Scrive LA REPUBBLICA: "Cura da cavallo per l’amministrazione pubblica. Via 24mila dipendenti. Tanti sono gli esuberi previsti nella relazione tecnica che accompagna il decreto sulla spending review. Ottomila sono i pensionamenti già realizzabili con i requisiti pre-riforma Fornero. Gli esuberi, per lo più, è questa l’intenzione, andranno ricollocati riequilibrando eccedenze e carenze di personale nei singoli uffici pubblici. In alternativa: prepensionamenti (con deroga alla riforma) o mobilità con l’80% dello stipendio base che corrisponde al 60% di quello effettivo. Dopo il sì del Senato arriva dunque la relazione tecnica del provvedimento che stima gli effetti finanziari delle singole norme. I tagli più feroci su pubblico impiego e sanita’. Ma la revisione della spesa riguarda tutto il mondo che ruota attorno allo Stato. Carceri, tribunali, forze armate, acquisti che transiteranno solo dalla Cosip. Ma per scongiurare l’aumento dell’Iva previsto per il luglio 2013 mancano ancora all’appello circa 6mila miliardi. Il lavoro di Enrico Bondi è tutt’altro che finito".
I conti li fa il CORRIERE DELLA SERA: "Le 65 pagine del documento che accompagna il decreto licenziato dal consiglio dei ministri fanno un po’ di chiarezza sui tagli al pubblici impiego: il 20% di dirigenti e il 10% di dipendenti in meno si tradurrà, secondo i calcoli preliminari in 24 mila esuberi, di cui solo 8 mila sono pensionabili con le regole precedenti alla riforma. Il totale si compone di 11.000 statali (di cui 5.600 nei ministeri) e 13.000 dipendenti degli enti territoriali (le Regioni sono escluse, quindi la somma è destinata a salire). Questi i numeri nel breve periodo, ma al ministero della funzione pubblica arrivano più in là coi conti, e spiegano che il piano è far scendere da qui agli inizi del 2015, i dipendenti pubblici a 3 milioni, dagli attuali 3 milioni 250 mila".
Scrive sempre il CORRIERE: "Altri 4,1 miliardi nel periodo 2014-2020 per salvare circa 55 mila esodati, dopo i 5 miliardi gia’ previsti per il periodo 2013-2019 per i 65 mila della tranche precedente. Tanti ne fissa il decreto sulla spending review, nella cui relazione tecnica sono stimati gli importi da attribuire anno dopo anno. Si va dai 190 milioni nel 2014, ai 590 nel 2015, con un picco di 1 miliardo nel 2016, e 1 miliardo 180 milioni nel 2017, fino ad arrivare alla cifra minima di 35 milioni nel 2020. Vi e’ inoltre la stima della platea per numero in ogni categoria di lavoratori ammessi al pensionamento con le vecchie regole: 40.000 in mobilita’ sulla base di accordi stipulati in sede governativa (per esempio gli operai di Termini Imerese); 1.600 lavoratori del settore finanziario; 7.400 soggetti autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione; 6.000 esodati individuali (che avevano maturato i requisititi prima della riforma Fornero).
La relazione specifica anche che l’importo medio degli oneri pensionistici aggiuntivi e’ di circa 23.500 euro, che moltiplicati per 55 mila fa piu’ o meno l’1,2 miliardi indicati nella conferenza stampa giovedi’ notte dal Presidente del Consiglio Mario Monti, con la differenza che ovviamente l’accesso al pensionamento e’ distribuito nei prossimi anni, nel 2014 per esempio dovrebbero andarci 15 mila dei 55 mila. Alla fine, comunque, il conto per i 120mila esodati (65mila+55mila) sara’ di 9 miliardi. Si prevede anche il blocco del turn over (in questo modo si rendono omogenee le assunzioni alle altre amministrazioni dello Stato) con il pieno reintegro del personale che va in pensione solo nel 2016 anche per Vigili del Fuoco, Corpi di Polizia, Universita’ e ricerca. Cosi’ facendo si prevedono risparmi gia’ da quest’anno, fino ad arrivare ai 1,2 miliardi del 2016. Sempre in tema di spending review dell’impiegato pubblico, grazie all’annunciato livellamento dei buoni pasto a 7 euro (ora oscillano tra gli 11,60 degli enti pubblici non economici, ai 5,60 dei lavoratori del Servizio sanitario nazionale) entreranno nelle casse 53,8 milioni.
Altri risparmi in tema di Pa arriveranno dal mancato adeguamento agli indici Istat degli affitti delle amministrazioni centrali e locali: 74 milioni in tre anni. Mentre dal taglio degli affitti in favore dello Stato verranno 90 milioni l’anno dal 2013. Scorrendo una a una le voci che sommate fanno il conto della revisione di spesa per un saldo di 4,5 miliardi quest’anno, 10,5 nel prossimo e 11 miliardi a partire dal 2014 (dei quali almeno altri 16 saranno pero’ assorbiti dal rinvio e dalla riduzione degli aumenti Iva), la cifra che fa piu’ impressione e’ quella dei risparmi possibili per il solo fatto di procedere agli acquisti della pubblica amministrazione attraverso la Consip: 480 milioni per il 2013, 960 milioni per il 2014 e 1,6 miliardi a partire dall’anno 2015. Un misura che costituisce l’ossatura del lavoro di <<censimento accurato>> sugli acquisti di beni e servizi raggruppati in 54 categorie merceologiche di Regioni, Province, Comuni, Universita’, enti ricerca, enti pubblici non territoriali, che salgono a 72 nel caso dei ministeri, piu’ le 15 categorie merceologiche di Asl e ospedali, voluto dal commissario Enrico Bondi per capire dove sono gli eccessi di spesa. Tra l’altro d’ora in poi i contratti dovranno seguire le procedure della centrale unica d’acquisti, pena la nullita’. Sempre in tema di contratti stipulati dalle amministrazioni, la riduzione del 5% dei corrispettivi per appalti e forniture sanitarie (dalle siringhe alle mense) vale mezzo miliardo per il 2012, e oltre 700 milioni l’anno per i prossimi due. Mentre l’abbassamento del tetto di spesa per i dispositivi medici (misura che ha compensato l’ipotizzato e poi cassato taglio dei piccoli ospedali), vale anche questo mezzo miliardo. Tra i tagli per 900 milioni nel 2012, 1,8 miliardi nel 2013 e 2 nel 2014 alla sanita’, si risparmieranno invece solo 20 milioni nel 2013 e 50 nel 2014 per la riduzione di circa 18 mila posti letti derivanti dalla discesa dello standard da 4 a 3,7 per mille abitanti. Un taglio che mettera’ a dura prova le strutture del Sud, in cronica emergenza.