Sicilia sull’orlo del default, ipotesi commissario

Monti teme un imminente crac della Regione Siciliana. Così ha scritto una lettera al governatore Raffaele Lombardo per avere una conferma diretta delle dimissioni annunciate per il 31 luglio. Il governatore lo ha rassicurato: "Conti a posto, lascerò". Il premier, scrive LA REPUBBLICA, "prende molto sul serio gli allarmi sui conti pubblici siciliani e il rischio che la Regione possa fallire. E cosi’, ‘facendosi interprete delle gravi preoccupazioni riguardo alla possibilita’ che la Sicilia possa andare in default a causa del proprio bilancio’, scrive a Raffaele Lombardo. Gli chiede ‘conferma dell’intenzione, dichiarata pubblicamente, di dimettersi il 31 luglio’. Perche’, scrive il presidente del Consiglio al governatore siciliano, noi dobbiamo sapere cosa succede in Sicilia a livello istituzionale. Perchè così, ‘un’azione da parte dell’esecutivo’, potrà ‘utilizzare gli strumenti più efficaci e adeguati’. Parole che a Palermo e dintorni, dove anche la Coca Cola si appresta a fare pubblicità in dialetto, sono state subito tradotte con una sola parola: commissariamento. Scatenando un balletto di reazioni a difesa dell’autonomia statutaria dell’isola, un fiorire di ipotesi, intrighi, retroscena. ‘E’ una lettera del genere e’ inusuale e assolutamente anomala’, commenta per esempio, Francesco Cascio, presidente dell’Assemblea regionale. Un cliche’ a cui non sfugge lo stesso Lombardo.
Che da un lato telefona a Monti e lo rassicura che il 24 luglio andra’ a Roma a mostrargli di persona che i conti sono a posto. Gli dira’ anche che il 31 se ne andra’. Si dimettera’ sul serio. Smesso l’abito dello statista, il governatore apre pero’ il suo blog e comincia a gridare al complotto ordito dall’Udc, dalla Cisl e dalla Confindustria.
I centristi di Casini nell’isola sono guidati da Gianpiero D’Alia. Ovvero proprio l’uomo che dovrebbe essere candidato alla guida della Regione e ne ha chiesto il commissariamento.
E che ieri ha rilanciato dicendo che il debito siciliano ammonta a ben 21 miliardi di lire. Basta e avanza per convincere Lombardo che la richiesta di un commissario sia solo un espediente per rinviare il voto regionale, previsto ad ottobre, in attesa di vedere cosa succede a livello nazionale. In modo da aiutare la candidatura di D’Alia e il Pd in difficolta’. Confindustria finisce nel mirino perche’ il siciliano Ivano Lo Bello, vicepresidente degli industriali, nei giorni scorsi aveva detto senza mezzi termini che ‘il governo Monti deve subito mettere mano ai conti della Regione (à)’". La mossa di Monti, aggiunge il CORRIERE DELLA SERA, "e’ stata accolta da ampi consensi nel Pdl. Seppure il presidente dell’Assemblea Francesco Cascio parli di una ‘richiesta inusuale e anomala’. Plausi dall’Udc.
Anche per Gianfranco Micciche’ la lettera costituisce ‘la garanzia di un impegno concreto del governo…’. Durissimo infine il Terzo polo, con i finiani che vedono nella lettera ‘una grave gaffe istituzionale’".

Massimo Franco, nella sua Nota sul CORRIERE, parla di "Una lettera irrituale che tende a scongiurare una deriva ‘greca’", e spiega: "La lettera di Mario Monti con la quale chiede al governatore della Sicilia di confermare l’intenzione di dimettersi entro il 31 luglio, era in incubazione da tempo. La situazione finanziaria della Regione e’, piu’ che in bilico, alla deriva. E rappresenta uno dei dossier sui quali Palazzo Chigi sapeva di dovere intervenire. L’incontro con Raffaele Lombardo, che ha chiesto di essere ricevuto dal premier il 24 luglio prossimo, non cambiera’ l’atteggiamento del capo del governo. D’altronde, la prospettiva del fallimento rischia di avvicinarsi ogni giorno di piu’. E contraddice i tentativi di Monti di limitare la spesa pubblica, imponendo misure impopolari anche agli enti locali. L’accusa al presidente del Consiglio di avere compiuto un attentato all’autonomia della Sicilia, riflette bene il malinteso di fondo sul quale crescono gli sprechi; e una mentalita’ che considera ingerenza delle autorita’ nazionali qualunque tentativo di riportare ordine nei bilanci. Gli applausi e le accuse arrivate dai politici dell’isola a Monti testimoniano lo scontro di interessi che domina quella realta’ da anni.
D’altronde, non si spiegherebbe altrimenti l’altalena di maggioranze di centrodestra o trasversali, numericamente invincibili, che si sono frantumate in pochi mesi provocando un’instabilita’ cronica. Di queste maggioranze segnate dal trasformismo, Lombardo e’ stato a lungo il crocevia e il terminale. E il modo in cui viene difeso dalla nomenklatura locale lascia capire quanto siano profonde le incrostazioni del suo potere. Dire che e’ assurdo occuparsi della Sicilia mentre l’Italia sta crollando, significa perpetuare l’idea di una separatezza usata come alibi per impedire che le cose cambino. Eppure, le polemiche contro ‘Roma’ possono avere udienza perche’ molti degli avversari di Lombardo non hanno grandi meriti da contrapporre. L’ipotesi di un governo dei tecnici intenzionato a usare ‘gli strumenti piu’ efficaci e adeguati’ per raddrizzare le cose, a una parte della Sicilia fa paura. In un momento di crisi che offre un panorama di poverta’ accentuato rispetto ad altre realta’ italiane, le resistenze sono istintive. Da tempo si parla di rimedi estremi come il commissariamento della Regione, di fronte a classi dirigenti che hanno chiesto aiuto allo Stato moltiplicando in parallelo le spese. Dimostrero’ ‘la sostenibilita’ della finanza regionale’, assicura Lombardo dopo una telefonata con Monti. Eppure la ‘lettera anomala’ del premier, come l’hanno definita i difensori del governatore, si inserisce in pieno nell’anomalia siciliana.
Lo conferma la spaccatura tra Udc e Fli di fronte all’iniziativa del presidente del Consiglio. Il partito di Pier Ferdinando Casini gli da’ ragione, ricordando col segretario regionale Gianpiero D’Alia che l’intervento montiano ‘puo’ evitare il default e preservare i fondi europei di cui l’economia siciliana ha bisogno’: si teme un altro scossone dei mercati finanziari. Gli uomini del presidente della Camera, Gianfranco Fini, invece, alleati di Lombardo, parlano di ‘atto lesivo dell’autonomia costituzionale’ dell’isola, Regione a statuto speciale.
Colpisce altrettanto l’imbarazzo del Pd, ex alleato del governatore dopo il suo zigzag nel centrodestra. Difficile prevedere l’esito dello scontro con un premier teso a evitare che la Sicilia si trasformi in una sorta di ‘Grecia italiana’".

LA STAMPA elenca tutte le "spese folli" della regione. "Che finisse cosi’, con la Regione siciliana a un passo dal fallimento, lo si poteva profetizzare quasi trent’anni fa, nel 1984, quando i papaveri di Palazzo decisero di acquistare due orche marine in Islanda. Costo: duecento milioni di lire e spiccioli. Destinazione: un parco acquatico da realizzare sulla costa di Sciacca, speculazione edilizia maldestramente spacciata come valorizzazione ambientale. E pazienza se il progetto non parti’ mai e le orche sono rimaste per decenni a fare i salti in una piscina islandese, come pensionanti di lusso, alla modica cifra di sei milioni di lire al mese. A carico dei contribuenti siciliani, s’intende. Adesso, adesso che Monti tuona, adesso che si agita il fantasma del commissariamento e anche il piu’ cinico dei funzionari ha perso la certezza che tanto la barca non affondera’ mai, l’elenco degli sprechi della Regione e’ un viaggio dentro un’idea di autonomia brandita come scudo corporativo. Qui, solo qui, tra le auguste sale di Palazzo dei Normanni dove un tempo Federico II – lo Stupor Mundi – aveva portato la sua reggia e la sua corte di poeti, i 90 consiglieri regionali dell’assemblea si chiamano onorevoli e hanno le stesse prerogative dei senatori, a partire dai 19.685 euro lordi al mese. Tra i benefit, sono riusciti a dotarsi anche di un contributo per il passaggio a miglior vita: cinquemila euro per le spese funerarie, alla faccia della scaramanzia. Qui e solo qui, fino a pochi mesi fa, qualsiasi dipendente dell’amministrazione che avesse un parente da assistere poteva andare in pensione dopo soli 25 anni di servizio, una via di fuga che nel 2011 hanno imboccato in 500. E ancora: qui e solo qui, e’ successo che mentre l’isola era sepolta dal pattume, due anni fa, l’ex dirigente dell’Agenzia dei rifiuti e delle acque Felice Crosta si sia avviato alla quiescenza con un assegno di 41.600 euro al mese, cioe’ 1.369 euro al giorno. Difficile, in questa situazione, gridare al tradimento dello Statuto autonomo mai del tutto applicato, disseppellire l’ascia di battaglia sul prezzo della benzina (alle stelle come in tutta Italia nonostante l’Isola ne produca la maggior parte). Ma difficile pure difendere il lavoro dei 20 mila regionali, che ormai – nell’opinione collettiva – sono le icone del privilegio e dell’improduttivita’.

E ha un bel dire il presidente della Regione Raffaele Lombardo, anche lui azzoppato da un’inchiesta per mafia, che difendera’ la dignita’ dei siciliani fino alla morte. Hanno un bell’agitarsi i paladini dell’antimafia che hanno accettato di diventare suoi assessori, a cominciare dal responsabile della Salute Massimo Russo, il quale sostiene di avere ridotto i costi della sanita’, nonostante l’ultima severissima relazione della Corte dei Conti, pochi giorni fa, abbia registrato una spesa in costante ascesa: piu’ 519 milioni nel 2011. Un comparto dove il solo servizio del 118 costa 110 milioni l’anno e conta 3.200 addetti, il doppio della Regione Piemonte. Ha un bel difendere l’azione di governo il Pd, alleato del presidente tra le lacerazioni della base e della dirigenza, che si e’ accontentato delle briciole senza riuscire a interferire sul controllo militare del governo di ogni posto di potere, poltrona, sedia, strapuntino. Mettendo anche la sua faccia su un bilancio che vede un indebitamento di 5 miliardi di euro e 15 miliardi di entrate probabilmente mai esigibili. Non è tutta colpa dell’attuale classe politica, il default della Regione. La formazione professionale e’ una voragine da 240 milioni l’anno che da sempre serve soltanto a foraggiare le migliaia di formatori. Ventuno delle 34 societa’ partecipate sono in rosso. L’esercito di 20 mila dipendenti (17.218 a tempo indeterminato e 3.070 a tempo determinato, con un dirigente ogni 8,4 soldati semplici) si e’ costituito nel tempo. Anche se l’anno scorso e’ stato irrobustito di quasi un terzo, con la stabilizzazione di 4.857 precari. E’ fallito invece il colpo di mano con cui il Parlamento siciliano ha tentato di dare uno stipendio stabile ai 19 mila precari dei Comuni, in scadenza tra pochi mesi. Avevano approvato una leggina ad hoc, che autorizzava la grande infornata senza lo straccio di un concorso. Gliel’ha bloccata il commissario dello Stato.
Quell’impiccione".