La prima reazione dei mercati è quella auspicata da Mario Monti: evitata la giornata nera, si assiste addirittura al rally di piazza Affari, accompagnato dal calo dello spread e dal recupero dell’euro sul dollaro. Il premier non esagera con l’ottimismo, non azzarda previsioni, ma stavolta – è la considerazione – la conclusione del Consiglio Europeo "è piena di contenuti". Non solo per lo scudo anti-spread, ma anche per il pacchetto crescita e per l’avvio del percorso di integrazione bancaria. Il premier può allora rivendicare i "passi avanti" compiuti seguendo "la visione e l’impulso" forniti dall’Italia. E può tornare a Roma consapevole che un passaggio rischioso per il suo governo è stato superato.
Anche ricorrendo alle maniere forti, "forzando" la trattativa sul meccanismo anti-spread che – riconosce Monti – "non era particolarmente nell’agenda" del Consiglio. Momenti "duri", confronti "accesi", racconta il Professore in sala stampa, ma certamente "molto utili", perchè alla fine le misure varate sono "soddisfacenti per l’Italia e per l’Europa". Un obiettivo che giustificava la linea dura scelta da Monti. Certamente con la minaccia di bloccare l’approvazione del pacchetto crescita, ma anche con l’avvertimento a tutti i membri dell’Eurozona: Se non si esce con qualcosa che ‘protegga’ l’Italia dalla speculazione, tutta la costruzione europea è a rischio. E’ con questo argomento che l’ex commissario Ue ha davvero convinto il Consiglio Europeo a varare il meccanismo anti-spread, quando in pochi – confessano nella delegazione italiana – davvero ci credevano. Un dispositivo disegnato attorno alle esigenze dell’Italia, unico Paese – al momento – che potrebbe accedere al nuovo ‘scudo’. Pur non avendo – sempre al momento – intenzione di ricorrervi. Senza il quale, ha spiegato il premier, "non avrebbe avuto senso" alcuna altra misura, neanche il piano crescita nel quale pure Monti crede molto e che contiene molte delle misure chieste dall’Italia. A cominciare dalla ‘golden rule’ sugli investimenti pubblici produttivi, che ora "è ben chiaro che la Commissione valuterà positivamente" in attesa di un documento più dettagliato "entro qualche mese". Risultati, ricorda Monti, impensabili solo fino a qualche mese fa, quando venivano ritenuti "troppo ambiziosi".
Ma il cuore dell’accordo, per l’Italia, resta lo scudo: non sarà automatico, "ma non l’avevamo mai chiesto così", ma non comporterà l’intervento della troika, ribadisce più di una volta il premier. Anche perchè per qualche ora i tedeschi hanno instillato il dubbio: "Sarebbe negativo se ci fossero interpretazioni diverse tra governi. Ho chiarito – scandisce Monti – che in nessuna parte si parla di troika". La conferma arriva dalla stessa Merkel. Dunque, il ricorso al meccanismo "non è una polpetta avvelenata", non porterà Ue, Bce e Fmi nelle stanze del governo italiano, altrimenti "non saremmo stati contenti". Ma per ora all’Italia basta avere a disposizione lo strumento, non c’è ancora l’intenzione di usarlo, "anche se non escludo nulla in futuro". Per ora basta che i mercati sappiano che volendo Roma ha a disposizione un’arma in più, che si somma alla possibilità – sempre in campo – che la Bce riprenda autonomamente l’acquisto di titoli, sospeso da oltre tre mesi. E basta che i mercati sappiano che i Paesi in linea con le raccomandazioni Ue – come l’Italia – che dovessero chiedere l’uso del fondo, "non sono candidati al salvataggio, al bail out, al rescue". Semplicemente, sono Paesi con un’arma in più contro la speculazione.
Monti può così ‘salutare’ elegantemente Angela Merkel, "con lei i rapporti sono ottimi come prima", riservandole però una frecciatina calcistica: "Anche lei sarebbe andata a Kiev…", se avesse potuto. E può ringraziare ancora una volta anche i partiti che lo sostengono in Italia, qualcuno magari pronto ad accoglierlo al varco se il vertice fosse andato male. Che il governo ora sia più forte, come gli chiedono i giornalisti, Monti però non vuole dirlo, ma visto che "abbiamo ancora tante cose da fare, speriamo che le decisioni prese oggi ci diano ulteriore impulso", a cominciare dalla spending review in cantiere. Perchè l’unico "orizzonte" di Monti sono le elezioni del 2013, "non abbiamo mai preventivato di agire su uno più breve". Anche se "potrebbe naturalmente accadere". Ma ora è più difficile, anche perchè – ragiona una fonte di governo – "ora anche il calendario ci aiuta: il semestre bianco si avvicina, e abbiamo disinnescato il passaggio più difficile". E un ministro commenta soddisfatto: "Sì, ora il governo è più forte".