Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha dichiarato che il piano di pace per la Siria, proposto da Kofi Annan, potrebbe essere destinato al fallimento. L’ultimo attacco contro la città di Deraa, roccaforte anti-governativa, è costato la vita a 20 civili tra cui 10 donne. Si assottigliano sempre più le possibilità di risolvere il conflitto attraverso il dialogo; un intervento di polizia internazionale appare oramai inevitabile. Continua senza tregua la guerra civile in Siria, e sembra non risparmiare nessuno: al punto che i caschi blu delle Nazioni Unite sono stati accolti in territorio siriano a colpi di fucile. Da diversi mesi va avanti la mattanza di civili, eppure l’Onu, a parte le sterili minacce, non sembra rappresentare un ostacolo per il proseguimento della repressione; come se il presidente Bashar Assad godesse di una sorta d’immunità illimitata, grazie al veto annunciato della Russia che bloccherebbe qualunque risoluzione proveniente dal Palazzo di Vetro, tesa a un intervento diretto in Siria. Le Nazioni Unite si ritrovano così le mani legate. A quanto pare la Russia non concederà mai il nulla osta per un intervento militare che consenta di arginare il massacro in atto: troppa è la paura di perdere influenza politica su un territorio strategico come quello siriano. Si profila quindi, come unica soluzione praticabile, un intervento da parte della Nato come fu per la Libia, con l’unica differenza che un conflitto in quella zona si potrebbe instaurare un effetto domino, estendendosi anche al vicino Iran.
Nonostante le premesse non siano incoraggianti, non è più possibile assistere immobili. L’Occidente deve assumersi le sue responsabilità anche nei confronti del popolo siriano. Assad non è più in grado di gestire il suo Paese, e la sua politica sembra materializzarsi solo nella violenza nei confronti del suo stesso popolo. Restare inermi significa diventare complici: se le Nazioni Unite, a causa dell’ostruzionismo russo, non potranno intervenire, allora sia l’Alleanza Atlantica a dimostrare al mondo che determinate forme di repressione violenta non saranno mai accettate dai Paesi civili.
Fabrizio Vinci
http://ilmarenero.blogspot.it