Boffo: è furto pubblicare lettere a papa, voglio difendere Chiesa

Dino Boffo ha scelto gli studi della tv della Cei, Tv2000, che da circa un anno è tornato a dirigere, per rispondere alla pubblicazione, nell’ultimo libro di Gianluigi Nuzzi, ‘Sua Santità’, delle sue lettere riservate dirette a papa Benedetto XVI. Lettere in cui l’ex-direttore di Avvenire accusava Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, di aver passato al Giornale di Vittorio Feltri il documento, poi rivelatosi falso, che lo descriveva come omosessuale condannato per molestie, in una campagna descritta dallo stesso Boffo come ‘killeraggio’ mediatico. Nell’intervista di questa mattina a TV2000, Boffo non è entrato nel merito del contenuto delle lettere e delle accuse da lui rivolte a Vian ma ha prima di tutto difeso la sua strategia del ‘silenzio’ davanti agli attacchi di cui era stato fatto oggetto nell’estate del 2009: ‘attaccato, non risposi’. Poi spiega di aver fatto di tutto perchè le sue lettere al papa non venissero rese pubbliche: prima rifiutando l’invito di Nuzzi alla trasmissione ‘Gli intoccabili’ su La7, poi provando a scongiurare in extremis l’uscita del libro. E questo anche se lo stesso Boffo ammette che potrebbe essere felice che ‘un po’ di chiarita’ venga fatta’ su una vicenda, dato che lui ne esce come un ‘beneficiato’: ‘Non avevo nulla da nascondere, avevo scelto il silenzio perche’ parlare per meta’ sarebbe stato un parlare non giusto – ha spiegato – la verita’ o si dice o non la si dice’. Ma la sua preoccupazione fondamentale, ha spiegato Boffo ai telespettatori della tv della Cei, e’ stata quella di tutelare il bene della Chiesa, gia’ colpita in questi ultimi mesi da numerosi scandali e fughe di documenti: ‘Di queste rivelazioni non sono felice perche’ l’immagine della Chiesa ne viene sporcata’, spiega. Il suo unico interesse, aggiunge, è ‘salvare l’immagine della Chiesa, perche’ la chiesa è mia madre, e la madre è bella’. Boffo dice di non voler ‘denigrare’ il ‘collega Nuzzi’ ma lo definisce un ‘ricettatore’ per aver accettato e deciso di pubblicare documenti frutto certamente, a suo dire, di un ‘furto’, di un ‘latrocinio’. ‘Noi giornalisti – dice l’ex-direttore di Avvenire – rispondiamo all’assioma che la verita’ non va mai taciuta’ ma questo vale ‘finche’ si non toccano i diritti fondamentali delle persone, i diritti di privatezza’. In risposta alla pubblicazione del libro, Boffo invoca l’intervento del garante della privacy e della authority della comunicazione, si chiede come possa essere cosi’ debole la sicurezza in Vaticano da far si’ che ‘lettere confidenziali scritte all’appartamento papale vengono rese note in un un libro’, suggerisce cambiamenti alle leggi nazionali e internazionali per evitare che si ripetano simili casi di ‘discutibilissimo diritto di cronaca’. Durante la sua intervista, l’ex-direttore di Avvenire racconta anche uno scambio di sms tra lui e Nuzzi successivo alla pubblicazione di ‘Sua Santita”: a Boffo che accusava ‘per denaro saresti capace di vendere tua madre’ Nuzzi avrebbe risposto che se avesse messo da parte le lettere, di cui era a conoscenza anche il Fatto Quotidiano, sarebbe stato considerato ‘un ricattatore’: ‘Ho sbagliato a non avvisarti e di questo mi scuso – avrebbe scritto ancora Nuzzi a Boffo -. Finalmente la verità emerge’.