"E’ impressionante come tanta nostra gente sia parte integrante di quella folla che va a comporre l’immagine sconfortante di un Paese condizionato dalla presenza di corrotti e corruttori, di evasori e parassiti, di profittatori e fautori di illegalità diffusa, difensori sistematici della rivendicazione dei diritti nell’ignoranza, se non nella denigrazione, dei doveri". Lo ha detto monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, incontrando a Roma gli assistenti e i consulenti delle aggregazioni ecclesiali impegnate nella formazione alla responsabilità sociale.
"Per dirla in modo esplicito – ha detto il numero due della Cei – se siamo arrivati alla dichiarata necessità di una nuova generazione di cattolici, ciò non è stato per assenza di politici, sindacalisti, figure istituzionali dichiaratamente cattolici, ma per il venir meno di un quadro sociale complessivo religiosamente integrato e per la perdita di vitalità e di adeguata incidenza dell’ispirazione cristiana nella vita sociale, civile e politica. Su questi due punti vorrei precisare, innanzitutto, che sono convinto della persistenza di un cattolicesimo popolare nel nostro Paese; ma esso subisce una costante erosione e soprattutto trova sempre meno una rappresentanza pubblica adeguata, per ragioni che attengono non solo alla qualità e alla responsabilità delle persone, ma anche all’evoluzione del quadro culturale e istituzionale. Questo intreccio di evoluzione della vita pubblica e debolezza della qualità della presenza di cattolici in essa solleva la questione specifica che è all’origine di questo, come già di altri incontri".
Per monsignor Crociata, invece, "c’è bisogno di un modo di pensare e di uno stile di vita che scaturiscono dalla fede, per dare luogo a presenze e aggregazioni significative e capaci di incidere nel tessuto culturale e sociale".