Coldiretti, sos in campagna. Api stremate e piante appassite

Le api stremate dal caldo non svolgono più adeguatamente il prezioso lavoro di trasporto del polline e del nettare per l’effetto negativo del clima che fa anche appassire le piante di granoturco e di pomodoro mentre nelle stalle si registra un crollo delle produzioni del 10 per cento per effetto dello stress a cui sono sottoposte le mucche. E’ la Coldiretti a tracciare il bilancio, su piante e animali, del caldo insolito dopo un mese di giugno che ha chiuso classificandosi in Italia al secondo posto tra i più caldi di sempre, dietro solo a quello del 2003 segnato da una siccità storica. Il caldo ha pesanti effetti – sottolinea la Coldiretti – nel mondo animale con le api che non riescono a prendere il polline e il nettare mettendo a rischio la produzione di miele dopo che l’estremizzazione delle temperature medie invernali, con un febbraio di forte gelo perdurante e poi un marzo con punte di calore estive, non ha certo favorito l’uscita dall’inverno degli allevamenti apistici. Ma l’afa e le temperature – continua la Coldiretti – hanno tolto l’appetito anche ai maiali che stanno consumando fino al 40 per cento in meno della consueta razione giornaliera di 3,5 chili di mangime, mentre le mucche nelle stalle sono stressate e producono fino al 10 per cento di latte in meno, rispetto ai circa 30 litri al giorno che vengono munti in periodi normali’. ‘Sopra i 30 gradi – sottolinea la Coldiretti – vanno in stress anche le piante di pomodoro che non riescono piu’ a lavorare e si fermano, nonostante l’irrigazione che non riesce a sopperire neanche al fabbisogno idrico delle coltivazioni di granoturco che al nord hanno cominciato ad appassire. Le coltivazioni – precisa la Coldiretti – in questa fase stagionale si trovano in un momento critico di sviluppo e hanno bisogno dell’acqua per completare il ciclo produttivo. Infatti la perdita di acqua delle piante e del terreno, la cosiddetta evapotraspirazione, con le temperature bollenti di questi giorni ha raggiunto livelli che – conclude la Coldiretti – si registrano normalmente a fine luglio/agosto’.