Lega: Bossi e figli indagati a Milano

Fa subito rumore, nei palazzi della politica, la notizia dell’iscrizione di Umberto Bossi e dei figli Renzo e Riccardo nel registro degli indagati. Un comunicato firmato dal procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati informa che il leader della Lega e i due figli risultano indagati – e hanno pertanto ricevuto la contestuale informazione di garanzia – assieme a Piergiorgio Stiffoni, senatore recentemente dimessosi dal Carroccio, e a Paolo Scala, consulente su cui pende l’accusa di riciclaggio. L’ipotesi di reato che riguarda Bossi e’ quella di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, che il Senatur, dimessosi da leader del movimento in seguito all’inchiesta giudiziaria, avrebbe commesso in concorso con l’ex tesoriere Francesco Belsito. Insomma, il leader del Carroccio secondo i magistrati non poteva non sapere dell’impiego distorto del denaro che veniva fatto. Per i figli del Senatur, Renzo e Riccardo, l’accusa è di appropriazione indebita, per aver utilizzo denaro pubblico per spese personali. Stessa accusa, ma "tramutata" in peculato in virtu’ del suo ruolo, per il senatore Stiffoni.
Il parlamentare aveva infatti accesso al conto del gruppo della Lega di Palazzo Madama e i magistrati sospetto che li abbia utilizzati per fini personali. Intanto, proprio nel giorno dell’iscrizione sul registro degli indagati di Bossi, Roberto Maroni ha postato sulla sua pagina Facebook il programma per far ripartire il Carroccio: "Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c’e’ posto nella Lega del futuro".

Secondo l’ex direttore della Padania, Leonardo Boriani, Bossi era manipolato dal cerchio magico. Commentando a Sky tg 24 pomeriggio l’iscrizione sul registro degli indagati del Senatur, Boriani ha raccontato la sua esperienza personale: "Vivendo vicino a lui molti giorni alla settimana, mi ero reso conto che era diventata una situazione imbarazzante". I reponsabili sarebbero, per il giornalista, i "cerchisti" di piu’ stretta osservanza: il capogruppo al Senato Federico Bricolo, il governatore piemontese Roberto Cota, Rosi Mauro, l’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni e lo stesso Belsito. Furono loro, ricorda Boriani, ad averlo in piu’ occasioni avvicinato per fargli capire che il suo ciclo alla guida del quotidiano del Carroccio era finito.
"Qualcosa non andava nella Lega quando ho lasciato 30 dicembre scorso e negli ultimi sei mesi l’aria era stagnante", ha aggiunto Boriani, che parla di "uno scontro arrivato a livelli molto alti" e "Bossi era in mezzo a due fuochi: Maroni che reclamava spazi nuovi, dall’altro un gruppo che difendeva i suoi interessi e le proprie priorita’.
Bossi era incastrato in questo meccanismo".

"Adesso stanno esagerando contro di noi", commenta al VELINO l’europarlamentare della Lega Matteo Salvini in riferimento all’iscrizione sul registro degli indagati di Umberto Bossi nell’ambito dell’inchiesta sull’uso dei fondi pubblici da parte del Carroccio. "Fra quattro giorni si vota e guarda caso adesso esce questa notizia", aggiunge l’esponente leghista, che si lascia andare a un bellicoso "se vogliono la guerra, guerra avrannoà La nostra pulizia e’ iniziata, adesso inizieremo a chiedere conto di come hanno usato i finanziamenti gli altri partiti". Ma Bossi era manipolato dal cerchio magico come ha ipotizzato l’ex direttore della Padania, Leonardo Boriani? "Non lo so, a questa domanda non rispondo".