CANDIDATURE COMPRATE ESENTASSE, NUOVI GUAI PER LA LEGA

La chiamavano ‘donazione’, 2 mila euro per la prima candidatura e 2.400 per le successive per tutti i 60 mesi della legislatura. Soldi con cui, secondo la Procura di Forlì, si comprava il posto nelle liste della Lega Nord. A parlarne con i magistrati, che ieri sera hanno disposto l’ennesimo blitz nella sede milanese di via Bellerio da cui sono stati prelevati nuovi documenti, è stata Nadia Dagrada, la custode insieme a Francesco Belsito della cassaforte del Carroccio, secondo cui di quelle ‘donazioni’ se ne stipulavano a centinaia in un solo giorno. Con un meccanismo non del tutto impeccabile dal punto di vista fiscale, secondo la Procura di Forlì che, data la vicinanza con San Marino, è specializzata in evasioni fiscali. ‘Tutti i nostri eletti sono tenuti a versare un contributo al movimento’, spiega la segretaria amministrativa della Lega nei verbali dell’interrogatorio rilasciato ai magistrati. ‘L’impegno viene formalizzato tramite una scrittura privata – aggiunge – ossia un impegno del candidato che usufruisce delle spese elettorali sostenute dalla Lega Nord per la campagna elettorale a rimborsarne almeno una parte al movimento’. In pratica prima delle elezioni, politiche o europee, il candidato ‘papabile’, cioe’ quello che si pensa verrà eletto, sottoscrive con il partito l’impegno a versare la somma prevista. ‘Dopo l’elezione – spiega ancora nei verbali la Dagrada – la scrittura privata viene trasformata in atto pubblico dal notaio’. Questo ‘per evitare situazioni avvenute nel passato, in cui il candidato fuoriuscito dal movimento dopo l’elezione non voleva effettuare i versamenti – aggiunge la segretaria amministrativa del Carroccio – come nel caso di Irene Pivetti’.
Secondo i magistrati, questo meccanismo presenterebbe pero’ alcune irregolarita’. In primo luogo, infatti, si tratterebbe di una donazione non solo simulata, ma addirittura nulla, perche’ il donatore si impegna per beni – la carica per la quale si candida – di cui non dispone. Inoltre, sempre secondo l’accusa, dal punto di vista fiscale non sarebbe tutto a posto.
Il marchingegno notarile, e’ l’ipotesi dell’accusa, serviva infatti agli eletti per detrarre dall’imposta lorda il 19% e alla Lega a non pagare alcuna imposta, dal momento che i partiti sono esenti dall’imposta di donazione. La prassi scrittura privata-atto notarile sarebbe stata introdotta direttamente dal Consiglio Federale della Lega Nord a partire dal 2001, mentre la sola scrittura privata verrebbe utilizzata dall’anno prima. ‘E’ nel mio computer’, riferisce Nadia Dagrada ai magistrati. Che, dopo aver indagato il deputato romagnolo Gianluca Pini per una vicenda di millantato credito, ora dovranno approfondire questo nuovo filone d’indagine da cui potrebbero scaturire altri guai giudiziari per la Lega Nord.