Pur "senza abbracciare le tesi radicali, e a volte ingenue della cosiddetta decrescita", il giornale dei vescovi Avvenire dedica un editoriale di prima pagina alla crisi economica e, pur sposando l’idea sempre più diffusa che "basarsi unicamente sul ‘patto fiscale’ non solo è troppo poco, ma rischia di peggiorare ulteriormente la situazione economica", sottolinea che è però necessario andare "oltre il Pil, con i capitali civili".
"Occorre essere coscienti che la domanda più importante sulla crescita è proprio il ‘che cosa?’", scrive sul quotidiano Cei l’economista Luigino Bruni. "Quando si pensa alla crescita, normalmente si pensa alla crescita del Pil. E si sbaglia, perché, anche se non lo si dice mai, questa crisi è stata generata pure da una crescita sbagliata del Pil. In questi ultimi decenni, infatti, il Pil è cresciuto troppo e male, poiché è cresciuto – e cresce – a spese dell`ambiente naturale, sociale, relazionale, spirituale, alimentando l`ipertrofia della finanza speculativa".
Se il concetto di Pil – ricorda ‘Avvenire’ – è nato nel Settecento dalla "intuizione geniale e rivoluzionaria" di misurare la forza economica di un paese non solo dagli stock ma dal flusso rappresentato dai capitali, oggi è "urgente che gli stock e i capitali ritornino a occupare il cuore della scena economica sociale e politica. Il tema ambientale, ma anche quelli relazionale e sociale – drammaticamente centrali – sono forme di stock e non di flussi, capitali accumulati durante millenni (o milioni di anni, nel caso dell`ambiente), che oggi la corsa per aumentare i flussi di reddito sta danneggiando e deteriorando".