Le difficoltà economiche crescono all’interno delle famiglie italiane, colpendo soprattutto giovani e bambini. E’ emerso dal Rapporto sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale 2012, redatto sulla base di statistiche Istat e Caritas e di elaborazioni autonome dalla Cies (Commissione di Indagine sull’Esclusione Sociale). Secondo il rapporto, i poveri relativi, vale a dire le persone con reddito nettamente inferiore alla media, nel 2011 in Italia ammontavano a 8.173.000, pari al 13,6% della popolazione mentre i poveri assoluti, quelli senza reddito sufficiente ad acquisire un livello minimale di benessere, erano 3.415.000, pari al 5,7%.
Sono inoltre calcolati tra gli 800 mila e i 3.200.000 le persone deprivate materialmente, con una bassa intensità lavorativa e a rischio di povertà e tra i 15 e i 25 mila i poveri estremi senza tetto. Per quanto riguarda i bambini, sono 1.710.000 i minori che vivono in famiglie povere, il 70% dei quali vive nel Sud. Particolarmente a rischio risultano le famiglie monogenitoriali: in Italia sono relativamente povere circa 286 mila famiglie composte da un solo genitore e assolutamente povere 140 mila famiglie. Gli anziani, invece, costituiscono la parte della societa’ più resistente alle difficoltà. L’analisi della Cies colloca al Sud quasi il 60% di tutti i poveri relativi italiani: nel Mezzogiorno d’Italia, 6.400.000 persone sono considerate a rischio povertà, 3.800.000 sono povere e 2.500.000 vivono in una condizione di povertà da sottosviluppo. In generale, le famiglie italiane hanno cambiato i propri consumi, limitando anche la spesa alimentare, dopo aver ridotto quella per l’abbigliamento e per la casa. Parallelamente è cresciuto il numero di persone che si è rivolto ai servizi di bisogni sociali.