L’Europa lavora alla ripresa economica, mettendo sul tavolo tutte le idee, tutti i programmi e tutte le strategie per far fronte una volta per tutte a questa crisi. Ma soprattutto lo fa con un rinnovato spirito, frutto della nuova composizione politica che si è creata con la successione all’Eliseo. Scompare l’asse franco-tedesco e al suo posto prende vita un nuovo nucleo che ruota tra Spagna-Francia-Italia e che lascia il cancelliere tedesco Angela Merkel più isolata e più debole. Non si attendevano decisioni a Bruxelles, e alla fine, come da previsioni, nessuna decisione definitiva è arrivata. Tutti d’accordo però sul fatto che servono politiche per la crescita, investimenti mirati e credito alle piccole e medie imprese, creazione di posti di lavoro. Sono queste i tre ambiti prioritari di intervento. Per rispondervi occorre completare il mercato unico, varare il brevetto europeo, garantire maggiore liquidità delle banche. In tal senso per al Consiglio europeo di fine giugno si conta di approvare la ricapitalizzazione della Banca europea per gli investimenti: un aumento di capitale della Bei di 10 miliardi permetterebbe un aumento della capacita’ di prestito di 15 miliardi all’anno per i prossimi quattro anni per un totale di circa 65 miliardi di euro. Poi si punta alla formazione dei giovani e allo stimolo dell’occupazione, chiedendo agli stati membri di riservare ‘grande importanza’ ai piani nazionali di lavoro.
Se su questi temi c’e’ l’intesa di massima che con ogni probabilita’ portera’ ad un accordo finale a fine giugno. E’ su altri fronti che si giocano partite importanti per il futuro dell’Unione europea. Le strategie dipendono dalle alleanze e in questo l’uscita Nicolas Sarkozy e l’ingresso sulla scena politica di Francois Hollande hanno gia’ lasciato il segno. Il summit di Bruxelles e’ infatti iniziato con un incontro bilaterale all’Eliseo tra il leader francese e il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy. Il primo, socialista, e il secondo, conservatore, hanno raggiunto un’alleanza in chiave anti-tedesca concordando su un patto per la crescita e la necessita’ di garantire agli stati la liquidita’ per uscire dalla crisi. Non solo: tra Parigi e Madrid c’e’ intesa anche sulla riforma della Banca centrale europea: Rajoy la vorrebbe ‘piu’ simile alla Fed’, Hollande ne vorrebbe un ampliamento dello statuto. Poi nella capitale belga sempre Hollande, prima nel corso di un bilaterale e poi nel corso della cena di lavoro, ha trovato una ‘convergenza’ con il presidente del Consiglio, Mario Monti. Soprattutto sugli Eurobond. Le obbligazioni dell’Eurozona rappresentano infatti il principale punto di convergenza tra i due leader, che riportano una vittoria finale sulla Germania, contraria agli strumenti. Nel comunicato finale viene messo nero su bianco che i leader europei ‘hanno espresso varie opinioni su temi quali gli eurobond’, sancendo di fatto l’entrata in agenda del tema e infrangendo le ferme resistenze del cancelliere tedesco Angela Merkel. Per Monti ‘il fatto che il tema degli eurobond sia chiaramente sul tavolo e abbia consensi da parte di Paesi che sono e che non sono nella zona euro, come la Gran Bretagna, significa che la cosa si muove e credo che questo determinera’ aspettative nei mercati’. Per vedere degli eurobond occorrera’ tempo. Su questo, ha detto Monti, l’obiettivo ‘e’ convincere i tedeschi, non escluderli’, e al momento Berlino rimane contraria all’idea.
Inoltre, ha sottolineato Monti a fine vertice, le decisioni sul fronte della crescita che verranno prese ‘a breve termine, con il Consiglio Ue di giugno, sono l’aumento del capitale della Bei, i project bond e l’uso dei fondi strutturali’. Niente Eurobond, dunque, per il momento. Ma se l’obiettivo era creare il terreno per decisioni future, da questo punto di vista i leader europei hanno segnato un passo avanti notevole.
Da oggi tutti al lavoro per portare proposte concrete e strategie di crescita tangibili da mettere a punto in un testo definitivo da approvare il 28 e 29 giugno nella riunione del Consiglio europeo. Lavoreranno i tecnici e, soprattutto, i politici. All’appuntamento europeo si potrebbe infatti arrivare con una novita’ dell’ultima ora: Monti e’ infatti riuscito a organizzare un incontro quadrilaterale a Roma con Mariano Rajoy, Francois Hollande e Angela Merkel.
Non ha fornito ancora date, ma si dovrebbe tenere dopo le elezioni greche e prima del Consiglio Ue. Il terzetto Spagna-Francia-Italia cerca quindi di attirare nella propria orbita la Germania per cercare una risposta piu’ incisiva e porre fine non tanto alle divisioni interne all’Europa, quanto ai tentennamenti che disorientano mercati e investitori. Infine i leader europei hanno voluto ribadire ai mercati la ferma volonta’ di non abbandonare la Grecia. Tutti, dal presidente della Commissione europea, Jose’ Manuel Barroso, al presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, dal presidente del Consiglio, Mario Monti, al presidente francese Hollande, hanno ribadito che la Grecia rimarrà nell’Euro. Alla fine e’ stato adottato un testo per ribadire questa comune volonta’. ‘Vogliamo che la Grecia resti nell’Euro e rispetti gli impegni’, scrivono i capi di stato e di governo. ‘Ci aspettiamo che dopo le elezioni il governo greco scelga di proseguire lungo la via delle riforme’. ‘Oggi possiamo dare una prospettiva di speranza’ all’Europa, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Per fine giugno si attendono le risposte.