
Dal Pdl si torna a Forza Italia? Crea scompiglio nel partito il vaticinio consegnato da Silvio Berlusconi al quotidiano tedesco "Bild". Nella conversazione, il Cavaliere tocca una serie di temi, ma a far scattare l’allarme antincendio a Via dell’Umiltà è il riferimento al fatto che il Pdl "riavrà presto il suo vecchio nome: ‘Forza Italia’". Dalle file degli ex An partono commenti che alternano gelo a stizza, tra gli azzurri della prima ora – ma non solo – c’è chi esulta per il ritorno al futuro. Poi il presidente e il segretario del partito azionano l’estintore: "L’idea del cambio di nome dal Popolo delle Libertà a Forza Italia è stata equivocata trattandosi, com’è logico ed evidente non già di una decisione assunta, ma solo di un’idea, di una proposta, da discutere e da verificare nelle sedi proprie", scandisce Berlusconi in una nota. Linea ribadita pochi minuti dopo dal segretario Angelino Alfano: "Il Popolo della libertà è un progetto nato da una straordinaria intuizione che ha consentito di raccogliere i voti di milioni di italiani. A quel progetto siamo affezionati. Non e’ un problema di nomi, ma di sostanza sulla quale dovranno pronunziarsi i piu’ alti organismi previsti nello statuto del Pdl". Messe a punto che sortiscono l’effetto immediato di un raffreddamento delle temperature.
GLI EX AN – Tra i primi a reagire alle anticipazioni dell’intervista di Berlusconi gli ex dirigenti di An, a cominciare da Ignazio La Russa: "Un partito non cambia il nome con un annuncio a un giornale tedesco", ha avvisato il coordinatore del Pdl. Pronto a escludere "che l’attuale composizione del Pdl possa accettare di fare un salto all’indietro al ’94 col miraggio di un partito liberale di massa che non si e’ mai riuscito a realizzare". Molto diretta l’ex componente del governo Berlusconi Giorgia Meloni: "Io in Forza Italia – ha scritto su Twitter – non ci vado. Alleati si’, sottomessi mai". Piu’ articolato il giudizio del capogruppo al Senato Maurizio Gasparri: "Pronto a sostenere la candidatura di Berlusconi con lealta’, giudico negativamente ipotesi di scomposizioni del Pdl o ritorni a sigle del passato". Secco anche nei confronti degli ex colleghi di An il messaggio di Altero Matteoli: "Non intendo assolutamente dar vita ad altri partiti. Intendo far funzionare questo partito a prescindere da come si chiamera’, con punti di riferimento molto chiari". Neppure verso il ritorno in campo di Berlusconi il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, palesa entusiasmo: "Un anno fa abbiamo eletto Alfano con la chiara indicazione di una successione a Berlusconi. E un mese fa l’ufficio di presidenza ha deciso di svolgere le primarie. Adesso – ha dichiarato prima che l’intervista alla ‘Bild’ venisse anticipata – non possiamo dire che abbiamo scherzato".
GLI EX FI – Molto distanti da quelle degli ex An le reazioni di figure storiche di Forza Italia come Giancarlo Galan: "A Berlusconi si possono imputare tante cose ma non di non essere coraggioso. Si ritenta con Forza Italia consapevoli degli errori fatti e delle difficoltà che troveremo. Alemanno non e’ d’accordo? Pazienza". Aperto, seppur con cautela, al ritorno a Forza Italia il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Pronta al cambio di nome prospettato da Berlusconi la viceportavoce del Pdl, Anna Maria Bernini, a dispetto di una storia politica non cominciata con Forza Italia: "E’ del tutto naturale per un partito che si prepara ad una grande rimonta elettorale scegliere un nome ed un simbolo vincenti e dall’impatto politico piu’ forte. E non c’è niente di scandaloso, neanche per chi come la sottoscritta viene da Alleanza nazionale". C’e’ anche chi, come Gianfranco Rotondi, non proviene ne’ da An ne’ da FI, bensi’ dall’esperienza democristiana e poi da quella del Cdu e dell’Udc. L’ex ministro teorizza l’esistenza di un "diritto al rottame". Senza avere "niente in contrario" al ritorno a FI, Rotondi osserva: "Avendo fondato e addirittura ideato il Pdl, ho il diritto di chiedere a Berlusconi se me lo lascia. Di me si e’ sempre potuto fidare".
GLI ALTRI TEMI DELL’INTERVISTA – Oscurati dalla querelle sul ritorno a FI, gli altri passaggi della conversazione col quotidiano "Bild" sono dedicati a temi centrali del dibattito politico italiano e internazionale. Berlusconi spiega tra l’altro che non ha "avuto nessun trauma per la mancanza del potere perche’ un presidente del Consiglio in Italia non ha alcun potere. Non puo’ neanche esonerare un proprio ministro. L’unico vero potere l’ho avuto prima del 1994 quando mi occupavo solo di televisione". Il Cavaliere indica poi il punto di forza di Mario Monti nel fatto che gode del "ampio sostegno che un presidente del Consiglio abbia mai avuto". "Questo e’ il motivo principale che mi ha spinto a lasciare: volevo favorire le riforme, incluse quelle costituzionali". L’ex premier si sofferma inoltre sulla crisi, rivendicando il merito di essere stato "tra i primi leader occidentali" ad avvertirne il pericolo. E pone l’accento sulle conseguenze di una "profezia che si autoavvera: in altre parole il fattore psicologico ha un ruolo decisivo. Un governo deve diffondere ottimismo e fiducia". Al quotidiano tedesco, Berlusconi smentisce contrasti personali con Angela Merkel: "Al contrario, il mio rapporto con la signora Merkel e’ molto cordiale. Apprezzo la sua onesta’, la competenza, l’impegno.
E non dimentico cha ha visitato con me l’Abruzzo al momento del terremoto". Piuttosto, prosegue Berlusconi, "noi critichiamo una politica di austerita’ troppo rigida perche’ pensiamo che inibisca la ripresa. Vogliamo una Germania piu’ europea, non un’Europa piu’ tedesca". Il Cavaliere riferisce la percezione di una "certa egemonia tedesca in Europa ed e’ per questo – aggiunge – che ci aspettiamo da Berlino una politica piu’ aperta e lungimirante". L’ex premier lamenta che, quando fu istituita la carica di presidente del Consiglio europeo, Merkel e Nicolas Sarkozy bocciarono la candidatura di Tony Blair sostenuta dall’Italia. Berlusconi constata che "con l’euro la bilancia commerciale della Germania e’ migliorata, quella dell’Italia e’ peggiorata". Ma – puntualizza – un ritorno alle valute nazionali e’ "improbabile, significherebbe il fallimento del progetto storico dell’Europa unita". Infine, Berlusconi ribadisce la sua innocenza rispetto alle accuse relative al processo Ruby ("l’intera faccenda e’ frutto di una mostruosa diffamazione della nostra magistratura di sinistra", che hanno "hanno associato alla prostituzione ragazze che ballavano soltanto, come in qualsiasi locale notturno del mondo") e si intesta i risultati conseguiti a partire dalla prima "discesa in campo": "Diciotto anni fa ho salvato l’Italia dal comunismo.
Questa e’ una verita’ storica e ne sono orgoglioso. Sono stato l’unico leader ad avere un ottimo rapporto sia con la Russia che con gli Stati Uniti e ho sempre messo questa amicizia al servizio della pace e della sicurezza nel mondo".
Quanto alla Siria, "la situazione e’ complicata ma non disperata. Nei prossimi giorni – annuncia il Cavaliere – avro’ un incontro privato con Putin e parleremo. Lui mi considera un po’ come un fratello maggiore".