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Voto finale oggi alla Camera per il disegno di legge anticorruzione. Malumori da parte del Pdl, che ritiene siano "necessarie" modifiche al Senato, mentre il governo – nonostante lo scontro in atto sull’incandidabilità – promette che le regole arriveranno prima del voto del 2013. Scrive il CORRIERE DELLA SERA: "Il governo incassa alla Camera tutte e tre le fiducie che aveva chiesto su tre articoli (10, 13 e 14) del disegno di legge anticorruzione. Ma perde nel corso degli scrutini 31 voti. Si è infatti passati da 461 si’, 75 no, 7 astenuti sul primo a 431 sì, 71 no e 38 astenuti sul secondo e a 430 sì, 70 no e 25 astenuti sul terzo. Per concludere in via definitiva l’approvazione del provvedimento che recepisce le istanze delle istituzioni europee mancano ancora le votazioni (avverranno oggi per via ordinaria) degli articoli che vanno dal 15 al 20, oltre al 7 che era stato messo da parte. Poi, da domani la battaglia si sposta al Senato dove il testo dovrà essere di nuovo esaminato in seconda lettura. Riassumendo, hanno ottenuto il via libera dell’aula di Montecitorio le nuove norme con le quali si delega il governo a disciplinare entro un anno l’incandidabilita’ a componente del Parlamento europeo, a deputato e a senatore di chi ha una condanna definitiva. Tema questo che provoca polemiche proprio sui tempi di entrata in vigore delle nuove regole.
‘Entro il 2013’, garantisce la Severino che si dichiara ‘soddisfatta’ perche’ il provvedimento ‘e’ andato avanti nella sua struttura mantenendo la sua identita’ dopo i lavori della Commissione. E’ apprezzabile il senso di responsabilita’ che il Parlamento ha manifestato in questa occasione’. E il collega di governo, titolare della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, si affretta a confermare la volonta’ dell’esecutivo di ‘legiferare subito’.
Una precisazione, questa, sollecitata in qualche modo dalle obiezioni dei finiani e dei dipietristi secondo i quali le ‘liste pulite ci sarebbero state soltanto a partire dal 2018’. Montecitorio approva anche i nuovi reati di traffico di influenze illecite e di corruzione tra privati. Ma il Pdl, anche in questo caso, non pare propenso a dare il via libera definitivo senza modifiche significative.
(à)".
Sull’argomento sempre il quotidiano di Via Solferino presenta un’analisi di Sergio Rizzo. "Niente scherzi.
Vogliamo sperare che i ministri Patroni Griffi e Severino saranno messi nelle condizioni di rispettare la promessa fatta ieri. Vogliamo sperare che il divieto di candidare i corrotti scattera’ effettivamente dalle prossime elezioni, e non invece da quelle del 2018 come qualcuno forse spera.
Grazie, magari, a una provvidenziale melina in Senato, a qualche insperato intoppo nell’esercizio dell’assurda e incomprensibile delega governativa, o a chissa’ quale miracolo. Aggiungiamo che dovrebbero fortemente volerlo pure i partiti. Con la fiducia dell’opinione pubblica nei loro confronti piombata ai minimi storici, c’e’ davvero chi crede di poter presentare nelle liste elettorali piu’ di venti condannati in via definitiva, alcuni per reati gravissimi, come e’ stato fatto nel 2008? (à) La verita’ e’ che il disegno di legge anticorruzione e’ nato male ed e’ cresciuto peggio. Il governo di Silvio Berlusconi lo aveva presentato il primo marzo del 2010: era appena scoppiato lo scandalo degli appalti dei Grandi eventi, le imprese della Cricca dominavano le prime pagine. Si aspettava una risposta rapida e decisa della politica. Invece quel ddl e’ finito subito a bagnomaria in Parlamento. Insensibili agli allarmi della Corte dei Conti quanto alle stesse inchieste giudiziarie, i partiti hanno continuato ad azzuffarsi: alcuni di loro perseguendo l’esplicito obiettivo di far fallire la legge. Così a ventisette mesi di distanza ci ritroviamo ancora nell’incertezza di sapere se i corrotti si potranno o meno candidare alle prossime elezioni del 2013. E sapete a chi bisogna dire grazie? A chi ha cambiato opportunamente la norma originaria, che stabiliva semplicemente il divieto a candidarsi, trasformandola in un articolo che delega al governo il compito di fare un regolamento. Un regolamento per stabilire che i corrotti non possono entrare in Parlamento o nei Consigli regionali! Chiamiamola con il suo nome: una furbata, senza altro scopo se non quello di guadagnare tempo.
Complimenti".
Un retroscena di Liana Milella, su REPUBBLICA, evidenzia il malumore dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo cui il ddl penalizzerebbe solo il Pdl. "(à) Ma il giudizio che corre a palazzo Grazioli e’ tranchant: ‘Se contribuiamo a votare leggi come queste il nostro elettorato ci abbandona completamente’. Parte la ‘disinformatia’ contro il Guardasigilli Severino, ‘colpevole’ di non aver assecondato fino in fondo gli ordini di Ghedini. Contemporaneamente ecco il comando agli uomini fidati di attaccare il Pd su Penati.
Altrettanto fermo l’ordine sul divieto all’ingresso in lista per i candidati condannati. Su questo Berlusconi e’ reciso, un partito che ha avuto tanti personaggi coinvolti nelle inchieste giudiziarie non puo’ assecondare una regola del genere. Contro Severino parte una campagna strisciante, con la voce insistente che alcune delle norme firmate da lei possano favorire clienti del suo studio. Si ribalta sul Guardasigilli l’accusa che lo spacchettamento della concussione possa favorire il Cavaliere per il caso Ruby. ‘Ma quando mai – dicono i suoi – semmai dovete guardare nel suo portafoglio clienti e capirete il perche’ di certe scelte’. Un editoriale sul Giornale, firmato dal direttore Alessandro Sallusti, con tanto di foto di Severino, argomenta in merito. Lei reagisce con aplomb: ‘Come tutti sanno bene non mi occupo piu’ del mio ex studio. Non ci ho messo più piede. Tra i miei clienti comunque non c’erano pubblici ufficiali, ma banche e imprenditori. E poi, se valesse questa regola, nessun avvocato potrebbe piu’ fare il ministro. E Vassalli allora? E Flick?’. Le chiedono perche’ ha tolto la figura dell’incaricato di pubblico servizio dalla concussione lasciando solo il pubblico ufficiale. Sospetti anche qui. Lei risponde da professoressa: ‘Quella figura non ha potere di costrizione’. Non ‘tratta’ Severino. Ma ragiona su tempi e testi. Sul falso in bilancio, in quota Idv, certo non si batte per accelerare. E qui si prende un bonus dal Pdl. Che tenta di giocarsi sulle intercettazioni. Chiede piu’ tempo.
Spiega che ne ha bisogno per elaborare una proposta che eviti il dilagare delle telefonate sui giornali, ma garantendo equilibrio sul diritto di cronaca. Chiede che il Pdl abbandoni la Lega sull’emendamento Pini per la responsabilita’ diretta dei giudici. Qui incassa un niet. E qui si ferma. Il pronostico e’ che tutto slitti a settembre".