Convincere Angela Merkel a erigere lo scudo anti-spread, convincere i partiti a sostenere lo sforzo del governo con una mozione unitaria e mettendo la faccia in Aula sulle modifiche alla riforma del lavoro. Sapendo che le fibrillazioni interne alla ‘strana maggioranza’ stanno superando il livello di guardia, e che un risultato insoddisfacente del Consiglio Europeo potrebbe aprire scenari incontrollabili. Argomento che Mario Monti potrebbe utilizzare come ulteriore strumento di pressione già al vertice di oggi, quando saranno ospiti a Roma il presidente francese Francois Hollande, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e proprio la cancelliera tedesca.
Perchè già oggi si vedrà quanto il pressing congiunto di Italia, Francia e Spagna smuoverà la Merkel dalle sue posizioni, ribadite dal ministro delle Finanze Schaeuble che ha ricordato che le regole dello European Financial Stability Facility sono "chiaramente definite" e che includono già la possibilità di effettuare acquisti di bond in circolazione sui mercati secondari. Linea seguita anche dalla Commissione Europea, che oggi è tornata sull’argomento ricordando che "rispetteremo le linee direttrici scritte nelle regole del Efsf". E dunque con la clausola che i Paesi beneficiari dovrebbero fare richieste formali di aiuti ai loro partner, e sottoporsi quindi alle relative procedure. Proprio quello che Monti vuole evitare, finire "sotto il tallone della trojka" Ue-Bce-Fmi.
Una partita che si gioca anche con le indiscrezioni, come quella pubblicata dal Financial Times Deutschland secondo il quale Monti avrebbe pensato di aggirare i vincoli dei Fondi ricorrendo non all’acquisto diretto da parte dell’Efsf-Esm sul mercato secondario dei titoli, ma ad un intervento della Bce. Ipotesi e commenti che dal governo preferiscono non commentare, tenendo ancora coperte le carte. Sul tavolo restano così diverse opzioni: dal ruolo della Bce sul mercato secondario evocato qualche giorno fa dal ministro Moavero, alla licenza bancaria per i fondi salva-Stati. Senza dimenticare le altre proposte italiane: project bond ed eurobond, scorporo degli investimenti dal patto di stabilità, misure concrete per la crescita.
Ma per riuscire a ottenere dal vertice di Bruxelles quanto sperato, a Monti servirà anche l’appoggio della sua ‘strana maggioranza’. E in una concatenazione di cause ed effetti, l’esito del vertice potrebbe essere a sua volta decisivo per la tenuta della maggioranza e del governo. Per questo, incassato ieri il via libera alla riforma del lavoro entro il 27, è di oggi la notizia che il premier ribadirà in persona, durante la discussione sulle mozioni circa il vertice di Bruxelles, l’impegno a modificare il ddl per quel che riguarda la flessibilità in entrata e a trovare una soluzione per gli esodati. Del resto, le parole di Silvio Berlusconi sull’ipotetica uscita dall’euro dell’Italia hanno destato allarme nel governo, dove già da giorni diversi ministri iniziano a prendere in considerazione il rischio di un voto ad ottobre. Tanto che appunto, riferiscono alcune fonti, la tenuta stessa del governo potrebbe essere l’ultima carta da giocare sulla Merkel, sapendo che una crisi di governo in Italia potrebbe aprire un effetto domino su tutta l’eurozona.