"Se da qualche mese l’Italia ha imboccato risolutamente la via delle riforme, lo si deve in parte al governo, ma in larga parte al senso di responsabilità delle forze politiche che, pure caratterizzate da forti divergenze programmatiche, hanno saputo dare priorità, in una fase di emergenza, all’interesse generale del Paese. E lo si deve anche alla grande maturità degli italiani, che hanno mostrato di comprendere che vale la pena di sopportare sacrifici rilevanti, purché distribuiti con equità, per evitare il declino dell’Italia o, peggio, una sorte simile a quella della Grecia".
Lo afferma il presidente del Consiglio Mario Monti che, in una lunga lettera pubblicata oggi sul Corriere della Sera, si dice "molto rammaricato" perchè alcune considerazioni da lui fatte in una conferenza tenuta l’altro ieri a Tokyo presso il giornale Nikkei "hanno suscitato vive reazioni in Italia. Ne sono molto rammaricato, tanto più che quelle considerazioni, espresse nel corso di un lungo intervento in inglese, avevano l’obiettivo opposto – puntualizza il premier – a quello che, fuori dal contesto, è stato loro attribuito. Volevano infatti sottolineare che, pur in una fase difficile, le forze politiche italiane si dimostrano vitali e capaci di guardare all’interesse del Paese".
Monti nella lettera ricorda che "La mia visita in Corea, Giappone e Cina ha lo scopo di spiegare ai governi e agli investitori asiatici ciò che l’Italia sta facendo per diventare più competitiva, anche nell’attrarre investimenti esteri".
Infatti "Comincia a diffondersi l’apprezzamento per ciò che il nostro Paese ha saputo fare in pochi mesi in termini di riduzione del disavanzo, riforma delle pensioni, liberalizzazioni.
"Ma restano – aggiunge Monti – una riserva, una percezione errata, un forte dubbio. La riserva, comprensibile, riguarda il mercato del lavoro. Con quali tempi il Parlamento approverà la riforma proposta dal governo? La sua portata riformatrice verrà mantenuta sostanzialmente integra o verrà diluita? La percezione errata è quella che porta ad attribuire essenzialmente al governo («tecnico») il merito dei rapidi cambiamenti in corso. Il forte dubbio discende da quella percezione: è il dubbio che il nuovo corso possa essere abbandonato quando, dopo le elezioni parlamentari, torneranno governi ‘politici’".
"Finché la percezione errata e il dubbio non saranno dissipati – spiega ancora il presidente del Consiglio – la fase attuale verrà considerata come una interessante ‘parentesi’, degna forse di qualche investimento finanziario a breve termine. Ma le imprese straniere, come del resto quelle italiane, saranno riluttanti a considerare l’Italia un luogo conveniente nel quale investire e creare occupazione".
Ma "non è facile – aggiunge Monti – modificare le opinioni su questi due punti. Ma credo sia dovere del presidente del Consiglio cercare di farlo con ogni interlocutore". Il premier sottolinea quindi che "gli argomenti che ho utilizzato a Tokyo, riportati correttamente dai corrispondenti italiani presenti, sono stati " «letti» in Italia fuori contesto".
E dopo le elezioni? Risponde Monti che "certo, torneranno governi ‘politici’, come è naturale (perfino in Giappone, ho dichiarato che il sottoscritto sparirà e che il ‘montismo’ non esiste!). Ma ritengo che ciò non debba essere visto come un rischio". Infatti "le forze politiche sono impegnate in una profonda riflessione al loro interno e, in dialogo tra loro, lavorano a importanti riforme per rendere il sistema politico e istituzionale meno pesante e più funzionale. Ho anche espresso la convinzione – aggiunge – che il comportamento delle forze politiche dopo questo periodo, del quale le maggiori di esse sono comunque protagoniste decisive nel sostenere il governo e nell’orientarne le scelte, non sarà quello di prima. Infatti, stiamo constatando – anche i partiti – che gli italiani sono più consapevoli di quanto si ritenesse, sono pronti a esprimere consenso a chi si sforzi di spiegare la reale situazione del Paese e chieda loro di contribuire a migliorarla".