
"Lusi tira in ballo tutti i leader della Margherita". Titola così LA REPUBBLICA l’articolo sul memoriale consegnato dall’ex tesoriere della Margherita alla giunta per la autorizzazioni del Senato. In un retroscena il CORRIERE DELLA SERA fa invece il punto sui nuovi accertamenti disposti dalla Procura di Roma.
"Sono segrete – si legge sul giornale di Largo Fochetti – , le parole che Luigi Lusi ha detto mercoledì notte alla giunta per le immunità del Senato. Il resoconto che si trova sul sito di Palazzo Madama è "sommario", non dice nulla. Ma parlano i senatori che hanno ascoltato l’ex tesoriere della Margherita. Quelli che gli faranno altre domande, mercoledì. E che poi decideranno quale parere dare all’aula: il sì all’arresto richiesto dalla procura, o il no per la presenza di fumus persecutionis. Circolavano versioni diverse ieri al Senato, filtrate a seconda delle sensibilita’, e delle convenienze. Incrociavano vecchi veleni democristiani e nuove competizioni sulle spoglie elettorali. Quel che e’ certo, ascoltando tutti gli schieramenti, e’ che oltre a quelli di Francesco Rutelli, Enzo Bianco e Matteo Renzi, il senatore ha fatto altri nomi. Incalzato dal relatore del Pdl, Ferruccio Saro, Lusi ha spiegato che a un certo punto nella Margherita si era deciso di spartire i soldi tra popolari e rutelliani, al 60 e 40 per cento, e che in base a questo avrebbe finanziato attivita’ politiche di diversi leader. Non direttamente pero’, interagiva con persone di loro fiducia – le identificava come appartenenti a una corrente o a un’altra – che gli portavano le fatture dei diversi eventi. Dice anche, Lusi, che ‘e’ verosimile che alcune di quelle fatture fossero per prestazioni mai realizzate’. I nomi non li collega ai pagamenti. Solo dopo, quando gli chiedono chi fossero i capi di quelle correnti, cita Rosy Bindi, Beppe Fioroni, Dario Franceschini come popolari. Paolo Gentiloni ed Ermete Realacci come rutelliani. Risponde anche a chi gli chiede dei dipendenti del partito: ‘Sono confluiti nel Pd, ma finche’ ci sono stato io – a gennaio – 4 o 5 erano distaccati alla Margherita, e lavoravano per l’Api di Rutelli’. L’ex sindaco di Roma e’ furioso gia’ al mattino: ‘E’ un ladro senza vergogna – dice di Lusi – un mentitore e inquinatore pericolosissimo’. Enzo Bianco – cui il tesoriere avrebbe dato fino a 5mila euro mensili – si difende: ‘La mia azione e’ assolutamente legittima, nel rispetto assoluto delle regole, con contratti regolarmente depositati e sulla base di somme accreditate in banca e controllate’. Il senatore aveva citato anche una societa’ del marito della segretaria di Bianco, cui sarebbero andati 150mila euro. Mario Minnelli, via e-mail, ci spiega che i soldi fatturati con regolare contratto alla Margherita sono 105mila, e che ‘a fronte di questo importo la M&S, societa’ costituita nel 1999, fornisce al senatore Bianco una serie di prestazioni come risulta documentato da regolari contratti’. Reagisce anche Matteo Renzi (cui Lusi avrebbe dato 70mila euro): ‘Rispondere a queste accuse e’ umiliante. Il giochino e’ chiaro: si vuole far credere che siamo tutti uguali. E che anche quelli che chiedono di abolire il finanziamento pubblico ai partiti sono come gli altri’. Ripete di non aver preso una lira, ‘come dimostrano bonifici, assegni e documenti’. Tra i popolari, Beppe Fioroni lo ha detto fin dall’inizio: ‘Se Lusi ha finanziato iniziative politiche o elettorali di persone della Margherita, poi transitate nel Pd, anche miei amici, ha fatto una cosa perfettamente legittima. I finanziamenti elettorali a questo servono. Ma non c’era alcun patto spartitorio’. Come Dario Franceschini: ‘La Margherita sosteneva singole iniziative a ogni livello, senza nessun patto spartitorio, ma come avviene in tutti i partiti secondo modalita’ decise dal tesoriere’. ‘Finanziare iniziative politiche era piu’ che lecito, doveroso – dice il "rutelliano" Gentiloni – niente a che fare con i reati su cui giustamente indaga la magistratura’".
"Sono agli atti dell’inchiesta dei magistrati romani i versamenti ai politici della Margherita indicati da Luigi Lusi". Inizia cosi’ il retroscena del CORRIERE. "Ma finora nessun accertamento e’ stato svolto per verificare se quelle dazioni avessero fini politici oppure se fossero di natura personale. E dunque i pubblici ministeri ú spiazzati dalle dichiarazioni fatte dall’ex tesoriere in Parlamento ú sono adesso costretti a una corsa contro il tempo per verificare se la consegna del denaro fosse legittima o se invece possano esserci altri casi di appropriazione indebita. Proprio il reato gia’ contestato a Lusi per aver usato i soldi del partito come fossero propri comprando case e ville, ristrutturando appartamenti e soprattutto trasferendo i capitali all’estero. E dovranno farlo anche per smentire quell’accusa di ‘fumus persecutionis’ che Lusi ha evidenziato nella sua memoria consegnata alla giunta del Senato cercando di evitare l’autorizzazione all’arresto ordinato dal giudice di Roma Simonetta D’Alessandro. Il senatore e’ accusato di essere il capo di un’associazione a delinquere, insieme con la moglie e due commercialisti, che avrebbe sottratto oltre 25 milioni dalle casse del partito. Soldi dei rimborsi elettorali percepiti pure dopo la fusione con i Ds e la nascita del Partito democratico. Durante il suo interrogatorio del 28 marzo scorso in Procura, Lusi ha sostenuto di essere stato il garante di una spartizione tra le varie correnti del partito e di aver agito come fiduciario della Margherita. Una tesi ritenuta non credibile dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesci, anche perche’ smentita dalla stessa moglie di Lusi Giovanna Petricone, arrestata il 4 maggio e tuttora ai domiciliari. Il 3 aprile la donna ha infatti rivelato come gia’ ‘nel 2006 Luigi mi disse che il suo progetto era quello di gestire i fondi della Margherita in modo del tutto autonomo. Voleva investire in immobili per alimentare il futuro della sua carriera politica e mi disse che se la sua carriera fosse finita, il patrimonio sarebbe rimasto alla nostra famiglia’. Le indagini hanno effettivamente dimostrato l’autonomia di Lusi nel pagare cene, viaggi, feste e altri lussi con i soldi del partito. Ma l’acquisizione di tutta la documentazione contabile ha mostrato anche le centinaia di assegni e bonifici che tra il 2008 e il 2011 il tesoriere ha autorizzato. E i controlli effettuati dalla Guardia di Finanza e dai consulenti della Banca d’Italia nominati dagli stessi pubblici ministeri avevano gia’ evidenziato i versamenti mensili per Enzo Bianco e il finanziamento al Centro per un futuro sostenibile (Cfs), la fondazione di cui Francesco Rutelli e’ presidente. Sia Bianco, sia Rutelli sono stati interrogati come testimoni nell’ambito dell’inchiesta. Nel verbale del 20 aprile scorso, Bianco specifica che ‘per parte mia era una continua discussione per il pagamento dei miei collaboratori. Per evitare di assumere oneri come Margherita Lusi mi "costrinse" ad assicurarmi la loro collaborazione con contratti co.co.co sempre a carico del partito ma meno onerosi e senza che la Margherita potesse trovarsi in difficolta’ con riferimento a future richieste di assunzione’. Nulla pero’ dice riguardo a quei 5.000 euro che riceveva ogni mese e quindi e’ possibile che sia chiamato a fornire ulteriori spiegazioni. Nel suo verbale del 3 aprile Rutelli assicura che ‘Lusi godeva di generale fiducia e di assoluta autonomia’ e specifica come ‘tutti gli esponenti della Margherita che per le loro iniziative politiche e culturali si rivolgevano al tesoriere, avevano titolo per ricevere sostegno’. Le nuove verifiche saranno allargate agli altri politici della Margherita che secondo Lusi avrebbero ottenuto finanziamenti. E serviranno a stabilire se le finalita’ dei versamenti fossero effettivamente quelle previste dalla legge. Per farlo, si dovra’ ricostruire il percorso dei soldi e il loro l’utilizzo. Ma, a questo punto, bisognera’ anche scoprire chi fosse informato di come veniva gestito il denaro. Ieri mattina il legale della Margherita Titta Madia si è presentato in Procura per sollecitare una nuova convocazione. A questo punto appare però probabile che i magistrati attendano l’esito delle verifiche investigative prima di chiedere nuove spiegazioni ai diretti interessati".