Le sezioni unite civili della Cassazione hanno confermato la sanzione disciplinare della censura inflitta dal Csm nei confronti del giudice Teresa Casoria, presidente della nona sezione penale del tribunale di Napoli, a capo del collegio giudicante del processo ‘calciopoli’. Casoria era finita sotto procedimento disciplinare per alcune ‘intemperanze verbali’, anche con l’impiego di "espressioni particolarmente offensive" nei confronti di colleghi. Il tribunale delle toghe aveva ritenuto che il magistrato aveva "offeso la dignità e la reputazione professionali dei destinatari" delle sue espressioni, "serbando un contegno idoneo a ledere la propria immagine di magistrato e tale da rendere obiettivamente impossibile il normale svolgimento dell’attività della sezione". Il ‘tribunale delle toghe’ aveva assolto il giudice Casoria da alcuni episodi che le erano stati contestati, ma le aveva inflitto la sanzione disciplinare sulla base di diverse testimonianze: la sezione disciplinare aveva ritenuto che "non era necessaria alcuna particolare analisi linguistica per rendersi conto che gli episodi accertati, le riferite espressioni sprezzanti e il più delle volte volgari, utilizzate dalla dottoressa Casoria, e le stesse modalità, verbalmente fuori misura adoperate dall’incolpata, integravano condotte che superavano ampiamente la soglia della rilevanza disciplinare". La Suprema Corte, con la sentenza n. 6328 depositata oggi ha rigettato il ricorso del magistrato contro la decisione della sezione disciplinare, rilevando che, quest’ultima "ha adeguatamente e logicamente motivato" sulla "gravità degli episodi", consistenti "in comportamenti implicanti mancanza di controllo, aggressività verbale, e impiego di espressioni particolarmente offensive nei confronti di colleghi". Al riguardo, la Cassazione ha condiviso le motivazioni della sezione disciplinare secondo le quali negli episodi in questione non ha avuto "adeguata incidenza" la "situazione di stress in cui l’incolpata possa essersi trovata per effetto delle vicende da lei richiamate relative al processo di ‘calciopoli’.