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Anche se nella sua storia ci sono ‘pagine da approfondire e, purtroppo, pagine da rimpiangere con amarezza’, lo Ior ‘può ancora essere’ uno strumento ‘utile e prezioso’ per la Chiesa, perchè può ‘essere messo al di sopra di ogni ragionevole sospetto’: lo scrive Marco Tarquinio, direttore del quotidiano della Cei, Avvenire, rispondendo a un lettore che chiedeva se non fosse il caso di ‘mettere in liquidazione lo Ior’ perchè ‘molti cattolici e molti uomini di buona volontà provano ormai ‘disagio’ ogni volta che lo vedono salire alla ribalta delle cronache. ‘Da semplice cronista – scrive Tarquinio – so che la nostra Chiesa – che è comunità grande, articolata e davvero universale – già opera con trasparente regolarità attraverso istituti di credito italiani e stranieri per sostenere le opere di religione e di carità che realizza in ogni dove. Dunque, chiedo e mi chiedo, è la sola esistenza dello Ior, basato nello Stato della Città del Vaticano, a scatenare fantasie e a gonfiare leggende nere? E più di qualcuno lavora sistematicamente, e non si lascia sfuggire occasioni, per alimentare le une e le altre? Sembra proprio che sia cosi’: tra piccoli e grandi errori e qualche colpa (e sottovalutazione) in casa cattolica, tra molti interessi, malizie e autentiche malignità altrui e tra una confusionaria e stomachevole canea di presunte rivelazioni’.
‘Credo, insomma – concludendo Tarquinio nella sua risposta al lettore -, di pensarla proprio come lei e come tantissimi altri: ‘Non se ne può più di attacchi al Papa o ai suoi collaboratori per la gestione dello Ior’. Mi conforta, perciò, pensare che nella Chiesa si sta lavorando per rendere vane troppe parole cattive, certe cattive operazioni e le solite indegne aggressioni’.