Lavoro, miraggio posto fisso. Stipendi fermi da 10 anni

L’indagine di Unioncamere non lascia scampo. Il posto fisso è ormai un miraggio per otto italiani su dieci, mentre gli stipendi sono praticamente invariati da dieci anni a questa parte.

Scrive Il Giornale: "Precario e malpagato: è l’identikit del lavoratore italiano al tempo della crisi. Il posto fisso ormai è un mirag­gio, che meno di due persone su dieci riescono ad afferrare. E anche chi il la­voro ce l’ha, può dimenticarsi degli au­menti: le buste paga sono praticamen­te ferme dall’inizio del millennio. Dati tutt’altro che incoraggianti, dunque,che emergono dall’Indagine Excelsior di Unioncamere e ministe­ro del Lavoro sul terzo trimestre del 2012 e dalla relazione annuale della Banca d’Italia. Al calo delle assunzioni stabili ­ quelle previste da ora a settembre so­no appena il 19,8 per cento su un totale di qua­si 159 mila – fa riscontro un boom dei contratti atipici, che complessiva­mente saranno oltre 66.700, vale a di­re 7.850 in più rispetto ai tre mesi pre­cedenti. Guardando nel dettaglio la ri­levazione condotta da Unioncamere, ben il 72,3 per cento dei posti richiesti per lu­glio- settembre sono a tempo determi­nato, di cui una buona parte sono con­tratti stagionali; il 4,6 per cento e’ rappresenta­to da rapporti di apprendistato; e il 3,3 per cento da altre forme, come le assunzio­ni in inserimento e a chiamata.

Il Bollettino dell’indagine Excelsior sottolinea come ‘al di la’ degli alterni andamenti stagionali della domanda di lavoro complessiva, la debolezza e le incertezze dello scenario economi­co­stanno quindi riducendo drastica­mente i contratti di lavoro stabili che le imprese possono o intendono stipu­lare’. Il calo dei posti fissi messi a disposizione e dalle imprese e’ stato quin­di forte e brusco. Basti pensare che nel­lo stesso periodo dello scorso anno le assunzioni previste a tempo indeter­minato rappresentavano il 28,3 per cento. E non e’ una sorpresa scoprire che trova­re lavoro e’ piu’ difficile per donne e gio­vani: gli under 29 ottengono solo il 32,7 per cento dei posti di lavoro, mentre solo un posto su cinque e’ ‘rosa’. Le cose non vanno meglio se consi­deriamo gli stipendi: le retribuzioni medie reali nette, dal 2000 al 2010, so­no aumentate solo di 29 euro, passan­do da 1.410 a 1.439 euro (+2 per cento). Risultati su cui pesa, ovviamente, la crisi eco­nomica e gli interventi che hanno toc­cato in particolare gli statali. Su cui, per il momento, sembra scampato il pericolo di un taglio delle tredicesi­me.

Le differenze tra i due sessi, anche qui, restano notevoli; con gli uomini che sono passati da 1.539 euro a 1.586 euro (+47 euro), e le donne che parti­vano da 1.220 euro e sono arrivate a 1.253 euro (+35 euro). E dai dati emer­ge anche l’accentuarsi del gap tra Nord e Sud del Paese: nel centro-nord la riduzione infatti e’ stata di 46 euro (-2,9 per cento), mentre nel Sud e isole il taglio e’ stato di 56 euro (-4,2 per cento). Negli ultimi anni pero’ la crisi ha ta­gliato le buste paga senza troppe di­stinzioni: tra il 2008 e il 2010 le retribu­zioni reali mensili pro capite dei lavo­ratori a tempo pieno, al netto di impo­ste e contributi sociali, spiega Bankita­lia, sono cresciute solo dello 0,8 per cento. Nel­lo stes­so periodo la quota dei lavorato­ri a bassa retribuzione e’ salita di tre de­cimi di punto percentuale, al 9,4 per cento.
Pa­lazzo Koch spiega che, proprio a cau­sa dell’espansione del part-time, le retribuzioni nette medie per il totale dei lavoratori dipendenti sono diminuite dello 0,2 per cento, ma riflettendo esclusiva­mente il calo del Mezzogiorno"