"Se c’è un contenitore nel quale ritrovarsi, va bene. Ma visto che sento di altre liste, una pure su cani e gatti, allora qualcuno si ricordi che siamo bestie diverse alle quali non piace stare dentro il branco". L’unico che evoca uno strappo non è un politico, ma un ex ‘ragazzo del Secolo’ come il direttore di RaiUno Mauro Mazza. Gli altri ex An rimasti nel Pdl dopo la rottura con Fini preferiscono battere sul tema dell’identità, accantonando le diverse posizioni emerse negli ultimi mesi sul progetto di ricostruire la destra e abbandonare la barca timonata da Silvio Berlusconi. Per ora più che l’embrione di un partito, quella degli ex An sembra una corrente animata da diverse sensibilità.
L’occasione sembra costruita per strappare qualche lacrima e portare avanti l’operazione nostalgico-identitaria. Si presenta il libro di Antonio Rapisarda, ’60 anni di un Secolo d’Italia’.
Ci sono i colonnelli del partito che fu di via della Scrofa, la Russa e Gasparri, Alemanno e Matteoli. C’è Meloni e Rampelli, Landolfi e tanti parlamentari d’area. Ci sono anche Andrea Ronchi e Adolfo Urso, ma non alcuni dei potenziali, futuri compagni di strada come Storace: "Ho chiamato Francesco – riferisce La Russa – per dirgli ‘perchè non sei venuto’? E qualcuno di Fli doveva avere il coraggio di essere qui". Secondo quanto riferisce De Angelis, all’evento erano stati invitati tutti i parlamentari della Repubblica, Fini compreso. Ma di futuristi neanche l’ombra, dopo mesi infuocati sia sul fronte politico che su quello della Fondazione di An.
L’idea di una An bis resta nell’aria, molto dipenderà da come Berlusconi deciderà di comportarsi nei confronti del governo Monti e del Pdl. Ma almeno per stasera non decolla. Anche perché le posizioni del correntone restano molto differenziate. Matteoli, si sa, non ha alcuna intenzione di mollare il Pdl: "Sono e resto qui". Alemanno è più o meno sulla stessa posizione: "L’identità non è legata alla forma partito, ma alla capacità di mettere i nostri valori di destra in un contenitore più ampio, per governare l’Italia". Pure Gasparri mette in guardia: "Non scambiare l’evento di oggi con motivazioni identitarie. Io vorrei che rimanesse un grande partito di centrodestra. E tuttavia nulla comunque vieta di utilizzare il Secolo per far vivere una comunità di pensiero".
La Russa, che mai ha nascosto la necessità di portare avanti le ragioni della destra, senza escludere nulla, oggi non spinge sull’acceleratore: "Non parlo in questo dibattito di fondazioni di partiti, ma bisogna trovare la strada affinché la nostra comunità di valori rimanga protagonista. Ve bene, siamo responsabili; va bene, appoggiamo i tecnici; ma il nostro impegno è finalizzato a non dilapidare il patrimonio di idee e valori".
Quello stesso patrimonio invocato, esaltato anche da Meloni, che però sottolinea: "Contano i contenuti, non il contenitore. C’è spazio per portare avanti alcune idee forti, ma anche per aggiornare la nostra identità".
Per il resto, tutti i presenti ricordano le difficoltà economiche del Secolo, ma ribadiscono l’impegno a proseguire l’esperienza portata avanti da De Angelis. Che giura di non voler escludere nessuno, da una storia sessantennale: "E’ una storia alla quale apparteniamo tutti, non c’è una parte che è condannata alla dannatio memoriae, le storie non si possono spacchettare".