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Nella sanità italiana, con le sue 14mila presenze, "la Chiesa è al servizio del cambiamento". Si possono sintetizzare così le due iniziative – un Convegno per proporre "un nuovo paradigma per la sanità in Italia" e una ricerca che fotografa l’esistente – presentate oggi dal responsabile della Cei per la pastorale sanitaria, monsignor Andrea Manto. La ricerca si intitola "Opere per il bene comune" e descrive i servizi socio-assistenziali e sanitari che fanno capo alla Chiesa nel nostro Paese e hanno lo scopo di "promuovere il bene comune, contrastare le disuguaglianze, riconoscere la salute come diritto senza esclusione". Sono questi, ha spiegato il sacerdote medico, "gli obiettivi delle oltre 14.000 presenze ecclesiali impegnate in questo ambito, con un ruolo imprescindibile nell’integrazione del servizio pubblico". "Un impegno – ha aggiunto – che trova la sua ragion d’essere e la sua più intima identità solo nell’adesione al Vangelo".
"La rilevazione – ha affermato ancora monsignor Manto in una conferenza stampa – ha permesso di elaborare una fotografia il più possibile fedele dei diversi servizi territoriali; tramite l’istituzione di una anagrafe permetterà di cogliere il processo di evoluzione dei servizi ecclesiali attivi oggi e la loro operatività in rapporto alle esigenze delle persone più fragili. Tutto ciò – ha continuato – costituisce, nell’ottica della solidarietà e della sussidiarietà, uno strumento efficace di dialogo con il servizio pubblico per la programmazione socio-sanitaria e uno straordinario contributo alla realizzazione del bene comune. L’azione della Chiesa ispirata alla carità si conferma cosi’ il nocciolo duro di resistenza al fenomeno dilagante della secolarizzazione", ha tenuto a sottolineare monsignor Domenico Pompili, sottosegretario e portavoce della Cei, per il quale la presenza della Chiesa accanto ai malati "è pure molto di più: è – ha ricordato – il principio fondante del cristianesimo, e la condizione di possibilità perchè l’umanità sopravviva a se stessa. Le finalità del nostro progetto – ha detto da parte sua don Francesco Soddu, direttore nazionale della Caritas Italiana – sono collocate in particolare all’interno di una triplice attenzione pastorale condivisa con le diocesi, ossia conoscere non solo le povertà, ma anche le risorse buone presenti nel proprio territorio; avere cura di queste risorse, sostenerle là dove ce n’è bisogno, o cambiarle se non più adeguate; infine tesserle in rete, a partire dagli ambiti comuni di impegno". Il Rapporto non manca di rilevare anche fattori critici ed aspetti che richiederanno ulteriore approfondimento, come ad esempio una non omogenea dislocazione geografica all’interno del Paese (anche in questo il Sud appare più povero del Nord), come pure l’esigenza di una complessiva verifica circa la tenuta di queste realtà di fronte ai morsi della crisi economica. Proprio questi aspetti saranno poi al centro del Convegno "Un nuovo paradigma per la sanità in Italia: la Chiesa a servizio del cambiamento, che riunirà i direttori degli uffici diocesani di pastorale sanitaria a Roma, dal 18 al 20 giugno, nella sede del Centro Congressi di via Aurelia 796. Aprirà i lavori l’introduzione di monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, cui faranno seguito una lectio magistralis del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, su "L’evangelizzazione, sorgente dell’autentica innovazione" e la relazione di Silvio Brusaferro, dell’Università degli Studi di Udine, su "Un nuovo paradigma per la sanita’". Previsto anche l’intervento su "Le priorità per il cambiamento in Italia" di Renato Balduzzi, ministro della Salute.