Monti e Bersani, quattro ore di colloquio

E’ durato quasi quattro ore l’incontro di ieri sera tra il premier Mario Monti e Pierluigi Bersani. Il segretario del Pd era arrivato puntuale alle 20,30 a Palazzo Chigi per la programmata cena di lavoro. La settimana scorsa il premier aveva incontrato Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Gianni Letta e successivamente Pier Ferdinando Casini. Con i leader di Pdl e Udc Monti aveva fatto il punto sull’attività di governo. Ieri sera e’ toccato a Bersani. La scelta di incontri bilaterali invece di un unico vertice di maggioranza si spiega perche’ Alfano e il Pdl hanno fatto presente di non gradire il metodo dei summit tra i segretari dei partiti di maggioranza. Il colloquio tra Monti e Bersani, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, e’ stato incentrato sui temi dell’agenda di governo, della crescita economica e del ruolo dell’Europa nello scenario internazionale. Monti avrebbe tra l’altro confermato che non c’e’ all’orizzonte una nuova manovra di risanamento economico.
Quanto all’Europa, oggi pomeriggio – dopo aver partecipato a Palermo alla commemorazione di Giovanni Falcone, di sua moglie e della loro scorta – il presidente del Consiglio sara’ a Bruxelles per partecipare a un vertice straordinario dei leader dell’Unione europea sui temi della crescita che provera’ a tradurre in iniziative economiche le indicazioni scaturite dal G8 che si e’ svolto lo scorso fine settimana a Camp David presieduto dal presidente Usa Barack Obama.
Nel corso del colloquio con il presidente del Consiglio, secondo alcune indiscrezioni, il segretario del Pd avrebbe insistito sul tema degli investimenti a partire dagli enti locali per rimettere in moto l’economia e ridurre gli effetti della recessione, oltre a premere per la soluzione del problema degli esodati e per un alleggerimento della tassa Imu. Il presidente del Consiglio e il segretario del Pd avrebbero discusso della riforma del lavoro che ha iniziato il suo iter al Senato e del ddl anticorruzione che il 28 maggio approda nell’Aula della Camera, ma anche della possibile riforma della legge elettorale, su cui insiste da qualche settimana anche il presidente Giorgio Napolitano. Bersani sarebbe favorevole a una specifica iniziativa dell’esecutivo, anche se inizialmente la riforma della legge elettorale non faceva parte del programma di governo, in modo da rendere piu’ stringente il confronto tra i partiti. Prima di entrare a Palazzo Chigi, Bersani aveva rilasciato una breve dichiarazione: ‘Non si tratta di chiedere qualcosa a Monti, ma di conoscere i dati della finanza pubblica. Penso che dobbiamo avere certi margini per la ripresa con gli investimenti e per dare lavoro perche’ i rischi che l’austerita’ si avviti in recessione e’ molto alto’. Il leader del Pd aveva aggiunto: ‘Il rigore su scala europea e’ in discussione, in Italia siamo i piu’ rigoristi in Europa con gli obiettivi del pareggio di bilancio per il 2013 e l’avanzo primario’. Da qui le richieste a Monti di concrete misure per favorire la crescita e per alleggerire dell’Imu.
Su quest’ultimo punto, Bersani aveva sottolineato nel pomeriggio alla Camera: ‘Quanto alla proposta di alleggerimento dell’Imu, va ricongegnata su tre gambe: ridurre l’impatto affiancando un’imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari; legare l’imposizione ai valori di mercato perche’ per una riforma del catasto ci vogliono anni; assegnare l’insieme dell’Imu ai Comuni riducendo i trasferimenti statali’.
Si tratta di richieste al governo su cui si potrebbe verificare la convergenza delle altre forze di maggioranza.
Il Pdl ha espresso il suo dissenso solo una eventuale patrimoniale sui grandi patrimoni, questione che vede invece l’accordo dell’Udc.
Un segnale di disponibilita’ ad accogliere le proposte per movimentare l’economia in modo da rendere minore l’impatto della recessione e’ venuto ieri dalle decisioni del Consiglio dei ministri. ‘Abbiamo adottato quattro decreti che mirano a ridurre lo stock dei crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione’, ha detto Monti in conferenza stampa annunciando che il governo dovrebbe smaltire una quota di 20-30 miliardi gia’ nel corso di quest’anno ‘per dare carburante alle imprese che affrontano con determinazione la crisi’.
‘Il recupero dei crediti che vantano nei confronti della Pubblica amministrazione e’ importante. Sono le nostre aziende, a volte piu’ piccole, innovative, che in questa fase difficile non hanno abbassato la testa. Per questo hanno bisogno di liquidita”, ha concluso il premier.