Il mondo politico italiano è in fibrillazione, e nei partiti è scattata la corsa a chi per primo si riorganizza. A partire dal centro, con Pier Ferdinando Casini che si è dimesso ieri da presidente dei deputati Udc per lavorare al progetto del nascente Partito della nazione. Una mossa che sta producendo reazioni a catena. Il Giornale si sofferma sulle mosse del Pdl: "Batte il ferro finchè è caldo. E a quanto pare Angelino Alfano non ha alcuna intenzione di smettere. L’eccessiva tassazione sulla casa da parte del governo Monti, infatti, resta per il segretario del Pdl un dei temi dirimenti rispetto a un sostegno all’esecutivo che, è vero, non è in discussione ma che rischia di creare al partito di via dell’Umiltà (qualunque sarà il suo nome e il suo simbolo dopo le amministrative) una discreta fuoriuscita di voti. Ma a Reggio Calabria – dove chiude gli stati generali del Pdl della Calabria – Alfano ne ha anche per Elsa Fornero. E infatti la linea del Pdl continua a essere sul doppio binario tasse-lavoro. Tanto cheancora ieri Alfano continuava ad insistere sulla cosiddetta flessibilita’ in entrata ripetendo che ‘non bisogna complicare la vita a chi deve fare le assunzioni’ perche’ ‘creare difficolta’ ad artigiani, imprenditori e commercianti non e’ il metodo migliore per rilanciare l’occupazione e l’innovazione’. Alfano torna poi sul futuro del Pdl. ‘Siamo il piu’ grande partito dell’ala moderata italiana e se i moderati vorranno avere un destino in Italia offriremo loro una prospettiva di governo’, dice lasciando chiaramente intendere che non lascera’ gestire la partita al centro a Pier Ferdinando Casini. Insomma, ‘sara’ il Pdl il motore del cambiamento’".
Scrive LA STAMPA: "Seduto su un divano in Transatlantico, il giorno dopo gli annunci di Casini e Pisanu, un dirigente Pd della minoranza, tra i piu’ informati sui movimenti tellurici nei tre poli, butta li’ una manciata di numeri ipotetici, che piu’ di una suggestione assumono il sapore di un brutto presentimento: un Pdl attestato al 15% e svuotato delle sue compagini piu’ moderate, idem per il Pd, ma sul lato sinistro del campo, dove la concorrenza delle forze di Vendola, Di Pietro e Grillo insieme potrebbero totalizzare il 20% dei seggi; e tutto il resto, un bacino di consensi potenziali del 35-40%, suddiviso tra il nascituro Partito della Nazione dei terzopolisti e un ipotetico listone civico nazionale; che per semplicita’ potrebbe esser definito ‘partito dei tecnici’. E anche se è evidente che trattasi solo di fantapolitica, queste domande segnalano se non altro quanto i movimenti centristi agitino anche i vertici Democratici, che pure non lo danno a vedere facendo finta di nulla. Perche’ se questo nuovo progetto di Casini si saldasse con il ‘partito dei tecnici’ (magari benedetto dai berlusconiani di fede montiana) la lunga corsa verso la vittoria alle urne del Pd (oggi in vantaggio nei sondaggi dopo lo spappolamento del centrodestra) potrebbe infrangersi contro un muro. Non sono infatti casuali le battute di Bersani che da giorni mette in guardia dalla tentazione di dare uno sbocco alla crisi della politica con nuove soluzioni ‘eccezionali’ come fu quella di Berlusconi nel ’94, facendo perno su una gigantesca sfiducia delle fasce piu’ popolari verso i partiti, alimentata per motivi diversi da tutti i media. (à) Non e’ un mistero, come ammette uno dei tre massimi dirigenti del Pd, che ‘al nostro interno vi siano personalita’ interessate a fare da sponda al cantiere di Casini. Ma sul piano del consenso elettorale questa operazione ci toglie terreno al centro e ci obbliga a recuperare a sinistra, anche se e’ stata fatta troppo presto con l’effetto di spaventare tutti e di frenare la mediazione in corso sulla legge elettorale’".
LA REPUBBLICA intervista il ministro Andrea Riccardi: Entrerebbe nel progetto centrista che Casini sta portando avanti? ‘Da ministro tecnico preferirei non esprimermi su questa o quella iniziativa. Ma sono convinto che i partiti siano decisivi perla democrazia. E guardo con interesse al loro rinnovamento. Infatti il rinnovamento e la proiezione politica che si stanno manifestando in queste ore sono il segno di come la sfida sia stata raccolta. Questa stagione di transizione politica puo’ essere occasione per un rinnovamento dei partiti stessi. Il governo dei tecnici non comporta una messa in mora dei partiti: e’ grazie al loro appoggio che e’ nato questo governo’. La preoccupa il vento di antipolitica che spira forte? ‘Si’, l`antipolitica mi preoccupa molto. Credo che questo paese abbia bisogno di piu’ politica e di una politica diffusa e partecipata dalla gente. E parlo di partecipazione attiva, non solo attraverso il voto. In ogni caso, i partiti restano strumenti essenziali per condividere idee e passioni, perche’ senza idee e senza passione non si costruisce. Il rischio dell`antipolitica c’è. Ma il governo tecnico non ha mai inteso cavalcarla. Ne ha mai considerato la politica democratica uno stanco rito cui sottoporsi. L`antidoto all`antipolitica è una buona politica’. Ministro, che ne sarà dei cattolici in politica da qui a un anno? La spinta di Todi si è già esaurita o qualcosa puo’ nascere in vista del- le Politiche?
‘Con Todi i cattolici hanno espresso l`esigenza di un governo forte, consapevoli dell`emergenza che attanagliava il Paese. Ora non si puo’ parlare dei cattolici come di una corrente che battezzerà un nuovo partito. Pero’ i cattolici sono una patrimonio di idee e di energie con cui interagire. Di certo non sono un partito ma sono una rete radicata tra la gente’".