Lavoro, Ocse promuove riforma ma i sindacati non ci stanno

Italia promossa dall’Ocse: sulla riforma del mercato del lavoro è stato fatto un passo decisivo, anche se il paese deve tornare a una crescita "più forte". Secondo il segretario generale, Angel Gurria, insieme alle liberalizzazioni e alla riforma delle pensioni l’intervento "dovrebbe consentire all’Italia di ridurre la disoccupazione". Il ministro Elsa Fornero ribadisce: riforma imprescindibile. REPUBBLICA ricorda come il debutto in Parlamento della riforma, probabilmente al Senato, "è previsto per la prossima settimana – giusto in tempo per permettere al premier Monti di rientrare dalla sua missione in Oriente – ma un volta avviato il dibattito, la riforma del lavoro potrebbe essere corretta e approvata in fretta. Prima dell’estate, meglio, in 30 giorni appena. E il Pd che lo chiede e lo promette, tenendo alta la tensione sul testo appena varato del governo. L’Ocse lo promuove, convinta che potrà permettere all’Italia di fare ‘un passo decisivo’ verso la soluzione dei problemi del Paese, e sicura che Monti sia ‘l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto’. Bersani invece ritiene sia indispensabile mettere mano all’articolo 18 per le norme che regoleranno il licenziamento per motivi economici. Il leader del Pd ne ha parlato ieri durante il vertice sul ‘Porcellum’ con il segretario del Pdl Alfano e con il leader dell’Udc Casini. Gli interessati negano, ma si e’ rischiato di riaprire lo scontro a proposito della facolta’ del governo di porre la fiducia sul disegno di legge. ‘Se il provvedimento sara’ assegnato alla Camera – assicura il Pd Dario Franceschini – l’approvazione in aula avverra’ entro 30 giorni. Non c’e’ traccia di atteggiamenti dilatori’". Sulla possibilita’ che l’iter inizi da Palazzo Madama, scrive LA STAMPA, Giarda spiega: "’Non ho ancora firmato nulla, non mi e’ stato sottoposto alcun testo’. A dar voce al governo e’ il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che parla di ‘un periodo caratterizzato da una forte tensione sociale’ e richiamando gli ‘effetti’ della crisi economica, auspica il dialogo delle parti con la commissione di garanzia sugli scioperi. ‘L’art. 18 non e’ la sola chiave per recuperare i caratteri fisiologici di una societa’ che voglia dare lavoro a tutte le sue componenti’, dice".

Il CORRIERE DELLA SERA riporta l’insoddisfazione delle parti sociali e di diversi esponenti poltici. "Mi chiedo quale riforma del lavoro abbia visto l’Ocse ú polemizza l’ex ministro del Lavoro, il leghista Roberto Maroni ú. Io, che sono un membro del Parlamento, non l’ho ancora vista’. Cio’ non gli ha impedito, qualche giorno fa, di annunciare manifestazioni di piazza contro il provvedimento ancora in scrittura. E in piazza ha deciso di scendere la Uil che ieri ha riunito la segreteria: non si trattera’ di mobilitazioni sull’articolo 18, si fa sapere, ma di iniziative a tutela dell’occupazione e del reddito di dipendenti e pensionati.
(à) Non e’ escluso che faccia altrettanto la Cisl, visto che il leader, Raffaele Bonanni, aveva detto al Corriere: ‘Se si devono mettere in campo delle iniziative, abbiano al centro i problemi della crescita e delle tasse. Su questo devono essere mobilitati i sindacati’. I tre sindacati principali dovrebbero ritrovarsi insieme nella manifestazione del primo maggio che ieri e’ entrata in fase organizzativa. Intanto non cessa la protesta della Cgil: ieri il leader Susanna Camusso ha detto che sara’ ‘infinita’ e ha ricordato al premier che ‘e’ il Paese che si sceglie il governo e non il contrario. Il Parlamento ha potere legislativo e, fino a prova contraria, e’ sovrano’. E ancora: ‘Non si puo’ minacciare una crisi di governo ogni volta che c’e’ un’ipotesi diversa da quella indicata dall’esecutivo’. (à)’Siamo aperti al confronto, rispettiamo il ruolo del Parlamento e siamo disponibili a suggerimenti. Ma non e’ detto che saremo disponibili ad un accordo al ribasso ú ha commentato a Ballaro’ il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricala’ ú. Potremmo giudicare l’accordo inaccettabile e ce ne andremmo’".

Sempre il quotidiano di via Solferino torna sul nodo degli statali, e spiega come il pubblico impiego sia un capitolo a parte. "I sindacati plaudono alla presa di posizione del ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, che in una lettera al Messaggero segnala che il licenziamento per motivi economici non ‘puo’ trovare applicazione nel pubblico’, in quanto in questi casi c’e’ ‘una disciplina ad hoc’: scatta, infatti, una serie di procedure ‘che portano alla mobilita’ dei lavoratori presso altre amministrazioni e alla eventuale collocazione in disponibilita’ con trattamento economico pari all’80 per cento dell’ultimo stipendio per due annualità. La legge, insomma, esiste gia’ e, quindi, la riforma del lavoro, per quel che riguarda l’articolo 18, non si deve estendere al pubblico impiego, dice in sostanza il ministro che sembra piu’ che altro intenzionato a disinnescare una delle possibili forti ragioni di contestazione nel corso del dibattito parlamentare sul provvedimento. Visto che gia’ il Pdl, come ha ribadito ieri la senatrice Simona Vicari, ‘ritiene necessario fare uno scatto in avanti e approvare la riforma prima dell’estate, estendendo le norme dell’articolo 18 anche al pubblico impiego. Su questo punto il Pdl e’ stato chiaro’. L’appuntamento per chiarire la situazione, e’, comunque, per giovedi’, quando i sindacati dovrebbero incontrare Patroni Griffi a Palazzo Vidoni (à)".

Il SOLE 24 ORE infine sottolinea come sull’articolo 18 l’Italia si stia allineando con l’Ue. "L’indicazione che ha fatto scalpore e’ stata la lettera della Bce, inviata al governo italiano il 5 agosto dell’anno scorso, dove c’era scritto esplicitamente: serve un’accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti. Ma prima ancora, sia a giugno che a luglio dell’anno scorso, in due raccomandazioni del Consiglio europeo, che hanno avuto meno risalto mediatico, la Ue aveva sollecitato l’Italia ad intervenire sul mercato del lavoro, in particolare sulla disciplina dei licenziamenti, giudicata troppo rigida. Che in Italia ci fossero troppe rigidita’ non e’ stata solo la Ue a dircelo: anche l’Ocse e il Fondo monetario hanno messo piu’ volte in evidenza questa anomalia italiana, mentre nelle classifiche internazionali le difficolta’ a licenziare e la scarsa flessibilita’ del mercato del lavoro sono state indicate come uno dei motivi per cui gli investitori internazionali non scelgono il nostro Paese. Prova ne e’ l’accoglienza positiva data anche ieri dall’Ocse della riforma, che e’ stata definita dal segretario generale Angel Gurria, ‘decisiva’. Nel testo delle raccomandazioni del Consiglio europeo sul Piano nazionale di riforma (Pnr) 2011, di giugno, c’e’ proprio messo nero su bianco che le ‘alte protezioni contro i licenziamenti, oltre all’ applicazione molto restrittiva dei licenziamenti collettivi e di quelli per motivi economici, scoraggia l’assunzione di lavoratori permanenti e aumenta il ricorso ai contratti flessibili, inclusi i parasubordinati’. Bisogna quindi, secondo la Ue, prendere misure per combattere la segmentazione del mercato del lavoro, ‘rivedendo la legislazione sulla protezione del lavoro e riformando anche il sistema delle tutele di disoccupazione’. Concetti ribaditi in queste settimane in una Commission note che mette all’indice la ‘segmentazione del mercato del lavoro’ come responsabile di ‘inefficienza e inequita’ del mercato del lavoro e indica la strada di un ‘maggiore equilibrio tra flessibilita’ e protezione’ dando piu’ garanzie a chi oggi a contratti precari e allegerendo i vincoli sul tempo indeterminato. Esattamente in linea con quello che punta a fare il Governo Monti, anche se in questo caso si scommette soprattutto sull’indennizzo monetario preventivo, in misura crescente con gli anni di lavoro, in modo da rendere marginale il ricorso al giudice.