Le parole di Pier Ferdinando Casini al termine del colloquio con Mario Monti non lasciano dubbi: "Tutti i partiti della maggioranza tornino a sostenere responsabilmente il governo". La controdeduzione è facile: al momento non tutti i partiti sostengono l’esecutivo con la stessa convinzione di qualche mese fa. Una preoccupazione che ha percorso tutto l’incontro tra il leader centrista e il premier.
In realtà, più nelle parole di Casini che in quelle di Monti, descritto come "freddo e determinato", non intenzionato a lasciar trasparire emozioni. Ma la situazione internazionale, avrebbe ribadito ancora una volta Monti, non consente il minimo sfilacciamento nella maggioranza: il ritorno alle urne della Grecia, il rischio dell’uscita dall’euro di Atene, le possibili ripercussioni sull’Italia. Un quadro preoccupante, quello che precede il vertice G8, che mal si concilia con la situazione interna: durante l’incontro tra Monti e Casini, la constatazione di un diverso clima è stata svolta con franchezza, così come già ieri nel colloquio con Silvio Berlusconi il premier aveva lamentato i continui attacchi di esponenti pidiellini alle politiche del governo. E quello che accade in Parlamento, sarebbe stato il ragionamento, è sotto gli occhi di tutti, a cominciare dall’atteggiamento del Pdl sul ddl anti corruzione. Per non parlare della minaccia di Angelino Alfano di non votare il fiscal compact se dalla Ue non arriveranno segnali chiari sulla crescita. Ma anche Bersani insiste su politiche per la crescita più incisive, anche se il suo turno per incontrare Monti sarà solo al ritorno del premier dal G8.
La spiegazione che Casini consegna alle telecamere è che il deteriorarsi del clima sia dovuto agli imminenti ballottaggi per le amministrative, ma nessuno si nasconde il rischio che – passate le elezioni locali – i partiti mantengano inalterati i toni, lanciando una lunga campagna per le politiche. Tanto più se il pressing in Europa di Monti per ottenere un diverso trattamento sulle spese per investimenti "veri e genuini" e per una "soluzione europea" ai debiti della P.A. verso le imprese dovesse restare ancora a lungo senza risultati.
Per questo il premier si prepara a un primo segnale ‘interno’ sul fronte dello sviluppo, con il ministro Corrado Passera ormai pronto a portare in Cdm – probabilmente dopo il Consiglio Ue informale del 23 – un pacchetto di misure a costo zero, e i decreti per la restituzione di parte dei crediti alle imprese, quelli già certificati, pronti ad essere varati. Segnali per il Paese, prima di tutto – spiega una fonte di governo – ma anche per i partiti, che – è la speranza – potranno a quel punto sostenere più serenamente l’esecutivo.