
Il cardinale Angelo Bagnasco dà una mano a Mario Monti e bacchetta i partiti che sembrano volersi "ritrarre" dal sostegno al Governo. Il presidente della Cei ha aperto nel pomeriggio in Vaticano l’assemblea generale di primavera – il ‘parlamento’ dei vescovi italiani – con una prolusione che, in un momento di incertezza segnata dalla crisi dell’euro, dal terremoto in Emilia Romagna e dall’attentato di Brindisi, pungola il mondo politico a proseguire l’azione di rinnovamento dell’esecutivo tecnico.
E’ "importante" che le riforme "necessarie" siano "ora completate con il massimo dell’equità e del consenso possibile", ha detto Bagnasco all’assise dei presuli che si riunisce da oggi a venerdì. "Stupisce l’incertezza dei partiti che, dopo una fase di intelligente comprensione delle difficoltà in cui versava il Paese, ma anche delle loro dirette responsabilità, paiono a momenti volersi come ritrarre", ha scandito l’arcivescovo di Genova. "Non ci sarebbe di peggio che lasciare incompiuta un’azione costata realmente molti sacrifici agli italiani". Se nel corso dei mesi scorsi la Cei si era distinta dalla Santa Sede per un sostegno meno entusiastico al Governo, oggi Bagnasco è stato più netto: "Si doveva cambiare. Si deve cambiare. Di qui l’iniziativa governativa di messa in salvo del Paese, in grado di scongiurare il peggio". Quanto ai partiti, l’astensione delle elezioni amministrative è "un messaggio chiaro da prendere sul serio" e – quasi un accenno a Beppe Grillo – i risultati "non possono incentivare involuzioni del quadro della responsabilità politica, né demagogie e furbizie, grossolane o sottili che siano". Soprattutto, però, sono i partiti a non doversi lasciare andare a "latrocinio" e "pratiche corruttive" che li porta a essere considerati "traditori della politica".
Il presidente della Conferenza episcopale italiana, ricevuto dal Papa venerdì come alla vigilia di ogni riunione episcopale, ha condannato le fughe di notizie di documenti riservati del Vaticano, ma ha pronunciato una prolusione molto politica. Ha incoraggiato l’esecutivo a concentrarsi sul sostegno all’occupazione: "C’è bisogno di lavoro, lavoro, lavoro", ha detto. "Non smetteremo di chiederlo, tanto il lavoro è connesso con la dignità delle persone e la serenità delle famiglie".
Esorta la Pubblica amministrazione a pagare le imprese, fa appello "al senso civico e al dovere della solidarietà nei confronti delle piccole aziende e delle famiglie", chiede alle imprese di non delocalizzare. E di fronte al fenomeno dei suicidi degli imprenditori suggerisce di aprire "sportelli amici a cui possa rivolgersi con fiducia chi è disperato". Bagnasco ha parole preoccupate per terremoto in Emilia, la strage di Brindisi, l’attentato a Roberto Adinolfi a Genova. Chiede all’Europa di ritrovare le proprie "radici cristiane" se vuole uscire dalla crisi che la sta attraversando. Solo alla fine della prolusione fa riferimento al ruolo dei cattolici in politica. Tema centrale negli interventi dei mesi scorsi, oggi relegato in chiusura. Bagnasco ricorda Giuseppe Toniolo e sottolinea che la sua beatificazione "sembra che arrivi nel momento più indicato, quando i cattolici – sia sul versante interno che su quello esterno – stanno mettendo in campo iniziative provvidenziali per il bene del Paese e che noi incoraggiamo". Ma nulla di più.