"La soluzione migliore è creare un sistema di finanziamento privato che consenta al cittadino di elargire in funzione di un determinato ‘servizio politico’ che il partito gli garantisca. Penso a tal fine ad associazioni in cui i cittadini discutano, si confrontino, controllino". Giuliano Amato, da pochi giorni nominato dal governo Monti consulente sui costi della politica, spiega, in un intervista a ‘Repubblica’, la sua idea per riformare i partiti.
"In Germania il sistema sta prendendo corpo e più è rilevante il contributo volontario tanto più il cittadino risulta esigente" aggiunge. Uno dei nodi è finanziamento ai partiti, questione invisa ai cittadini e al centro di una serie di scandali, dalla Lega Nord alla Margherita. "Il rimborso in quanto tale non lo contesta nessuno – osserva Amato -. Quel che ha indignato gli italiani è che si sia chiamato rimborso il finanziamento ordinario della vita dei partiti, aggirando il referendum del ’93. E poi, se le spese elettorali sono cinque, perché il rimborso deve ammontare a cinquanta?"
I controlli secondo Amato devono essere affidati "alla Corte dei Conti più che a organismi misti composti da tre giudici ordinari, tre della Corte dei Conti e un consigliere di Stato e mezzo.
Questi sono organismi posticci, riunioni di persone, non organi di controllo". Il testo alla Camera, intanto, vaggia tra un rinvio e l’altroà "Mi sembra originale – conclude Amato – presentare un testo senza dire nulla sulla tranche di rimborsi che, in base alla legislazione esistente, sono in attesa di essere pagate. Sarà perché le banche hanno già cartolarizzato quelle quote? Allora tutto diventa complicato. Forse hanno quel problema lì".