LA BUROCRAZIA E L’INCERTEZZA RISCHIANO DI TAGLIARE LE GAMBE ALLA GENERAZIONE DISTRIBUITA

Secondo il WWF Italia oggi il Governo di un Paese avanzato deve porsi il problema della transizione verso un modello fondato sulla de carbonizzazione: non è tollerabile la difesa del passato e dei vecchi privilegi di chi ha fatto investimenti sbagliati (la sovra capacità di produzione elettrica con i combustibili fossili) in assenza di programmazione.
Il Governo, nel presentare i nuovi decreti sugli incentivi alle rinnovabili, dichiara fumosamente obiettivi che però non persegue, al di là della battaglia condivisibile e chiara condotta dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini: è quindi legittimo il dubbio che il gioco di qualcuno sia quello di mettere i bastoni tra le ruote sulla strada per il passaggio dai combustibili fossili a un modello energetico fondato sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica. In particolare, il WWF ritiene i registri, i tetti, le procedure non solo sbagliati e, nel caso dei 12 kW per il solare, inapplicabili, ma un modo per gettare il settore nella burocrazia e nell’incertezza, ponendolo a serio rischio.
“Tra le vittime ci sono addirittura le famiglie e i condomini – sottolinea Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia – In questo modo si rischia di uccidere la generazione distribuita, futuro dell’energia e della sicurezza energetica del paese. Una responsabilità che il Governo, e in particolare il ministro Passera, si assumerà per intero”.
Nel presentare i decreti, i Ministri interessati –tra i quali ha giocato un ruolo peculiarmente di primo piano quello dell’Agricoltura – hanno distorto la storia degli incentivi: “L’Italia è stata costretta ad accelerare per rimediare a una situazione pazzesca –sottolinea Midulla- nel 2007, l’energia prodotta con fonti rinnovabili era in discesa, caso forse unico al mondo (nel 2006 l’energia da fonti rinnovabili in Italia era il 16,6% sul totale di quella prodotta, nel 2007 soltanto il 15,7%). Se avessimo cominciato per tempo, invece di cedere alle lobby dei combustibili fossili e del nucleare, gli incentivi si sarebbero modulati meglio: il problema italiano è che deve sempre bruciare le tappe perché in emergenza, e il rischio è che questo avverrà in tutto l’ambito della de carbonizzazione e della green economy, vale a dire l’economia del futuro, impedendo al Paese di trarne vantaggi adeguati. Gli attuali standard di alcuni Paesi europei (Germania in testa) vengono da una traiettoria governata e ragionata, verbi che non si possono certo applicare al far-west energetico degli ultimi 20 anni. A questo proposito, dalla presentazione dei Ministri manca una spiegazione chiara ed esauriente di quanti soldi hanno ricevuto dalle nostre bollette le centrali convenzionali, con mille cavilli, negli ultimi 25 anni (dal referendum sul nucleare). Senza queste cifre, i numeri del Governo e dell’Autorità sugli incentivi alle rinnovabili sono solo propaganda, e future allocazioni su voci destinate alle centrali tradizionali un aiuto di Stato, nella migliore delle ipotesi”.
Altro leitmotiv di chi non vuole lo sviluppo di un sistema di produzione energetica fondato sull’efficienza e sulle rinnovabili è quello di porre le varie fonti rinnovabili in competizione tra loro (Rinnovabili elettriche vs rinnovabili termiche) e le rinnovabili in generale in alternativa all’efficienza energetica: questa è una sonora sciocchezza, dimostrata da tutti gli studi internazionali disponibili. “Ma le bugie hanno le gambe corte – incalza Midulla- infatti, quando poi il Governo italiano, e in particolare il Ministero dello Sviluppo Economico, si trovano a Bruxelles a discutere la nuova direttiva sull’efficienza energetica, si guardano bene dal sostenere la necessità di obiettivi obbligatori per il risparmio energetico, lasciando ad altri Paesi l’onere di dare battaglia in tal senso”.
Resta anche un mistero l’obiettivo dichiarato di aver pensato gli incentivi per “favorire lo sviluppo della filiera economica italiana”, visto che non risulta alcun atto, né piano industriale in tal senso.
”A meno che il Governo italiano non stia dicendo che una parte enormemente rilevante del futuro sviluppo energetico non verrà dal solare –e chi lo pensa, lo dica oggi in modo che possa poi essere ricordato nei libri di storia”, conclude Midulla.