Il numero delle farmacie che si potrebbero aprire a seguito del decreto sulle liberalizzazioni "Cresci Italia" sarà inferiore a quanto auspicato da governo e cittadini. E’ quanto denuncia il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti dopo la chiusura della prima fase in cui le amministrazioni comunali dovevano indicare la localizzazione delle nuove sedi farmaceutiche. E’ una "babele" di comportamenti diversi – dichiara il Presidente del MNLF Vincenzo Devito – con la costante tendenza ad aprire il minor numero di esercizi sul territorio. Il fatto più eclatante è che alcune regioni capofila, come Lombardia, Veneto, Lazio, Umbria, Piemonte e in parte anche le Marche, abbiano interpretato alcuni termini della legge in senso restrittivo, e là dove scattava una nuova sede perché il nuovo quorum veniva superato per il 50% le amministrazioni abbiano deciso di rinunciare ad aprire un nuova farmacia. Comportamenti "tattici" per riservare poi in un futuro prossimo queste nuove sedi alla gestione comunale. Intanto, i cittadini vengono privati dell’ampliamento del servizio e qualche sindaco giustifica "candidamente" questa scelta dichiarando che il suo comune non ha necessità di nuove farmacie. E’ chiaro che il parere dei titolari di farmacia, benché negato espressamente dalla legge, ha fatto sentire il proprio peso nelle scelte dei comuni e in particolare sul luogo ove istituire la nuova sede. Anche in questo caso legandosi ad interpretazioni limitative, i comuni hanno indicato zone scarsamente popolate, lontano dai centri abitati e soprattutto lontano dalle farmacie già esistenti. In numerosi casi le zone individuate non consentiranno la "sopravivenza" economica e questo malgrado nei centri cittadini vi siano interi quartieri di oltre 10.000 abitanti con una sola farmacia. Diverse amministrazioni comunali hanno fatto il loro dovere senza guardare in faccia nessuno, ma non sono la maggioranza in un Paese ove gli interessi corporativi sono radicati. A volte, è il caso del comune di Ancona, si è fatto finta d’ignorare la legge, e invece d’approfittare di una norma contenuta nel decreto che consente l’ulteriore apertura di una farmacia nelle stazioni marittime in aggiunta a quelle spettanti dal nuovo quorum, si è preferito far rientrare questa sede in quelle previste in base alla popolazione, rinunciando di fatto a una farmacia. A questo punto è inderogabile l’intervento del Ministero della Salute perché faccia chiarezza su alcune interpretazioni "bizantine" e conservatrici della legge, anche perché sono stati annunciati centinaia di ricorsi già in questa prima fase che rischiano di bloccare l’intero procedimento.