La crisi europea ha "raggiunto un punto critico" e nonostante gli sforzi "il mercato bancario e dei titoli di stato in molte parti dell`eurozona rimane sotto stress acuto", sollevando dubbi sulla tenuta dell`unione monetaria. E` quanto sostiene il rapporto Articolo IV sull`eurozona redatto dal Fondo monetario internazionale, che ritiene che "azioni determinate e decise verso un`unione monetaria e bancaria più integrata sono necessarie per fermare il calo di fiducia che attanaglia la regione".
Secondo il Fmi, queste soluzioni dovrebbero essere accompagnate da riforme strutturali di ampio raggio, sostenendo la domanda nel breve termine per supportare gli aggiustamenti all`interno della regione. Il Fmi spiega inoltre che il "contesto economico e finanziario continua a deteriorarsi", con gli investitori che spostano capitali su terreni più sicuri e tolgono fondi agli stati che ne hanno maggiore necessità. Oltretutto "la domanda si sta indebolendo e la disoccupazione è in aumento", mentre la crescita rallenta e lo stress dei mercati aumenta, tutti fattori che contribuiscono a peggiorare la situazione. L`istituto di Washington riconosce che "sono state compiute azioni importanti", a cominciare dal taglio del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea e l`impegno a rafforzare i firewall globali ed europei. Nonostante questo però "la crisi impone ora sforzi collettivi più numerosi e decisi", per interrompere la "spirale negativa" fra debito, banche ed economia globale, "ora più forte che mai".
In assenza di meccanismi collettivi per interrompere questo circolo vizioso, "il contagio di un ulteriore intensificamento della crisi, con stress sul mercato del credito e tensioni su banche importanti dal punto di vista sistemico, si farebbe sentire a livello globale". Per questo motivo l`impegno a completare l`unione monetaria, di pari passo con una maggiore integrazione fiscale e bancaria, "aiuterebbe a ridare fiducia".
Secondo il Fmi "azioni concrete per un`unione bancaria" sono la priorità immediata che porterebbe con sé "una maggiore integrazione fiscale con una condivisione del rischio sostenuta da una più solida governance". Dal momento che le riforme strutturali richiedono tempo per generare crescita, nel breve periodo "è necessario sostenere la domanda aggregata" attraverso una politica monetaria accomodante, che "non è la soluzione finale per la crisi" si sottolinea nel rapporto, il consolidamento fiscale e la ricapitalizzazione delle banche più deboli.