Cgia: Stato centrale prende tasse, sacrifici a enti locali

Lo Stato centrale si prende le tasse mentre i sacrifici pesano sugli enti locali. Lo sostiene la Cgia di Mestre in base a un’analisi sulle manovre dei governi Berlusconi e Monti per il 2012, manovre correttive pari a 48,9 miliardi: 40,2 miliardi di nuove entrate e 8,7 di tagli alla spesa. Sul totale delle nuove entrate previste, infatti, l’84,4% finirà nelle casse dell’erario, mentre per i tagli la situazione "si ribalterà completamente".

All’amministrazione centrale – sottolinea la Cgia – sarà chiesta una riduzione netta della spesa pari al 20,1% del totale, mentre "agli altri livelli di governo spetteranno i sacrifici maggiori. Gli enti locali subiranno un taglio pari al 51,4% del totale della spesa prevista e gli enti previdenziali il rimanente 28,6%. Se l’enorme gettito fiscale aggiuntivo – afferma il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – imposto dagli ultimi due esecutivi finirà quasi tutto nelle casse dell’erario, i tagli alla spesa saranno in capo quasi esclusivamente agli enti previdenziali e agli enti locali. Se i primi raggiungeranno l’obiettivo grazie alla riforma previdenziale attuata dal governo Monti, i secondi, vista la difficile situazione di bilancio, dovranno molto probabilmente ritoccare all’insù le tasse locali, con un evidente appesantimento fiscale in capo ai contribuenti italiani".

"Insomma – aggiunge Bortolussi – comprovato che la messa in sicurezza dei conti pubblici avverrà agendo quasi esclusivamente sulla leva fiscale erariale, i pochi tagli previsti ricadranno quasi tutti sulle spalle degli enti locali e di quelli previdenziali. Con buona pace di chi attende l’arrivo del tanto agognato federalismo fiscale".

La Cgia ha esaminato anche la ripartizione del debito pubblico per livello di governo. Lo stock di debito al 30 aprile è di 1.948 miliardi: tuttavia, "solo il 2,6% è imputabile alle amministrazioni comunali (50,5 miliardi)". Nel complesso, le amministrazioni locali (Regioni, Province, Comuni) sono responsabili di appena il 5,7% del debito pubblico, mentre il 94,3% è in capo alle amministrazioni centrali. Un dato che però "non sorprende più di tanto visto che spetta all’amministrazione centrale emettere titoli che inevitabilmente finiscono per aumentare il volume del debito pubblico".