Il giorno successivo alla notte di guerriglia scatenata dai gruppi violenti di antagonisti in Val di Susa, il ministro dell’interno Annamaria Cancellieri ha asserito che “Lo Stato non si farà intimidire da questo uso premeditato della violenza". All’indomani della caduta del muro, gli epigoni dell’ideologia che ha esclusivamente prodotto fame, miseria e morte, hanno avuto il sentore che continuando a farsi chiamare comunisti, non avrebbero avuto futuro. Orgogliosi di un passato criminale scevro da mea culpa, pentimenti, remore e sensi di colpa, i violentatori della democrazia, i vandali che hanno devastato Genova, Roma e molte altre località internazionali, hanno pensato di mascherarsi sotto le più disparate fogge, acronimi e sigle. A seconda delle contingenze, convenienze e circostanze, i nipotini di Marx si camuffano da pacifisti, da studenti, da precari, da antinuclearisti, da antagonisti, da No Tav, da anarchici, da black bloc e da indignati. Per ingannare l’opinione pubblica predicano la giustizia sociale, la libertà, l’uguaglianza e le tipiche frottole dei regimi comunisti. In realtà, e la storia lo dimostra, l’unico vero “ideale” dell’ideologia luciferina condannata persino dall’”alto” ( Fatima 1917) consiste nell’abolizione della proprietà privata, nell’esproprio della ricchezza altrui (leggasi anche rubare) e nell’impoverimento morale ed economico dell’umanità. Finalità perfettamente centrate, laddove il comunismo è riuscito a insediarsi. L’auspicio è che il ministro Cancellieri prenda atto dell’intrinseco pericolo che sta minacciando la sovranità popolare (quella che si reca alle urne e rispetta gli esiti elettorali), la smetta di fare la buonista, e imponga alle forze dell’ordine di stroncare sul nascere i prodromi di una rivoluzione che se lasciata germogliare condurrà l’Italia nel baratro. Le lezioni impartite nel 2001 dalle forze dell’ordine ai teppisti di Genova, non andavano condannate, ma erette a lectio magistralis quale modello di soppressione repressione di chi non accetta le regole civili e democratiche. Le piazze (e i cantieri), non sono un diritto assoluto, ma un’autorizzazione concessa ai cittadini perbene, non certo ai lupi travestiti da agnelli.
Gianni Toffali