Troppe tasse per i contribuenti italiani. L’allarme viene da due importanti istituzioni economiche, la Banca d’Italia e la Corte dei Conti, i cui rappresentanti ieri sono stati auditi alla Camera sul Def. Racconta IL SOLE 24 ORE: "’Passi importanti sono stati compiuti, alcuni più decisi, altri più esitanti’, ma ‘molto resta da fare’. E’ il giudizio di sintesi della Banca d’Italia, pronunciato ieri nell’audizione parlamentare sul Def dal suo vicedirettore generale, Salvatore Rossi. ‘I rischi connessi con il perdurare delle tensioni sui mercati del debito sovrano restano elevati – ha sottolineato – Essi richiedono di perseverare nelle politiche di risanamento dei conti pubblici, di avanzare nelle riforme a sostegno della crescita, di contribuire al rafforzamento degli strumenti per la stabilità finanziaria a livello europeo e globale’. Serve dunque ‘perseveranza’ sia nel rigore sia nel sostegno alla crescita per fare fronte a un mercato dei titoli sovrani che dopo la fase positiva di attenuazione delle tensioni è di nuovo sotto pressione. In tema di politica di bilancio il ‘contrappunto’ sviluppato dalla Banca d’Italia sembra riguardare in primo luogo il mix di misure adottate: le entrate delle amministrazioni pubbliche nel 2012 aumentano di 2,6 punti percentuali rispetto all’anno precedente e la loro incidenza sale dal 46,6% al 49,2%, si spiega nel testo. Come conseguenza ‘la pressione fiscale supera il 45 per cento, livello molto elevato sia in prospettiva storica sia nel confronto internazionale. L’incremento – si sottolinea – rispecchia gli inasprimenti di prelievo approvati nel corso del 2011’.
Questo forte aumento ‘ancorche’ concentrato sul prelievo riguardante la ricchezza e il consumo, deve essere temporaneo’ raccomanda la Banca centrale. ‘Raggiunto il pareggio di bilancio – ha spiegato Rossi ai parlamentari – i risultati del contrasto all’evasione e della razionalizzazione della spesa dovranno consentire di ridurre le elevate aliquote di prelievo’. Infatti ‘il lungo periodo di bassa crescita dell’economia prima della crisi globale, la recessione in corso, richiedono di concentrare gli sforzi della politica economica nel recupero di competitivita’ e nella creazione di condizioni favorevoli alla ripresa dello sviluppo’. Rossi ha chiarito che sotto il profilo del rispetto delle regole di bilancio europee, se verra’ garantita piena efficacia alle misure adottate nel 2011 il rapporto fra debito e Pil e’ comunque destinato a scendere nel 2013, senza necessita’ di misure aggiuntive, anche simulando uno scenario avverso (tassi d’interesse da subito piu’ alti di 1 punto rispetto alle assunzioni del governo e crescita del Pil pari a -1,7%). Ha tuttavia ricordato che il Fmi traccia un quadro meno favorevole per la finanza pubblica italiana (collocando il deficit/Pil all’1,5% l’anno prossimo) perche’ sconta per l’Italia una recessione piu’ forte e tassi d’interesse più elevati".
Sempre il quotidiano confindustriale sull’audizione della magistratura contabile cui aggiunge le parole del viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, e quelle del presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, anche queste pronunciate alla Camera. "Le manovre gia’ varate consentono all’Italia di garantire il pareggio di bilancio strutturale nel 2013 e di rispettare il criterio di riduzione del debito previsto dal Fiscal compact, il nuovo Patto di stabilita’ europeo. Il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, cerca di fugare i dubbi sulla tenuta del bilancio pubblico italiano, riacutizzati dalle nuove ondate di euroscetticismo che imperversano sui mercati. (à) Toni molto preoccupati per il rischio di un corto circuito tra crescita e rigore’ sono emersi invece nel corso dell’audizione del presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino: ‘L’urgenza del riequilibrio dei conti si e’ tradotta inevitabilmente nel ricorso al prelievo fiscale, forzando una pressione gia’ fuori linea nel confronto europeo e generando le condizioni per ulteriori effetti recessivi’.
Prendendo a riferimento il 2013 (l’anno del close to balance) si puo’ calcolare – ha aggiunto Giampaolino – che ‘l’effetto recessivo indotto dissolverebbe circa la meta’ dei 75 miliardi di correzione netta attribuiti alla manovra di riequilibrio’. In pratica, andrebbero in fumo oltre 37 miliardi di intervento, per via del fatto che il ciclo economico apre nuove falle nei conti pubblici. ‘La pressione fiscale salira’ dal 42,5% del 2011 a oltre il 45% per l’intero triennio successivo’ ha aggiunto ricordando che la componente fiscale delle manovre e’ ‘altissima: l’82% nel 2012, quasi il 70% nel 2013 e oltre il 65% nel 2014’.
Tornando alla relazione del viceministro Grilli, nonostante l’aumento dell’obiettivo di deficit nominale (che sara’ allo 0,5 % nel 2013, ndr) il vice di Mario Monti a Via XX settembre ribadisce che l’Italia si e’ impegnata a garantire il pareggio di bilancio nel 2013 in termini strutturali, cioe’ al netto della componente ciclica e delle una tantum. E il Governo punta a un bilancio strutturale in avanzo di 0,6 punti di Pil l’anno prossimo. Nel Def il peggioramento del deficit nominale deriva dalla recessione piu’ forte del previsto: il governo ha infatti rivisto la stima sul Pil del 2012 a -1,2 dal precedente -0,4 per cento. Previsioni che appaiono ottimistiche se confrontate con il -1,9% stimato per quest’anno dal Fmi, secondo il quale la recessione si protrarra’ anche per buona parte dell’anno prossimo e comportera’ nel 2013 un deficit pubblico all’1,5% del Pil.
Ma, ha fatto osservare ieri Grilli, ‘la strategia di rigore contenuta nel Def non e’ messa in dubbio da nessuno. Neanche l’Fmi – ha tenuto a sottolineare – chiede piu’ di quanto gia’ fatto’. A garanzia del risanamento il Governo punta anche sulla spending review. Date le sorde resistenze ai tagli che si stanno manifestando anche all’interno del Governo, ieri Grilli ha sollecitato una ‘condivisione politica’ di questa strategia. Nell’escludere nuove manovre, Grilli ha negato anche che il Governo abbia allo studio ‘patrimoniali o altri interventi fiscali’. Infine l’Istat. Il presidente Enrico Giovannini ha detto che le famiglie italiane non riescono piu’ a mettere soldi da parte e il crollo del risparmio e’ ormai ‘senza precedenti, ma va notato come essa sia iniziata prima del biennio 2008-2009’. Infine Giovannini ha lanciato l’allarme sul futuro dell’istituto di statistica che ‘in base al finanziamento ordinario gia’ deliberato per gli anni 2013-2014 non sarebbe in grado di formulare il proprio bilancio con la conseguente nomina di un commissario’".