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A 1.054 giorni dalla cerimonia d’apertura la macchina di Expo 2015 sembra essersi di nuovo impantanata, almeno con una ruota, nella palude che per due anni l’ha tenuta ferma ai blocchi di partenza. Nel giorno in cui i Paesi aderenti sono saliti a 87, ultimi arrivati Guinea Conakry e Brunei, Giuliano Pisapia ha deciso infatti di rimettere nelle mani di Mario Monti il suo incarico di commissario straordinario. "Quello che percepisco e che molti percepiscono – ha detto nel motivare il suo ‘strappo’ – è che, a livello nazionale, vi sia verso Expo 2015 un clima molto tiepido. Da parte del governo e di gran parte del Parlamento, con lodevoli eccezioni, c’è stata un’attenzione insufficiente".
Da qui la sua decisione "difficile, sofferta" che "non significa tirarsi indietro ma che, anzi, vuole essere una spinta ad una reale e concreta partecipazione del governo nazionale a una maggiore attenzione, ad una non solo formale assunzione di responsabilità da parte di chi ci governa, per l’unico grande evento internazionale previsto in Italia nei prossimi anni". Un modo per ingentilire, come nel suo stile, il tono del suo messaggio a Palazzo Chigi, ma che nulla toglie ai contrasti con il Governo che finora quasi nulla gli ha concesso riguardo alla richiesta di una deroga al patto di stabilità e che, con il decreto legge sulle liberalizzazioni, gli ha addirittura tolto gran parte dei poteri commissariali.
"Sollevare dei problemi – ha aggiunto Pisapia -, se lo si fa per superarli, ed è questo il mio intendimento, è un atto di fiducia e responsabilità e non certo di disfattismo". Certo Pisapia ha deciso di uscire allo scoperto poche ore prima di salire sull’aereo che lo porterà a Parigi per il periodico faccia a faccia con tra i vertici del Bie e gli organizzatori. Un tempismo che, come ha sottolineato il capogruppo del Pdl a Palazzo Marino Carlo Masseroli, "non è un bel segnale". Il sindaco-commissario, ha poi ammesso l’esponente del centrodestra, "segnala un giusto problema: Governo pericolosamente assente. Ma perché abbandonare la nave come Schettino?" si è chiesto.
L’intenzione di Pisapia è però tutt’altra e parte da un’orgogliosa rivendicazione: "In questo anno da parte nostra è stato fatto molto, ma adesso serve uno sforzo eccezionale. La mia decisione vuole e deve essere un passo avanti per il progetto Expo, cui credo fortemente. E’ indispensabile, è fondamentale che ci sia chi, per conto del governo si dedichi a tempo pieno a questo progetto. Che è un’occasione per Milano, per la Lombardia, per tutto il Paese". Una persona sulla carta c’è. Si tratta di Alessandra Dal Verme che da poco più di un mese rappresenta il ministero dell’Economia nel cda di Expo. Oggi era a Milano proprio per una riunione del board, ma così come tutti gli altri consiglieri non ha voluto commentare la decisione di Pisapia.
Chi ha parlato è invece Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia e commissario generale di Expo, che a caldo ha dato ragione a Pisapia, invitando il Governo a uscire "dall’ambiguità delle buone, lodevoli, incoraggianti parole" non abbastanza accompagnate da "gesti concreti e politici". Il presidente lombardo ha però poi ha aggiunto di non comprendere il gesto del sindaco: "Un conto è richiamare il governo alle proprie responsabilità, un altro è abdicare alle proprie". Un fatto che, ha aggiunto, "sarebbe inaccettabile".