Tasse record al 55%. Pacchetto Giavazzi in arrivo

"La pressione fiscale al 55 per cento e l’approssimarsi del "pacchetto Giavazzi" sono i temi di politica economica che trovano più spazio sui giornali. "La pressione fiscale ‘effettiva’ in Italia – riferisce Il Corsera – ha raggiunto il 55% del Pil, un record mondiale. I calcoli, fatti dall’Ufficio Studi della Confcommercio ma su cui Attilio Befera, direttore delle Agenzia delle Entrate, ha concordato, prendono in considerazione l’economia sommersa. E calcolano la maggiore pressione fiscale che grava sul cittadino onesto a causa della mancata contribuzione da parte di chi produce ma non paga le tasse. Per Befera si tratta di una pressione ‘elevatissima’ che ‘e’ un problema’. ‘I tantissimi che pagano, una maggioranza silenziosa, sopporta una pressione del 55%, in qualche caso anche superiore – alcuni imprenditori mi dicono al 70% – e lo sopporta facendo sacrifici per il senso di dovere’, ha detto ancora Befera per il quale il problema principale in Italia sta in un ‘deficit culturale’ che ancora porta molti italiani a ‘strizzare l’occhio alla furbizia di chi non paga’. Sulla lotta all’evasione il numero uno dell’Agenzia delle Entrate ha confermato i progressi fatti ma si e’ anche difeso dalle accuse di ‘spettacolarizzazione eccessiva’ degli interventi sul campo, con i blitz nelle grandi citta’ e nei luoghi di villeggiatura dei piu’ ricchi. La presenza sul territorio, ha spiegato, ‘serve per l’accertamento effettivo e nel mettere quel sano timore per il quale il contribuente e’ spinto a dichiarare’. In ogni caso l’Agenzia delle Entrate sta lavorando anche per semplificare le cose a chi fa il suo dovere: ‘Entro il 30 settembre prossimo completeremo una mappatura di tutti gli adempimenti fiscali a carico di imprese e cittadini con l’obiettivo di far emergere quelli superati negli anni o quelli che si sovrappongono o quelli troppo onerosi, per poterli eliminare’. A quello sulla pressione fiscale, la Confcommercio aggiunge pero’ un altro record, anch’esso mondiale e anch’esso negativo: l’Italia sarebbe infatti in cima a tutte le classifiche per il valore dell’economia sommersa, pari al 17,5% del Pil. Cio’ comporterebbe che l’imposta evasa nel nostro Paese ammonta a 154 miliardi di euro, che e’ il 55% di 280 miliardi di imponibile evaso. Cifre allarmanti che sono addirittura ‘sottostimate’ per il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi. Secondo l’organizzazione guidata da Carlo Sangalli, a favorire l’evasione sono oltre al livello della pressione fiscale, le carenze del sistema dei controlli, l’errata percezione che i cittadini hanno dei servizi pubblici insieme alla complessita’ degli adempimenti fiscali. Proprio per questo bisogna ‘pensare immediatamente a precisi meccanismi di restituzione delle maggiori imposte riscosse, attraverso la lotta all’evasione e all’elusione, ai contribuenti in regola per mezzo dell’abbassamento contestuale delle aliquote legali’. Sangalli ha sottolineato cosi’ la necessita’ di un riforma fiscale e ha esortato, trovando l’immediata positiva risposta di Befera, ‘la semplificazione di un sistema fiscale barocco’. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate si e’ detto comunque ‘favorevole ad un fondo di redistribuzione dei risultati della lotta all’evasione, ma con tutte le cautele, senza leggerezze, visto il momento di crisi’. Befera in ogni caso ha rassicurato sulle strategie per il recupero dell’evasione: ‘A fronte di un’Iva che diminuisce per la forte riduzione dei consumi, la base imponibile non sta calando’, cio’ significa, osserva, che ‘l’effetto deterrenza comincia a funzionare’ e gli italiani, anche grazie ai controlli effettuati, stanno iniziando spontaneamente a cambiare comportamento".

"Oscillano da 20 a 25, tra trasferimenti e contributi alle imprese – si legge sul giornale di Confindustria – , gli incentivi che secondo il piano Giavazzi sono eliminabili. L’elaborazione contenuta nel rapporto anticipato ieri dal Sole 24 Ore e’ alla base dello schema di decreto legge che il governo, con delle attenuazioni rispetto alla proposta di Giavazzi, intenderebbe portare avanti nelle prossime settimane, forse anche prima di Ferragosto. Il pacchetto potrebbe essere accorpato a quello sulle tax expenditures (dossier Ceriani) e sui finanziamenti ai partiti (dossier Amato) e costituire la fase 3 della spending review. Non sembrerebbe cosi’ semplice, tuttavia, realizzare nell’immediato e con pienezza la clausola che Giavazzi giudica imprescindibile per l’operazione: tagliare gli incentivi per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro. Per la destinazione di risorse che dovessero essere liberate dal riordino, infatti, bisognera’ tenere conto anche della necessita’ di evitare l’innalzamento dell’Iva per ora solo rinviato. Gli incentivi eliminabili Il rapporto, basandosi sui dati del Bilancio dello Stato, individua una forbice dovuta a due criteri di valutazione, uno piu’ stretto e uno allargato, entro la quale si collocano comunque i contributi in conto interessi, i contributi alle imprese armatoriali, quelli al settore agricolo, il fondo occupazione quota, il fondo competitivita’ e sviluppo, le agevolazioni al settore aeronautico, il Far, il contributo trasporto merci, i contributi per abbattimento tassi mutui agevolati, gli incentivi assicurativi-fondo solidarieta’ agricoltura, il reintegro delle anticipazioni concesse a favore di Alitalia, il bonus occupazione, il fondo finanza d’impresa, i contributi alle emittenti locali e anche tutti i crediti di imposta sebbene, come vedremo, Giavazzi ritiene questo meccanismo potenzialmente efficace. In tutto si va da 20 a 25 voci, da non confondere con l’elenco di 43 norme nazionali che, come noto, sono state gia’ abrogate sulla base dell’allegato al decreto sviluppo (si veda Il Sole 24 Ore del 19 aprile). Va anche detto che al sesto e ultimo articolo dello schema di Dl, si specifica che gli incentivi previsti da norme abrogate che siano stati erogati e non utilizzati, oppure assegnati ma non ancora erogati, vengano revocati. l concetto chiave del rapporto Giavazzi e’ l’addizionalita’: andranno salvati gli incentivi in grado di incidere davvero sulla crescita delle aziende beneficiarie. Ma come misurare questo requisito? In linea generale vengono giudicati efficaci solo i provvedimenti di sostegno alla ricerca e sviluppo destinati alle piccole imprese. Giavazzi cita una serie di studi dai quali emergerebbe la non addizionalita’ degli incentivi erogati a imprese localizzate in aree in ritardo di sviluppo. Bocciati i contributi a bando, <<dove l’amministrazione puo’ esercitare discrezionalita’>>. Parere positivo per quelli automatici, soprattutto per il credito di imposta per la ricerca, se premia investimenti incrementali.
Piu’ debole l’evidenza sull’efficacia degli incentivi per R&S a fondo perduto, mentre e’ difficile valutare quella degli incentivi nel quadro di politiche regionali o locali. Ha funzionato la legge 388/2000, molto meno la programmazione negoziata e la legge 488".