risolvere con delle mere modificazioni giuridiche: anche aumentando di molto le flessibilità, non riusciremo mai, nei settori a elevata competizione internazionale, ad eguagliare quelle condizioni di grande vantaggio per l’imprenditoria, proprie delle attuali economie emergenti e che emergeranno. La realtà, – osserva – è che quindi il problema del lavoro, va coincidendo sempre più con un grande problema produttivo e industriale del Paese. L’Italia – sottolinea – dovrebbe ormai prendere atto dei grandi mutamenti geo-economici in corso, di una concorrenza che sta profondamente ridimensionando le sue capacità di stare sul mercato, e di conseguenza provare a riorganizzarsi: decidere ora cosa vuole fare per il proprio avvenire. Decidere – aggiunge – su quale settore converrebbe specificamente investire per poterne divenire in prospettiva dei leaders, decidere, se ad esempio divenire un paese con una più accentuata vocazione turistica, oppure un paese all’avanguardia in determinati campi della ricerca. Probabilmente, – conclude – lo spazio di questo governo tecnico, potrà facilitare una pacata e molto proficua riflessione, per adottare in questo senso delle cruciali decisioni.