La crisi inevitabilmente aumenta la quantità di immobili sottoposti a pignoramento: fallimenti di aziende e mutui non pagati coinvolgono i patrimoni di milioni di famiglie e troppo spesso la casa di famiglia e quindi la prima casa. Da alcune statistiche, inoltre, risulterebbe che quasi due terzi dei beni immobili pignorati, sono abitazioni e di esse il 70% valgono meno di 200 mila euro. Non abitazioni di lusso, ma le case del cittadino medio. Ma sono gli strumenti per rendere pubblica la vendita dei beni sottoposti ad esecuzione che offendono la dignità dei debitori, ledendo la loro privacy e quella dei loro familiari: è la prassi, infatti, che un debitore esecutato si ritrovi la propria casa all’asta con le fotografie degli ambienti domestici, anche delle camerette dei propri figli, pubblicate in bella vista su internet. È una procedura vergognosa, per Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che dev’essere immediatamente fermata con un decreto ad hoc. Perché se è legittimo procedere al recupero dei crediti nelle forme garantite dalle procedure di legge, è assolutamente ingiusto offendere la dignità delle persone con la pubblicazione, quasi come una sorta di moderna gogna, delle immagini delle mura domestiche sui siti on line delle aste giudiziarie e per tali ragioni visibili a tutto il pubblico della rete.
Per tali ragioni, Giovanni D’Agata si attiverà presso i gruppi parlamentari dell’IDV affinché venga inserito un apposito emendamento che ci auguriamo trovi il favore di tutte le forze parlamentari e del governo attuale.