La posta in gioco sarebbe quella più alta: la scelta del prossimo Papa. "Così la leggono, almeno, gli analisti più fini. Secondo una lettura condivisa anche dall’intelligence’ italiana, è in corso una guerra di posizione tra almeno due schieramenti l’un contro l’altro armati – scrivono Giacomo Galeazzi e Francesco Grignetti a pagina 21 della Stampa – . Da una parte la vecchia guardia, la diplomazia della prestigiosa scuola di piazza della Minerva (Sodano, Sandri). Dall’altra il nuovo che avanza: Bertone e i suoi fedelissimi (Versaldi, Calcagno, Coccopalmerio, Bertello). Che le munizioni siano documenti segreti che finiscono ai media, poco conta. Resta il fatto che i vertici della Santa Sede stanno smottando, una casella alla volta. Tutti gli ‘infedeli’ debbono essere cacciati, nessuno deve rimanere in sella. Prima il segretario generale del Governatorato, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Poi il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi. Non è un mistero che nel mirino dei ‘corvi’ ci sia ora il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Ieri il Pontefice ha esternato pubblica fiducia verso i suoi piu’ ‘stretti collaboratori’ proprio per puntellare la posizione del suo braccio destro.
E’ la gestione bertoniana, pero’, che avrebbe scatenato la faida dentro la Curia vaticana. Un passo, in particolare. La nomina da parte del Papa di 22 nuovi cardinali nel concistoro del 18 febbraio. Erano mesi che se ne parlava nei corridoi del Vaticano. Ma quando si sono conosciuti i nomi, alla corrente ostile a Bertone è parso chiaro che gli equilibri nel Sacro Collegio stavano cambiando perche’ molti dei nuovi cardinali erano italiani e molti quelli considerati di osservanza bertoniana. (à) A dicembre Bertone compie 78 anni e il Papa potrebbe sostituirlo per pacificare la Curia. A seconda se al suo posto andra’ il ministro degli Esteri Mamberti (continuita’) o Sandri (cambio di direzione) si capirà quale fazione ha avuto la meglio". "La rogatoria per indagare sui dipendenti italiani del Vaticano sospettati di aver rubato e passato ai mass media documenti riservati della Santa Sede e’ partita ieri. "La richiesta e’ stata inviata dalla magistratura vaticana alla Segreteria di Stato che la trasferira’ all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, da qui passera’ all’ufficio quarto della Farnesina e infine al ministero della Giustizia. Una collaborazione necessaria per accertare le gravissime ipotesi di reato (furto aggravato, ricettazione e attentato alla sicurezza dello Stato) a carico di diversi laici, dipendenti del Vaticano ma con cittadinanza italiana. Ci saranno interrogatori, sequestri di computer, ricostruzione di tabulati telefonici. Nella richiesta potrebbe perfino esserci la richiesta di effettuare fermi di polizia. Piu’ di qualcuno tra i dipendenti del Vaticano lamenta intanto di essere stato soggetto a indagini ‘fuori protocollo’ da parte della Gendarmeria sul territorio italiano. Alcuni tra i sospettati hanno parlato di intercettazioni e pedinamenti illeciti in giro per Roma. Del comandante Domenico Giani si vocifera che sarebbe rimasto troppo in confidenza con i vecchi amici del Sisde. E’ nota, per dire, la sua familiarita’ con il prefetto Francesco La Motta, che ai tempi del ministro Beppe Pisanu era stato messo alla Direzione ‘edifici di culto’ dove si amministra il cosiddetto patrimonio concordatario e dove ha ottenuto diversi riconoscimenti da parte della Santa Sede, finche’ non e’ transitato ai servizi segreti e ora e’ vicedirettore dell’Aisi (Agenzia per le informazioni e la sicurezza interna)". Intanto procede l’inchiesta che ha portato all’arresto dell’aiutante di Camera del Papa , Paolo Gabriele che chiedera’ la liberta’ vigilata. "Se il reato al momento contestato al maggiordomo e’ ‘furto aggravato’, le altre persone coinvolte si potranno veder contestare reati ben piu’ gravi: dalla ricettazione alla violazione della corrispondenza di un capo di Stato. Oltretevere si smentisce ogni cifra ma le persone individuate sono almeno ‘quattro o cinque’" scrive Gian Guido Vecchi a pagina 26 del Corriere della Sera.