Lusi e l’appunto di Rutelli: Voleva ripartire i fondi

"’Francesco alzava il volume del televisore perchè le nostre conversazioni non fossero distinguibili e poi, a bassa voce, mi diceva cosa dovevo fare. E se per caso provavo a porre qualche problema mi liquidava regolarmente con un ‘arrangiati’. Già – scrive Repubblica – sostiene il senatore Luigi Lusi che da quando le cose cambiarono ú correva l’anno 2007 ú e il ‘patto di spartizione 60/40 tra i maggiorenti della Margherita’ divenne unica ragione sociale di un partito che aveva cessato di esistere, Francesco Rutelli ‘fosse ossessionato’. ‘Era convinto che qualcuno lo potesse ascoltare, intercettare – racconta nel suo interrogatorio fiume di sabato -. Mi convocava ad horas in qualcuno dei suoi uffici. Ripeteva che non aveva tempo. E le nostre comunicazioni non duravano mai più di dieci minuti. Mi trattava bruscamente’. Come un volgare spicciafaccende, insomma. Anche se il fardello di cui aveva deciso di caricarlo non era indifferente. ‘TUA MOGLIE E’ CANADESE, NO?’ La storia degli immobili, a esempio, ‘è da Francesco che parti’, racconta l’ex tesoriere. Siamo nel 2007, appunto, e sono gli ultimi mesi del secondo governo Prodi. Rutelli e’ ministro per i Beni Culturali e convoca il suo tesoriere. ‘Il televisore era acceso a forte volume, come al solito, e Francesco mi rappresento’ la necessita’ di investire parte della liquidita’ della Margherita in immobili. A quel punto io obiettai che se li avessimo intestati a una societa’ fiduciaria italiana, questa sarebbe stata facilmente tracciabile e altrettanto facilmente si sarebbe potuto risalire ai suoi effettivi beneficiari. E fu allora che, guardandomi, mi disse: "Sbaglio o tua moglie e’ canadese?" ‘. La "Luigia ltd.", la scatola societaria offshore destinata a fare da holding delle partecipazioni immobiliari, nascerebbe dunque quel giorno. ‘Per volonta’ e indicazione’ di Rutelli. Il senatore non ha prove da offrire.
Su quell’asserito mandato fiduciario e’ la sua parola contro quella dell’ex segretario politico. Diverso, il discorso sulla ‘spartizione delle risorse’. Perche’ qui il racconto si fa circostanziato. DUE E-MAIL DI 20 PAGINE ‘Nel novembre del 2009 ú spiega Lusi ai pm ú incontrai Rutelli per sollevare quello che ritenevo fosse un problema. Ero convinto che fosse rischioso, nella spartizione delle risorse del partito, ormai sciolto da 2 anni, assegnare i finanziamenti ai singoli ex capi-corrente. E che per questo fosse necessario mascherare la cosa convogliando il denaro su associazioni e fondazioni indicate dai reali beneficiari dei fondi’. Rutelli, a quanto pare, concorda. E Lusi, come sostiene gli capitava spesso, tornato nel suo ufficio mette per iscritto e articola le istruzioni appena ricevute per sottoporle nuovamente al suo "fiduciante". Del resto, il tipo e’ pignolo e, forse, gia’ allora, ritiene che fidarsi sia bene, ma non fidarsi sia meglio. Ai pm, l’ex tesoriere consegna dunque due sue e-mail inviate a Rutelli. Entrambe con la data di quel novembre 2009. Entrambe assai lunghe (10 pagine ciascuna). Entrambe con l’indicazione "concordata" che, da quel momento, il denaro impiegato in ragione del "patto 60/40" sarebbe stato convogliato, appunto, su associazioni e fondazioni (per Rutelli, il "Centro Futuro sostenibile" e l’associazione "Cento citta’"). Entrambe con accenti personali (‘Non capisco perche’ tu mi tratti in questo modo’, si lamenta) soprattutto li’ dove l’allora tesoriere si difende dall’accusa che Rutelli gli ha privatamente mosso di aver ‘restituito per paura’ fondi europei affluiti alla defunta Margherita a titolo di rimborsi per il Partito democratico europeo. LA NOTA AUTOGRAFA "FR" Lusi non e’ in grado di fornire alcuna indicazione sull’uso, legittimo o meno, che del denaro uscito dalla cassa veniva fatto dai "maggiorenti" del partito. Ma ‘e’ inoppugnabile’, chiosa, ‘che Rutelli fosse non solo al corrente di quel patto, ma mi fornisse indicazioni sulla base di quello schema’. E la prova ú svela, consegnando il documento ai magistrati che lo interrogano ú e’ in un appunto autografo di Rutelli, siglato a fondo pagina " FR" in cui l’ex segretario politico definisce l’architettura della spartizione. L’appunto non ha data. Ma ú spiega Lusi ai pm ú risale allo stesso periodo di una nota battuta a macchina che porta la data del 10 novembre 2009. Anche questa attribuibile a Rutelli. I CONTRIBUTI A RENZI Nella nota, si affronta la divisione di 1 milione e mezzo di liquidita’ che Lusi viene sollecitato a prelevare dalla cassa. Seicentomila devono andare a Rutelli e il resto agli altri capi-corrente. Tra loro, Matteo Renzi, sindaco di Firenze, in quota "Rutelliani". Con i pm Lusi insiste che e’ certo che Renzi quel denaro lo abbia ricevuto (‘nonostante le sue smentite ‘) . E per dimostrarlo produce durante l’interrogatorio uno dei capitoli di bilancio in cui quella somma indicata dalla nota di Rutelli ú 1 milione e mezzo ú appare contabilizzata nella sua grandezza unitaria. Prima cioe’ che, contabilmente, ne venisse dissimulata la spartizione. IL TORMENTO DELLE VITTIME Fin qui, il racconto del senatore. Cui Rutelli affida la risposta in una lunga nota. ‘Luigi Lusi ú si legge ú sa di poter diffamare e mentire: le sue palesi menzogne saranno comunque amplificate. Il suo percorso di uomo libero si e’ fermato. Ma quanto a lungo durera’ il tormento delle sue vittime? Lusi non e’ credibile? La verita’ ú conclude Rutelli ú finisce comunque schiacciata sotto le menzogne del calunniatore’".