Con i soldi della Lega Nord sarebbe stato pagato l’affitto di un’abitazione romana dell’ex ministro Roberto Calderoli. E’ quanto emerge da atti sequestrati dai Carabinieri del Noe nell’ambito dell’inchiesta delle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria sui rimborsi elettorali. Ma Calderoli rifiuta le accuse e in una intervista al CORRIERE DELLA SERA si difende: "Mi si infanga per aver avuto in dotazione da parte del movimento una casa-ufficio, quando io verso mensilmente 3 mila euro alla Lega Nord". Prende intanto quota in Parlamento la proposta di pellegrino Capaldo sulla riforma del finanziamento dei partiti. Ieri il testo di iniziativa popolare proposto dall’economista e’ stato presentato alla Camera dall’Udc e ha ricevuto l’apprezzamento di Pdl e Pd. Tornando ai guai in casa Lega, immediata è arrivata ieri sera la difesa di Calderoli da parte del Senatu’r, secondo cui "non c’è reato, i soldi erano del Carroccio". "Umberto Bossi – scrive LA STAMPA – scende dall’auto alle 21,30. Lo aspetta una ressa di tv, chi spinge, vasi e piante che rotolano. E lui che risponde con mezze frasi, e con fatica.
Non sapeva, non sapeva. Sapeva che Maroni non aveva la barca in Slovenia, ‘e se lo chiedevano a me facevano prima’. Lo aspettano i leghisti di Alessandria. ‘Sono brutti momenti, c’e’ da vergognarsi’, dira’ nel comizio lungo venti minuti.
Il comizio del non sapevo. ‘Spero che questo cinematografo finisca, e’ solo un film…’. Nella gran ressa davanti all’albergone con vista sull’autostrada pochi si accorgono che dalla macchina, in viaggio con lui da Milano, c’e’ Daniela Cantamessa, una delle due segretarie di via Bellerio intercettate al telefono con il tesoriere Francesco Belsito.
E Daniela, nella sala al primo piano, ora ascolta Bossi che ripete quel che aveva detto a Bergamo, nella "Notte delle scope" e delle scuse. Se c’e’ un colpevole e’ Belsito, se ce n’e’ un altro e’ il buon cuore di Bossi, che non ha saputo dir di no al vecchio tesoriere Maurizio Balocchi: ‘Me l’ha chiesto sul letto di morte, ma quel li’ aveva una faccia ambigua’. La tesi del complotto sfuma di qualche tonalita’.
Certo, i servizi segreti dovevano sapere di questo Belsito, ‘che ora dice di essere stato controllato da Maroni, ma io non ci credo’. Non parla di Rosy Mauro, ‘amen, non commento la sua espulsione’. Non parla di Cerchio Magico e famiglia e figli. ‘Ho chiesto alle mie segretarie perche’ non mi avevano informato che i figli prendevano i soldi da quel la’. ‘Per non darti dolore mi hanno risposto. Bestie!’. E concede poco altro sul ‘cinematografo’. ‘Vogliono annichilirci. Quello che e’ avvenuto non e’ giusto, ma la nostra colpa l’abbiamo gia’ scontata sui giornali (à)’".
E dalle pagine del CORRIERE DELLA SERA lo stesso Roberto Calderoli spiega che "’Era il mio ufficio per l’attivita’ politica, il problema non c’e’ Bobo e’ d’accordo’. ‘Ho appena parlato con Maroni. Mi ha chiesto della casa’. E lei cosa gli ha detto? ‘Che era in affitto e non era intestata al signor Calderoli Roberto.
Quella casa-ufficio era intestata alla Lega. Il problema, concordiamo, non esiste. Salvo che questa vicenda mi ha fatto un male pazzesco’. Ma era una casa o un ufficio? ‘Una casa utilizzata da un anno e mezzo come ufficio per il lavoro per il partito’. Era ministro. Non aveva altri spazi? ‘Serviva un luogo riservato dove trattare, anche con l’opposizione. E poi il mio ministero era senza portafoglio, non avevo l’alloggio come altri’. E per Bossi chi pagava? ‘Non so’. Perche’ a lei si’ e ad altri no? ‘Sono stato ministro con piu’ deleghe, altri parlamentari potevano stare a Roma solo due giorni.
Come coordinatore non ho mai percepito indennita’. Io alla Lega ho dato nel tempo 700 mila euro. Ma mi pare assurdo fare questi conti…’. I militanti che si autotassano anche per fare i volantini probabilmente li faranno. ‘Sono pronto a spiegarmi’. Ha mai valutato un passo indietro dal triumvirato? ‘Dieci minuti dopo la mia nomina e’ uscita quell’intercettazione sui "soldi a Cald". Ho detto a Bossi e al Consiglio federale: mi dimetto in attesa che si faccia la dovuta chiarezza. Loro hanno rifiutato. L’ho fatto anche quando si e’ detto che aiutavo un cementificio, notizia assurda. Hanno detto: resta qui’. E Rosi Mauro doveva lasciare la vicepresidenza? ‘Si’. Noi siamo dove siamo perche’ lo decide il movimento. Sulle altre vicende, chiariranno le indagini’. Maroni sara’ il nuovo segretario federale? ‘Lui ha detto che sosterra’ Bossi, se si ricandidera’. Con i dossier qualcosa e’ cambiato, pare. ‘Non penso. Troveranno una soluzione unitaria’".
Scende intanto il gelo fra il vecchio leader e il candidato piu’ accreditato a succedergli alla guida del Carroccio, Roberto Maroni. "Alle 10 del mattino Roberto Maroni – svela IL GIORNALE in un retroscena – era a Roma, convinto di incontrare Umberto Bossi in giornata. Determinato, Bobo, a ottenere spiegazioni su quel dossier che Francesco Belsito stava preparando su di lui: ‘Pretendo di sapere chi lo ha ordinato’. Inutile chiamare il Senatu’r subito, dicono che trovarlo sveglio a quell’ora sia come trovare la neve ad Alassio a ferragosto. ‘Alle 12 sono a Milano e poi vediamo’ ha detto ai suoi. Cosi’ alle 14 erano tutti convinti che Bobo fosse a casa di Umberto, a Gemonio. Perche’ lasciava squillare il telefono prima di buttar giu’, il segno che da’ quando vuol far sapere di non poter rispondere. Solo che poi Maroni e’ scomparso. In via Bellerio non s’e’ visto. Li’, del resto, a tenere banco per tutto il giorno e’ stato il caso Calderoli, che Bossi ha incontrato con Castelli. Il dato, al termine di una giornata convulsa, resta il gelo di Maroni.
‘Non sapevo del dossier di Belsito’ dice Bossi. (à) Con Bobo ne riparlera’ oggi a quattrocchi. Ma intanto ieri il Senatu’r ha annullato la sua partecipazione all’incontro pubblico di Borgomanero, dove invece andra’ Maroni. In principio l’iniziativa prevedeva la presenza del solo Bobo. Bossi si era aggiunto all’ultimo,come fece nel MaroniDay a Varese. Ma alle 16 di ieri ha deciso di non andare: ‘Non e’ il momento’.
Nelle stesse ore, Maroni su Facebook prometteva altra guerra: ‘Consiglio la lettura di Panorama , non solo per le put..ate che Belsito dice su di me (e ne paghera’ le conseguenze, tanto lui i diamanti ce li ha…), ma anche per la deliziosa vignetta’. Riferimento al gioco di somiglianze che il settimanale ha fatto accostando le foto di Belsito e Al Capone (à)".
Il SOLE 24 ORE dedica un articolo alla proposta Capaldo di riforma dei partiti, e scrive: "Prende quota concretamente in Parlamento la proposta di Pellegrino Capaldo di riforma del finanziamento dei partiti. Ieri il leader Udc Pier Ferdinando Casini ha fatto proprio il testo di iniziativa popolare depositato in Cassazione dall’economista e lo ha presentato formalmente alla Camera insieme alle firme di tutti i deputati Udc. Ed e’ riuscito a ottenere su quel testo il si’ degli altri due leader di maggioranza. A stretto giro di posta e’ arrivato infatti il si’ del segretario Pd Pier Luigi Bersani: ‘Casini ha detto si’. Noi non siamo lontanissimi da quel tipo di proposta.
Adesso sentiremo anche cosa dice Alfano’. Anche il segretario Pdl non si fa attendere e qualche ora aggiunge il suo gradimento a quello degli altri due leader: ‘L’idea di Capaldo di un x per mille e di un maggiore protagonismo dei cittadini nell’individuazione delle risorse per i partiti e’ la strada giusta. Se tutti si avvicinano a quella strada io sono contento e penso che sia possibile riuscirci’. Ad adiuvandum, Alfano annuncia la prossima presentazione di una proposta targata Pdl sul tema. Intanto però il Ddl sul controllo dei partiti firmato da Alfano, Bersani e Casini, già bocciato dal servizio studi della Camera, continua a collezionare pareri negativi. Ultimo quello del primo presidente della corte di Cassazione Ernesto Lupo che in una lettera al presidente della Camera Gianfranco Fini esprime tutte le sue perplessita’. Chiedendo, per 4 ragioni, di non essere coinvolto nella Commissione di controllo dei conti dei partiti. Prima di tutto, il compito della Commissione non sarebbe ‘compatibile’ con le funzioni giurisdizionali della Cassazione. Poi, sarebbe complesso presentare ricorsi in Cassazione contro eventuali sanzioni, visto che e’ sulla base delle osservazioni della Commissione da lui composta che i presidenti delle Camere dovrebbero comminarle. Terzo, lui ha troppo poco tempo. Già fa parte del Csm e di quello militare. Quarto, il primo presidente della Cassazione non può essere ‘subordinato’ al vertice della Corte di Conti al quale toccherebbe il compito di coordinare i lavori".