Esplode la protesta dei giovani medici specializzandi che nel decreto ‘Cresci Italia’ si sono visti aggiungere un comma che equipara le borse di studio superiori agli 11.500 euro annui ai redditi da lavoro dipendente, con conseguente imposizione IRPEF. ‘Ciò – sottolineano – ridurrebbe di circa 200-300 euro mensili il compenso economicodel medico in formazione specialistica, rendendo la borsa al netto delle spese di poco superiore ai 1000 euro. Non basta che siano i medici in formazione meno retribuiti dell’Unione Europea – rincara Federspecializzandi in una lettera al Governo firmata anche da numerose sigle mediche sindacali – che debbano pagarsi le spese professionali con la propria borsa di studio come acquisto di libri, iscrizioni a congressi, stage all’estero, quelle universitarie (2000 euro di tasse annue in media), l’iscrizione all’ordine dei medici, la quota previdenziale all’ENPAM, l’assicurazione contro la colpa grave. Non basta – soprattutto – che, continuando comunque a essere considerati dalla legge come studenti, con la loro attivita’ permettano lo svolgimento della gran parte delle attivita’ dei Policlinici Universitari’. Nella lettera si chiede ai ministri competenti ‘una richiesta di appoggio nell’abrogazione del comma approvato al Senato, non ritenendo accettabile l’applicazione dell’IRPEF a chi è destinatario di una borsa di studio’. E oggi le proteste si sono susseguite in tutta Italia. ‘Nel balzello – fanno notare i medici in Formazione Specialistica dell’Università La Sapienza di Roma – ci sono anche i contratti di formazione medica specialistica equiparati alle borse di studio nonchè gli assegni di studio erogati dalle regioni, ‘tutti importi attualmente esentati a norma della legge 476 del 13 agosto 1984”.
Per domani e’ in programma una manifestazione nazionale a Montecitorio.