E’ stato presentato questa mattina presso l’Azienda Ospedaliera Ospedali riuniti Villa Sofia – Cervello il primo Rapporto regionale di Audit Civico in Sicilia, realizzato da Cittadinanzattiva Sicilia in base a una convenzione con la Regione Siciliana – Assessorato della Salute. Si tratta di un’indagine condotta nell’arco di un anno da circa 300 soggetti fra cittadini volontari e operatori dei servizi sanitari, per monitorare in modo sistematico la qualità delle prestazioni all’interno di tutte le 17 aziende sanitarie siciliane. Nel Rapporto i risultati sono stati presentati sotto forma di benchmarking regionale; per ogni fattore analizzato sono riportati in modo comparativo i punteggi ottenuti dalle nove Asp e dalle otto aziende ospedaliere siciliane, in modo da individuare le performance migliori e peggiori. I dati sono stati prodotti per rappresentare una base per i decisori regionali e le Direzioni aziendali in vista di interventi di miglioramento dei servizi. Essi "non vanno letti come una ‘pagella’ dei servizi o come un giudizio sulla professionalità degli operatori che vi operano – ha spiegato Angelo Tanese, direttore dell’Agenzia di Valutazione Civica di Cittadinanzattiva – ma come un dato utile a individuare gli ambiti sui quali agire per migliorare l’assistenza dal punto di vista dei cittadini. Proprio in questo spirito – ha aggiunto Tanese – il Rapporto presenta su ogni fattore di qualità il confronto tra strutture simili, consentendo a chi ha punteggi più bassi di individuare le proprie strategie di miglioramento".
Il Rapporto propone i risultati in relazione alle tre dimensioni analizzate dall’Audit, evidenziando
1. per quanto riguarda l’Orientamento ai cittadini:
1.1. un risultato migliore nell’accesso alle prestazioni sanitarie e alla personalizzazione delle cure e al rispetto della privacy, fattori che, a livello aggregato regionale, raggiungono risultati appena soddisfacenti (rispettivamente 71 e 64);
1.2. alquanto insoddisfacenti, invece, gli aspetti relativi alla tutela dei diritti e al miglioramento della qualità, al comfort, e soprattutto all’informazione e alla comunicazione;
1.3. leggermente migliore (anche se appena sufficiente) l’orientamento ai cittadini nei presidi ospedalieri delle Aziende Ospedaliere rispetto ai presidi ospedalieri a gestione diretta delle ASP;
1.4. risultati appena sufficienti nei Poliambulatori e nei Centri di Salute Mentale, ma alquanto mediocri nei Servizi per le Tossicodipendenze e soprattutto nei Distretti
2. per quanto riguarda l’impegno dell’azienda nel promuovere politiche di particolare rilievo (in materia di sicurezza, gestione del dolore, prevenzione, malattie croniche e oncologia):
2.1. una discreta attenzione generale agli aspetti della sicurezza, sia per i pazienti che per le strutture e gli impianti, che risultano essere, tra i 12 fattori dell’Audit, quelli ad ottenere i migliori punteggi assoluti (sempre come media regionale);
2.2. tale attenzione ai temi della sicurezza si abbassa leggermente passando dal livello delle politiche aziendali all’ambito dell’assistenza ospedaliera, pur rimanendo ancora su buoni livelli, e tende poi ulteriormente a ridursi nell’ambito dell’assistenza territoriale;
2.3. la gestione del dolore è un ambito di intervento complessivamente molto carente, sia a livello di politiche aziendali che di procedure e iniziative a livello dei servizi ospedalieri; colpisce, peraltro, una lieve sufficienza, comunque nell’ambito delle Aziende Ospedaliere e risultati invece scadenti nei presidi ospedalieri a gestione diretta delle ASP;
2.4. del tutto speculare, invece, l’attenzione ai temi della prevenzione, che riceve maggiore cura nei presidi ospedalieri delle ASP rispetto alle Aziende Ospedaliere; la prevenzione rimane comunque un ambito con risultati scarsamente sufficienti un po’ in tutti gli altri livelli di intervento.
3. da ultimo, sempre a livello aggregato, si conferma la tanta strada da fare per arrivare a livelli adeguati di coinvolgimento dei cittadini e delle organizzazioni civiche nelle politiche aziendali. Rispetto a questa terza componente si segnala, in particolare:
3.1. un livello di attuazione e funzionamento degli istituti di partecipazione degli utenti appena sufficiente;
3.2. uno scadente livello di coinvolgimento dei cittadini in altre forme di partecipazione e di relazione con l’azienda.
Non vi è dubbio che l’attività di Audit Civico e l’istituzione dei Comitati Consultivi Aziendali e della Consulta Regionale della Sanità potrà nel tempo trasformare questo fattore di debolezza strutturale in un elemento di forza e di rilancio della partecipazione in Sanità.
Dalla lettura dei dati si coglie una debolezza dei Distretti sanitari di base, quali sedi non ancora sufficientemente adeguate a rispondere ai bisogni dei cittadini, sia a livello di strutture che di servizi erogati. Simile il giudizio complessivo sui SerT, pur con tutte le diversità dei contesti territoriali ampiamente documentate nel Rapporto. Sufficiente il livello dei Centri di Salute mentale.
Complessivamente si conferma una maggiore attenzione alla qualità nell’assistenza ospedaliera rispetto al territorio, con valori mediamente superiori.
Se il gap strutturale può talvolta apparire una criticità, i dati dell’Audit ci mostrano anche che molto spesso il deficit delle strutture sanitarie è di tipo organizzativo e relazionale: una scarsa definizione di percorsi e processi di presa in carico, una carente informazione e comunicazione al paziente, inadeguati livelli di umanizzazione dei servizi. E’ su questi ambiti che spesso è possibile intervenire, anche con risorse limitate, con rilevanti impatti sulla qualità dei servizi, se vi è alla base una motivazione e una cultura del servizio e del miglioramento continuo. Una sfida spesso più di ordine culturale, prima ancora che economico e gestionale.
Sarà adesso compito di tutte le équipe locale che hanno realizzato l’Audit (formate da cittadini e professionisti delle strutture sanitarie) individuare presso ciascuna azienda le eventuali non conformità (vale a dire punteggi inferiori alla media regionale o agli standard) e proporre un piano di azioni correttive.
"Queste rilevazioni ci consentono di sviluppare un’azione utile – ha commentato Giuseppe Greco, segretario di Cittadinanzattiva Sicilia – a partire dalla metodologia ormai acquisita del coinvolgimento civico all’interno dell’organizzazione della sanità. Intensificare questo elemento di partecipazione democratica, grazie alle scelte strategiche dell’assessorato alla Salute che ha promosso una valutazione trasparente da parte dei cittadini, consentirà di rendere il sistema sanitario più strettamente legato al reale bisogno di salute dei siciliani".
Il convegno ha visto anche la presentazione del progetto formativo per i Comitati consultivi delle aziende sanitarie siciliane, a cura del Cefpas. Tali organismi, istituiti dalla legge 5/09 di riordino del SSR presso ciascuna azienda, sono costituiti da rappresentanti del volontariato civico e concepiti come organi collegiali indipendenti. Essi svolgono compiti di verifica della funzionalità dei servizi aziendali, di analisi sistematica dei dati relativi a segnalazioni, inefficienze e disfunzioni, e formulano pareri e proposte sui piani attuativi aziendali. Il tema dei comitati consultivi è stato legato a quello dell’Audit civico perché i Comitati sono uno degli strumenti istituzionalizzati previsti dal legislatore regionale per realizzare interventi concreti di miglioramento per la qualità dei processi assistenziali per i cittadini.